xi jinping europa unione europea cina

EUROPA BARZELLETTA: E’ COSTRETTA A PIEGARSI ALLA CINA - XI JINPING TORNA IN EUROPA A CINQUE ANNI DALL’ULTIMO VIAGGIO – NEL FRATTEMPO CI HA MENTITO SUL COVID E HA APPOGGIATO PUTIN NELLA GUERRA IN UCRAINA, E SENZA PAGARE DAZIO – RAMPINI: “IN CERTI SETTORI LA DIPENDENZA OCCIDENTALE DALLE PRODUZIONI CINESI È DIVENTATA COSÌ ESTREMA DA RENDERE PROBLEMATICA UNA RICOSTRUZIONE DELLA NOSTRA INDIPENDENZA ECONOMICA. È IN ATTO UNA NUOVA INVASIONE DEI NOSTRI MERCATI DA PARTE DEL ‘MADE IN CHINA’ IN OGNI SETTORE, DAI PIÙ TRADIZIONALI ALLE TECNOLOGIE AVANZATE…”

Estratto dell’articolo di Federico Rampini per il “Corriere della Sera”

 

EMMANUEL MACRON XI JINPING URSULA VON DER LEYEN

Ingombrante e indispensabile, ostile ed essenziale: Xi Jinping torna in Europa cinque anni dopo. Dalla sua ultima visita la relazione tra Est e Ovest ha subito peggioramenti drastici. Per colpa sua. Prima la sua gestione iniziale della pandemia tra bugie e arroganza.

 

Poi l’appoggio a Putin nell’aggressione all’Ucraina, dettato dalla volontà di indebolire l’Occidente. Ma Xi l’ha fatta franca, non ha pagato dei prezzi sostanziali per i danni arrecati all’Europa. L’uscita dell’Italia dalle Nuove Vie della Seta è solo una conferma che il clima si è raffreddato, non ha conseguenze rilevanti.

 

EMMANUEL MACRON E XI JINPING A PECHINO

Xi incontra Macron e Ursula von der Leyen. Il primo è la voce europea più determinata sul fronte geopolitico, si spinge più avanti di tutti nell’appoggio all’Ucraina. Però non sono all’ordine del giorno sanzioni serie contro Pechino per gli aiuti che fornisce alla Russia.

 

Con la presidente della Commissione il tema sarà anzitutto commerciale. La ripresa dell’economia cinese è tutta trainata dalle esportazioni, è in atto una nuova invasione dei nostri mercati da parte del «made in China» in ogni settore, dai più tradizionali alle tecnologie avanzate, dall’acciaio ai pannelli solari, dalla chimica alle auto elettriche.

 

emmanuel macron e xi jinping a pechino

Talvolta questa invasione è mascherata transitando da Paesi terzi, per esempio nel Sud-Est asiatico, per aggirare barriere. L’Unione europea si scopre dipendente da tecnologie cinesi perfino per i controlli di sicurezza alle sue frontiere: le apparecchiature dei porti e degli aeroporti che controllano container e bagagli sono in gran parte della Repubblica Popolare.

 

Il boom delle esportazioni cinesi consente a Xi di rinviare i conti con i suoi problemi interni e con i suoi errori: crac immobiliare, alta disoccupazione giovanile, calo degli investimenti esteri. Difficoltà in parte legate alla sterzata socialista e dirigista impressa dal leader, creando un clima più pesante per l’imprenditoria privata. È un paradosso che Xi debba il rilancio della sua crescita proprio a quell’Occidente di cui teorizza apertamente il declino.

URSULA VON DER LEYEN E XI JINPING

Ma intanto la sua scommessa può ancora essere vincente.

 

Da una parte sta cercando in modo pragmatico un nuovo equilibrio: all’interno sposa un modello più statalista che capitalista e al tempo stesso investe in scienza, tecnologia, innovazione, armamenti; all’estero «munge» l’Occidente finché può ma rafforza i rapporti con il Grande Sud globale. Le sue ambizioni imperiali sono visibili e inquietanti nella sfera dell’Indo-Pacifico, a farne le spese in modo più brutale in questo momento sono le Filippine.

 

MACRON - XI JINPING - URSULA VON DER LEYEN

[…] Bruxelles ha aperto indagini sulla concorrenza sleale cinese in vari settori, dall’auto elettrica alle apparecchiature biomediche; prepara i «dazi verdi» che colpirebbero importazioni prodotte in fabbriche inquinanti. […] l’Unione imita l’America che a sua volta fa propria la «ricetta cinese» a base di politica industriale, aiuti di Stato. Ma in certi settori la dipendenza occidentale dalle produzioni cinesi è diventata così estrema da rendere problematica una ricostruzione della nostra indipendenza economica. […]

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...