donald trump erdogan

ZEROCALCARE RINGRAZIA TRUMP? ''DEVASTEREMO L'ECONOMIA DELLA TURCHIA SE ATTACCHERÀ I CURDI''. IL PUZZONE È UNO DEI POCHI A SCHIERARSI APERTAMENTE PER IL POPOLO CHE COMBATTE L'ISIS - IL FUMETTISTA CHE È STATO A KOBANE: ''LA RIVOLUZIONE CURDA VUOL DIRE PROTAGONISMO FEMMINILE, UGUAGLIANZA E GIUSTIZIA SOCIALE, CONVIVENZA PACIFICA TRA CULTURE. E INVECE L'ITALIA CONTINUA A FINANZIARE E VENDERE ARMI ALLA TURCHIA''

zerocalcare kobane calling

1. PARLA ZEROCALCARE SUI VOLONTARI "SORVEGLIATI SPECIALI": "A FIANCO DEI CURDI. CRIMINALIZZARLI È UN ATTO POLITICO"

Jacopo Ricca per ''La Repubblica'' del 4 gennaio 2019

 

«Tutti si riempiono la bocca di lotta al terrorismo, poi però criminalizziamo chi si unisce ai curdi». Zerocalcare, il fumettista autore di "Kobane Calling", sta con i giovani italiani sorvegliati speciali: «Salvano la dignità del nostro paese di fronte alla storia, visto che l’Italia non dà alcun aiuto concreto e, anzi, continua a finanziare e a vendere armi alla Turchia».

 

Cosa pensa della sorveglianza speciale ai combattenti italiani?

cappuccio rosso zerocalcare

«È un provvedimento politico per colpire chi si organizza facendo propri i valori della rivoluzione curda: protagonismo femminile, uguaglianza e giustizia sociale, convivenza pacifica tra culture. Tutte cose che ci piacciono se le rivendicano in Medio Oriente, mentre a casa nostra, a quanto, pare meritano la sorveglianza speciale».

 

Anche lei potrebbe ricevere un provvedimento simile.

«Diciamo che io sono un privilegiato perché si solleverebbe un vespaio di polemiche. Questi ragazzi, invece, sono più facili da colpire e da isolare».

 

 

2. TRUMP: DEVASTEREMO L’ECONOMIA DELLA TURCHIA SE ATTACCHERÀ I CURDI

Roberto Bongiorni per ''Il Sole 24 Ore''

 

trump erdogan

«Devasteremo economicamente la Turchia se attaccherà i curdi». Parola di Donald Trump. Il messaggio indirizzato dal presidente americano ad Ankara, come al solito diffuso via Tweet, usa torni particolarmente forti capaci di esacerbare uno scontro diplomatico e commerciale in cui tutti hanno da perdere. Il destinatario, infatti, non è la Corea del Nord o l’Iran, ma un importante alleato degli Stati Uniti in Medio Oriente, e comunque il secondo esercito all’interno della Nato. Non è poi è un dettaglio che il leader della Turchia è il presidente Recep Tayyip Erdogan, che per la sua retorica aggressiva, la sua suscettibilità ed i modi decisi, potrebbe esser definito un “Trump mediorientale”.

 

Una lunga crisi diplomatica tra due partner necessari

Il nodo del contendere è la delicatissima situazione in Siria alla vigilia del ritiro delle truppe americane dalle aree nord orientali (già in corso secondo Trump), dove operavano insieme alla forze curdo siriane (Ypg) nella campagna militare contro l’Isis. Dopo aver precisato che la battaglia contro l’Isis era stata vinta (dichiarazione su cui il Pentagono non era però d’accordo) , in dicembre Trump aveva annunciato il ritiro dei pochi militari americani stanziati a Manbij (circa 2mila unità).

 

angelo di kobane era una poliziotta volontaria

Con l’ultimo tweet il presidente americano ha reso noto che il ritiro delle truppe americane è già iniziato e che gli Stati Uniti sono pronti ad attaccare l’Isis dalle altre basi mediorientali se i jihadisti del Califfato dovessero scatenare altri attacchi. Nel suo tweet Trump ha poi ribadito la nuova proposta per tranquillizzare la Turchia : «Creeremo una zona di sicurezza (tra Siria nordorientale e Turchia, ndr)».

 

La reazione da parte del Governo turco non si è fatta attendere. «Mr Trump, i terroristi non possono essere i vostri partner e alleati», ha precisato Ibrahim Kellin, il portavoce del presidente Erdogan riferendosi alle Ypg. «Le minacce non ci fanno paura. Non si ottiene nulla con le minacce economiche», ha poi replicato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.

ERDOGAN TRUMP

 

Per Erdogan le milizie curdo-siriane (le Ypg) non sono altro che terroristi, ovvero la longa manus in Siria del Pkk, movimento separatista curdo presente in Turchia, inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche di diversi Paesi, tra cui Israele, Ue ed Europa. Ma per gli Stati Uniti sono finora stati gli alleati più efficienti e fedeli nella guerra contro l’Isis.

 

Per ora si tratta di botta e risposta limitati a parole (e a tweet) . Ma Erdogan sa bene che provocare il presidente Trump potrebbe avere un impatto negativo sulla già fragile economia turca, ancora nel pieno di una crisi finanziaria. Proprio la crisi diplomatica scoppiata lo scorso anno tra i due Paesi (tra i motivi vi era la richiesta di liberazione di un noto pastore americano detenuto in Turchia ma anche la decisione turca di acquistare dalla Russia i missili difensivi S-400) , o sarebbe meglio dire tra i due presidenti, spinse Trump a imporre sanzioni contro due ministri del Governo Erdogan e successivamente ad innalzare le tariffe sulle esportazioni turche di metalli. Nell'arco di pochi giorni, in agosto, la lira turca, che aveva già vissuto pesanti svalutazioni, era caduta ad un nuovo minimo nei confronti del dollaro.

un soldato curdo guarda kobane distrutta

 

L'ultimo episodio della crisi diplomatica i tra Washington ed Ankara era scoppiato già alcuni giorni prima di Natale. Era il 20 dicembre quando Erdogan si era rifiutato di incontrare ad Ankara il consigliere degli Stati Uniti per Sicurezza nazionale, John Bolton, accorso in Turchia per convincere il Governo turco ad aderire alla richiesta americana; vale a dire non attaccare le milizie curdo-siriane (le Ypg) una volta che le forze usa si fossero ritirate dalla Siria settentrionale. Dopo aver scatenato due offensive militari in Siria orientale conto i curdo siriani (l’ultima nel cantone di Afrin, lo scorso gennaio), Erdogan ha più volte annunciato di voler avviare un’altra offensiva contro le Ypg, probabilmente a oriente del fiume Eufrate (dove si trovano gli americani),

 

kobane

I curdi, tra l’incudine (turca) e il martello (siriano)

Washington, gli alleati europei, ma perfino i turchi e il regime siriano (per quanto questi ultimi lo neghino ufficialmente), sanno bene che sono state proprio le Ypg ad aver dato il maggior contribuito nella guerra contro l’Isis. Inquadrate nella coalizione multietnica Syrian Democratic Forces (di cui erano la spina dorsale) le Ypg si hanno pagato il prezzo più alto in militari caduti ma hanno conseguito i maggiori successi militari contro le forze del Califfato. Insomma erano gli indispensabili scarponi sul terreno delle forze occidentali impegnate contro l’Isis. Ed erano peraltro gli alleati più affidabili e coerenti in un conflitto dove le alleanze tra le centinaia di milizie (straniere e non ) sono “cangianti”, fino a poter cambiare nel volgere di settimane.

 

kobane assediata dall'isis 7

Senza la presenza dei militari americani, le milizie curde si trovano tra l’incudine (la Turchia a nord) e il martello (l’esercito siriano a sud ed a occidente). Entrambi determinati, seppure per ragioni differenti, a ridimensionare la presenza curda e ad impedire che vengano gettate le basi per la creazione di un’enclave curda quasi indipendente nel nord della Siria (i curdi siriani tuttavia non hanno mai parlato di secessione). Ankara teme che uno scenario di questo genere possa spingere i separatisti del Pkk a cercare di creare un Kurdistan allargato anche nelle zone turche. Ecco perchè il presidente turco sarebbe intenzionato a “ripulire “la Siria occidentale dalle Ypg anche ad oriente del fiume Eufrate.

 

 

kobane assediata dall'isis 9

Trump ora sembra essersi accorto che abbandonare i curdi a se stessi, significa costringerli a scegliere il minore dei mali. Ovvero abbracciare il regime di Damasco. Il quale è tutt’altro intenzionato che soddisfare le rivendicazioni di autonomia, finanche di federalismo, chieste dai curdi. Essere inglobati da Damasco significa abbandonare la Siria alla Russia, suo maggiore sponsor, ed all’Iran, grande alleato di Damasco, ormai sempre più presente in Siria con i suoi militari (scenario che allarma anche Israele).

 

La crisi economica turca

kobane assediata dall'isis 20

Nonostante i proclami del governo, la crisi finanziaria che ha colpito la Turchia non lascia intravvedere, per ora, significativi e concreti segnali di miglioramento. Anzi. A metà dicembre la produzione industriale (spina dorsale dell’economia turca) è precipitata ai minimi da nove anni. Per la precisione in ottobre è caduta del 5,7% rispetto all'ottobre del 2017 (in settembre era a sua volta caduta), ha segnalato l’ufficio statistico turco. Da inizio anno il numero dei disoccupati è balzato da tre milioni a3,8 milioni. Nonostante il corposo rialzo dei tassi di interesse deciso dalla Banca centrale, portati in settembre al 24%, l’inflazione è ancora intorno al 20 per cento. I mercati internazionali sono estremamente preoccupati. Una recessione, intesa tecnicamente come due trimestri consecutivi di crescita negativa, è dietro l’angolo.

 

zerocalcare (2)

Il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo sta spingendo per la creazione di una zona di sicurezza da confine con la Turchia profonda 32 km . È una soluzione che, se accompagnata da credibili garanzie, non sembra dispiacere ai turchi.

Il presidente Erdogan si trova ora davanti ad un dilemma. Potrebbe frenare i suoi disegni contro le Ypg e concentrarsi sull’economia.

 

Ma potrebbe anche approfittare dell’assenza dei militari americani ed infliggere il colpo finale alle milizie curdo-siriane, mettendo però a rischio un’economia già sull’orlo della recessione. Non è scontato che gli elettori turchi questa volta lo accetteranno in nome della sicurezza.

curdi a Raqqaisis con i prigionieri peshmerga soldati curdi 8

 

membri curdi peshmerga contro quelli di isiscurdi siriani turchia isis con i prigionieri peshmerga soldati curdi 7curdi curdi siriani al confine turcoMigliaia di curdi siriani attraversano il deserto

 

Ultimi Dagoreport

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…

veneto luca zaia matteo salvini giorgia meloni elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE – SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE: BASTEREBBE SOLO CHE PD E M5S SMETTESSERO DI FARE GLI EGO-STRONZI E CONVERGESSERO SU UN CANDIDATO “CIVICO” (COME DAMIANO TOMMASI A VERONA NEL 2022) – LA PROPOSTA DI MELONI AL "TRUCE" MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO) - SE SALVINI SI IMPUNTA? S'ATTACCA! E FRATELLI D'ITALIA SI PRENDE TUTTO (MA LE CONSEGUENZE SULLA MAGGIORANZA POTREBBERO ESSERE FATALI PER IL PRIMO GOVERNO MELONI…)

donald trump dazi tadazi

DAGOREPORT – LO STOP DI TRE MESI AI DAZI NON SALVERA' IL CULONE DI TRUMP: PER I MERCATI FINANZIARI L’INSTABILITÀ ECONOMICA È PEGGIO DELLA PESTE, E DONALD HA ORMAI ADDOSSO IL MARCHIO DELL’AGENTE DEL CAOS – I FONDI ISTITUZIONALI EUROPEI ABBANDONANO GLI INVESTIMENTI IN SOCIETA' AMERICANE, IL DOLLARO SCENDE, IL RENDIMENTO DEI BOND USA SI IMPENNA, LE AZIENDE CHE PRODUCONO TRA CINA E VIETNAM RISCHIANO DI SALTARE (TRUMP HA SALVATO APPLE MA NON NIKE) - PER QUESTO IL CALIGOLA COL CIUFFO HA RINCULATO SUI DAZI (CINA ESCLUSA) - MA LO STOP DI TRE MESI NON È SERVITO A TRANQUILLIZZARE I POTERI FORTI GLOBALI, CON IL DRAGONE DI XI JINPING CHE RISPONDE DURO ALLE TARIFFE USA A COLPI DI "DUMPING": ABBASSANDO IL COSTO DEI PRODOTTI CHE NON ESPORTA PIU' IN USA (COMPRESO L'EXPORT DELLE RISORSE DELLE TERRE RARE, STRATEGICO PER LE MULTINAZIONALI HI-TECH) – SONDAGGI IN PICCHIATA PER TRUMP: IL 60% DEGLI AMERICANI POSSIEDE AZIONI TRAMITE I FONDI PENSIONE...

gianfranco zinzilli silvia calandrelli giampaolo rossi rai

FLASH - GRANDE INCAZZATURA NEL CENTRODESTRA, IN PARTICOLARE TRA I FRATELLINI D’ITALIA: TRA OGGI E DOMANI IN RAI DEVONO DECIDERE IL PRESIDENTE DI RAI PUBBLICITÀ E L’AD ROSSI VUOLE NOMINARE SILVIA CALANDRELLI, IN QUOTA PD, COME PRESIDENTE  DELLA CASSAFORTE PUBBLICITARIA DELLA RAI (IL FILOSOFO DI COLLE OPPIO LE AVEVA PROPOSTO LA DIREZIONE DI PUBBLICA UTILITÀ, MA LEI HA RIFIUTATO) - LA LEGA VORREBBE PIAZZARE GIANFRANCO ZINZILLI, ATTUALMENTE VICE DIRETTORE VICARIO DELLA DIREZIONE OFFERTA ESTERO RAI ITALIA...

milano fdi fratelli d'italia giorgia meloni carlo fidanza ignazio la russa francesco gaetano caltagirone duomo

DAGOREPORT - PIJAMOSE MILANO! E CHE CE' VO'! DALL’ALTO DELLE REGIONALI LOMBARDE DEL 2023, CON IL TRIONFO DI FRATELLI D'ITALIA (25,18%), MENTRE LA LEGA SI DEVE ACCONTENTARE DEL 16,5 E FORZA ITALIA DEL 7,23, L’ASSALTO DI FRATELLI D’ITALIA ALLA MADUNINA ERA INEVITABILE - LA REGIONE È IN MANO DEL LEGHISTA ATTILIO FONTANA CHE, CON L’ASSESSORE ALLA SANITÀ GUIDO BERTOLASO, HA SBARRATO LA PORTA ALLE MIRE DELLA MELONIANA FAMIGLIA ANGELUCCI - EPPOI, SAREBBE PURE ORA DI DARE SEPOLTURA A ’STI POTERI FINANZIARI CHE SE NE FOTTONO DI ROMA: ED ECCO L’ASSALTO DI CALTAGIRONE A GENERALI E DI MPS-CALTA-MEF A MEDIOBANCA - IN ATTESA DI PRENDERSI TUTTO, LE MIRE DELLA DUCETTA PUNTANO AD ESPUGNARE ANCHE PALAZZO MARINO: AHÒ, ORA A MILANO CI VUOLE UN SINDACO ALLA FIAMMA! - ALLA FACCIA DEL POTERE GUADAGNATO SOTTO IL DUOMO IN TANTI ANNI DI DURO LAVORO DAI FRATELLI LA RUSSA, IL CANDIDATO DI GIORGIA SI CHIAMA CARLO FIDANZA. UN “CAMERATA” GIÀ NOTO ALLE CRONACHE PER I SALUTI ROMANI RIPRESI DALLE TELECAMERE NASCOSTE DI FANPAGE, NELL’INCHIESTA “LOBBY NERA” - UNA NOTIZIA CHE L’IMMARCESCIBILE ‘GNAZIO NON HA PER NULLA GRADITO…