donald trump hillary clinton

I SOLDI RENDONO LIBERI. DI SFANCULARE IL VERO POTERE USA: LE CORPORATION - ZINGALES: ''TRUMP VINCE ANCHE PERCHÉ SI FINANZIA DA SOLO LA CAMPAGNA (OCCHIO: CON PRESTITI CHE PUÒ RISCATTARE)'' - OGNI DELEGATO GLI È COSTATO ''SOLO'' 67MILA DOLLARI. A RUBIO COSTANO 405MILA L'UNO - HILLARY NON POTRÀ SCROLLARSI L'IMMAGINE DI MARIONETTA IN MANO A WALL STREET

1. I SOLDI RENDONO PIÙ LIBERI? SÌ, PERCIÒ DONALD BATTE TUTTI GLI ELETTORI VISTI DA ZINGALES

Maria Teresa Cometto per il “Corriere della Sera

 

Possono i soldi comprare la Casa Bianca?

DONALD TRUMP MOSTRA LE MANI E GARANTISCE SUL SUO PISELLODONALD TRUMP MOSTRA LE MANI E GARANTISCE SUL SUO PISELLO

No, se si pensa che il candidato repubblicano che fino all' altro ieri aveva raccolto più donazioni, Jeb Bush (150 milioni di dollari) è uscito di scena. Sì, se si ascolta l' umore degli americani: la maggioranza (57%) è convinta che «i candidati finanziati dalle grandi aziende, dai sindacati e dai gruppi d' interessi speciali sono sotto il loro controllo». Lo rivela una ricerca del Centro George J. Stigler per lo studio dell' economia e dello stato, che è diretto dal professore italiano Luigi Zingales alla University of Chicago.

 

DONALD TRUMP MOSTRA LE MANI E GARANTISCE SUL SUO PISELLODONALD TRUMP MOSTRA LE MANI E GARANTISCE SUL SUO PISELLO

La preoccupazione circa l' influenza dei soldi sulla politica è più forte fra i Repubblicani (55%) che fra i Democratici (46%) ed è massima fra gli Indipendenti (62%). Ma in generale è un problema molto sentito e spiega in parte la popolarità di Donald Trump, l' unico ad autofinanziarsi la campagna con il proprio patrimonio miliardario: il 55% degli intervistati dallo Stigler center pensa che sia lui il candidato «più libero dall' influenza dei grandi finanziatori», mentre il 22% crede che lo sia Bernie Sanders, il Democratico che conta esclusivamente sulle piccole donazioni individuali.

chris christie sostiene donald trumpchris christie sostiene donald trump

 

donald trumpdonald trump

Solo gli elettori democratici pensano che Sanders sia «il più libero». Ma bisogna notare - sottolinea Zingales - che c' è una forte differenza d' opinione a seconda del reddito degli intervistati. Il 66% dei democratici che guadagnano oltre 100 mila dollari l' anno scelgono Sanders come campione d' indipendenza, però il 38% di quelli con un reddito inferiore ai 100 mila sceglie Trump come «il più libero» contro il 26% che indica Sanders e solo il 25% sceglie la Clinton. «Se il tema dei soldi e della politica sarà importante nelle elezioni presidenziali di novembre, Trump avrà un vantaggio sulla Clinton fra tutti i democratici, ma in particolare fra i colletti blu, la classe operaia», commenta Zingales.

 

Per studiare il rapporto fra contributi elettorali e politica dei candidati lo Stigler center ha creato l' indice Campaign financing capture. «Quanto più grande è la quota di soldi che un candidato riceve dai grandi finanziatori, tanto meno sarà capace e desideroso di fare riforme nei mercati dove i potenti gruppi d' interesse preferiscono lo status quo», spiega Zingales. Secondo quell' indice, i candidati con il più alto tasso di contributi da grandi supporter sono Marco Rubio (57,3%), Ted Cruz (55%) e Hillary Clinton (39,6%).

bill clinton bernie sanders con la moglie janebill clinton bernie sanders con la moglie jane

 

 

2. TRUMP VINCE ANCHE SUL COSTO DEI DELEGATI

Chris Bonface per “Libero Quotidiano

 

Fino a questo momento chi ha fatto il migliore affare nelle elezioni americane, conquistando il massimo al minore prezzo è Donald Trump. Nella campagna elettorale in corso ha speso 25,7 milioni di dollari e conquistato 384 delegati alla convention repubblicana. È ancora molto lontano dall' obiettivo, perché per essere candidato alla presidenza degli Stati Uniti deve raggiungere quota 1.237. Ma almeno ha speso meno die concorrenti diretti: 67.032 dollari per ogni delegato conquistato. Fra i cinque candidati due due partiti che ancora hanno chance di vittoria al secondo posto per rendimento dei finanziamenti ricevuti si è piazzata Hillary Clinton.

bernie sandersbernie sanders

 

Ha speso uno sproposito: 110,9 milioni di dollari. Ma ha conquistato già 1.130 delegati (ne servono però 2.382 per la vittoria) alla convention democratica, e quindi su ognuno di loro ha investito 98.137 dollari, circa il 50% di più di Trump. Terzo posto in classifica per Bernie Sanders, cui la campagna elettorale fin qui è costata 81,8 milioni di dollari per conquistare 499 delegati. Ha investito su ognuno di loro 163.903 dollari, quasi il doppio della Clinton. Di più hanno però speso gli altri due contendenti repubblicani.

clinton e sandersclinton e sanders

 

Ted Cruz ha investito 62.2 milioni di dollari per avere 300 delegati: 207.656 dollari per ognuno di loro. Marco Rubio ha speso poco meno: 61,2 milioni di dollari, ma ha conquistato solo 151 delegati, con una spesa stratosferica per ciascuno di loro: 405.763 dollari.

 

Se la campagna elettorale dovesse proseguire con questa media di "investimenti" sui delegati, a Trump servirebbero ancora 57,178 milioni di dollari per essere sicuro della nomina. Anche se il suo profilo è quello del riccone, il suo problema è proprio di tipo finanziario: è il candidato che ha raccolto meno finanziamenti di tutti e 5, e a disposizione al momento ha poco o nulla: 1,6 milioni di dollari.

 

marco rubio beve dalla bottigliettamarco rubio beve dalla bottiglietta

Gliene servirebbero altri 55,4, e sono tutti da trovare. La Clinton per vincere con la stessa performance avrebbe bisogno di spendere altri 122,8 milioni di dollari, un po' più di quanto ne ha tirati fuori finora. Lei però ha ricevuto tantissimi finanziamenti, e ha ancora un tesoretto di 77,3 milioni di dollari da spendere: ne dovrebbe trovare però ancora 45,5 milioni. A Ted Cruz servirebbero ancora 194 milioni, e da trovare con raccolta fondi 155,4. Proibitiva a questo ritmo la vittoria di Sanders, che avrebbe bisogno di altri 308 milioni, quasi tutti (294) da reperire.

 

Ancora peggio per Rubio:avrebbe bisogno di 440,6 milioni di dollari, e ne dovrebbe trovare ex novo 429,6 milioni. Sembrano ormai entrambi fuori dai giochi finanziari...

 

TED CRUZ TED CRUZ

riproduzione riservataI conti delle primarie Per ogni elettore conquistato il magnate paga «solo» 67mila dollari. La Clinton 98mila, mentre Rubio addirittura 405milaTrump vince anche sul costo dei delegati.

 

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....