jean paul gaultier 3

QUANDO L’ARTE E’ UNA SCULTURA FATTA DI STOFFA – SE LONDRA CELEBRA IL GENIO DI ALXANDER MCQUEEN, PARIGI SANTIFICA LA GRANDEZZA DELL’ENFANT TERRIBLE JEAN PAUL GAULTIER CON UN’ISTALLAZIONE AL GRAND PALAIS (VIDEO)

VIDEO – PARIGI CELEBRA JEAN PAUL GAULTIER

 

Da http://www.lastampa.it

 

jean paul gaultierjean paul gaultier

Cominciò tutto con Nana, un orsacchiotto ormai seriamente spelacchiato. All’inizio della mostra Jean Paul Gaultier, sulle ossessioni e le pazzie dell’enfant terrible della moda parigina, fa capolino proprio quel peluche, che Jean Paul stringeva fra le braccia da piccolo. Lui, però, ritagliò due piccoli coni di carta di giornale e li mise proprio lì, in corrispondenza dei seni. Sembra di vedere il bustier che molti anni più tardi disegnerà per Madonna. E che lei esibirà su tutti i palcoscenici del mondo, nel 1990, il mitico Blonde Ambition World Tour.

 

Tolleranza

jean paul gaultier 9jean paul gaultier 9

L’esposizione, in programma fino al 3 agosto al Grand Palais, non è una semplice retrospettiva, ma un modo originale di raccontare uno stilista che ha flirtato costantemente con il mondo dell’arte. Non stupisce che sia stata ideata da un museo di Belle Arti, quello di Montréal. “Abbiamo contattato noi Gaultier: all’inizio non era convinto – racconta Thierry-Maxime Loriot, il curatore -. Poi gli abbiamo spiegato che volevamo fare una sorta di installazione, non una rievocazione funebre”. Anche perché lo stilista, che ha 62 anni, è vivo e vegeto. “Abbiamo messo l’accento sul messaggio forte che proviene dalle sue creazioni, di tolleranza e multiculturale”. 

jean paul gaultier 8jean paul gaultier 8

 

Gonna per lui

Gaultier realizzò il suo primo abito in assoluto nel 1971 (già shoccante, con i seni scoperti) per una modella mulatta, Aïtize Hanson. Capì che per far uscire Parigi dal provincialismo nel quale si trovava ingabbiata negli Anni 70 rispetto a Londra e alla sua effervescenza alternativa bisognava puntare su una particolarità, la mescolanza etnica e il multiculturalismo in senso largo.

 

Una sala della mostra si intitola “Punk cancan”, un’espressione dello stilista, per sintetizzare l’incontro di classe e anticonformismo, delle piume dei vestiti del Moulin Rouge con il cuoio dei punk inglesi. Alcuni capi scorrono su una pedana, commentati da una voce off (di “mademoiselle Deneuve”, così viene presentata). Ci sono una serie di must, come il tailleur “surprise” (del 2003, con la giacca non indossata ma appoggiata davanti) e la gonna da uomo dell’85 (ispirata dal grembiule dei camerieri parigini: quell’estate la comprarono più di 3 mila maschi!).

jean paul gaultier 7jean paul gaultier 7

 

Manichini parlanti

In un’altra sezione l’artista canadese Denis Marleau ha concepito una serie di manichini che parlano, con le palpebre che sbattono e le labbra che sorridono. Uno di loro è proprio Jean Paul. Discorre del suo lavoro mentre gli altri intervengono: una scena surreale. Indossano abiti famosi, come quello della collezione Sirene, del 2008, con le squame dorate che fanno rumore mentre la mannequin si muove.

 

jean paul gaultier 6jean paul gaultier 6

E poi un tripudio di magliette alla marinara, il capo feticcio di Gaultier, ispirato da “Querelle de Brest”, il film di Fassbinder. E rivisto a suon di piume di struzzo, perle, visone. Per i feticisti dei corsetti: una sala ne offre ogni declinazione. Non si spiega che, quando lo stilista iniziò a disegnarli, le femministe francesi lo contestarono, considerandolo un passo indietro. Mentre per lui era ormai un ironico simbolo post femminista.

 

jean paul gaultier 5jean paul gaultier 5

La mostra è già stata presentata a Montréal e in altre città del mondo e ha attirato un milione e mezzo di visitatori. Ma l’edizione parigina è un’altra cosa, molto più grande. Tra le novità, una sezione più intima dedicata alle sue origini. E si scopre che l’impertinente Jean-Paul è nato ad Arcueil, anonima periferia sud di Parigi. In una famiglia di ceto medio, che l’ha amato tantissimo. Con una nonna che si stringeva in improbabili corsetti. Da bambino sognava la capitale, a pochi chilometri da dove abitava, attraverso i programmi tv in bianco e nero. Alla fine Jean Paul ha realizzato i suoi sogni.

jean paul gaultier 4jean paul gaultier 4

 

 

Ultimi Dagoreport

donald trump xi jinping coronavirus mondo globalizzazione

DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI DELL'ORDINE GEOPOLITICO MONDIALE. UNO TSUNAMI MAI VISTO. DA ORIENTE A OCCIDENTE, SI STANNO CAGANDO SOTTO. TUTTI, ECCETTO UNO: LA CINA - AL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO, L'UNICO ANTIDOTO È L’IMPERO DEL DRAGONE, LA SOLA POTENZA CHE OGGI PUO' RIBATTERE AD ARMI PARI AL BORDELLO NEO-IMPERIALISTA DELLA TECNODESTRA USA - DAVANTI AL BULLISMO DI TRUMP, XI JINPING È RIMASTO TRANQUILLO COME UN PISELLO NEL SUO BACCELLO. ALL’ANNUNCIO DEI DAZI USA AI PRODOTTI CINESI, LA RITORSIONE DI PECHINO È STATA IMMEDIATA - POCHI MEDIA HANNO SOTTOLINEATO QUAL È STATA LA DURA RISPOSTA DI XI JINPING SUL NAZI-PROGETTO TRUMPIANO DI DEPORTARE DUE MILIONI DI PALESTINESI: “GAZA È DEI PALESTINESI, NON UNA MERCE DI SCAMBIO POLITICA, NÉ TANTO MENO OGGETTO DI QUALCOSA CHE SI PUÒ DECIDERE IN BASE ALLA LEGGE DELLA GIUNGLA" - RISULTATO: LE SPARATE DEL TRUMPONE STANNO RENDENDO INAFFIDABILE WASHINGTON AGLI OCCHI DEL MONDO, COL RISULTATO DI FAR SEMBRARE IL REGIME COMUNISTA DI XI JINPING, UN INTERLOCUTORE SERIO, PACIFICO E AFFIDABILE PER FARE AFFARI, A PARTIRE DALL'EUROPA. LA SVOLTA PRO-CINA DI URSULA CON SBERLA AL PRIMO BULLO AMERICANO...

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…