LA ROMA DEI GIUSTI - GRANDE È LO STUPORE, NEL RITROVARE NEL BEL DOCUMENTARIO “FELA IL MIO DIO VIVENTE” NON SOLO UNA SERIE DI IMMAGINI STREPITOSE E MAI VISTE SU FELA KUTI, MUSICISTA NIGERIANO TRA I CAMPIONI DELL’AFROBEAT, MA ANCHE UN PERSONAGGIO COME MICHELE AVANTARIO, AHIMÉ SCOMPARSO UNA VENTINA D’ANNI FA - NON CAPISCO IL PERCHÉ DEL PROGETTO DI AVANTARIO DI FARE UN FILM CHE DOCUMENTASSE LA GRANDEZZA DEL SUO IDOLO. EPPURE MI VERREBBE VOGLIA DI VEDERE UN FILM SULLA FOLLIA DI AVANTARIO CHE PROGETTA IL FILM E ALLA FINE, DISTRUGGE OGNI COSA...
Marco Giusti per Dagospia
daniele vicari fela il mio dio vivente 1
Grande è lo stupore, mio e di altri vecchi signori cresciuti nei pioneristici anni dei videomaker, nel ritrovare nel bel documentario “Fela il mio dio vivente” di Daniele Vicari, non solo una serie di immagini strepitose e mai viste su Fela Kuti, strepitoso musicista nigeriano tra i campioni dell’afrobeat, un personaggio come Michele Avantario, regista di videoclip, autore televisivo, braccio destro di Carlo Massarini e Paolo Giaccio ai tempi di Mister Fantasy, ahimé scomparso una ventina d’anni fa.
Vicari non sapeva nulla di Michele Avantario, non l’aveva mai incontrato, e davvero è molto, molto distante dal mondo anni ’80 e ’90, dove si muoveva, tra i festival di Salsomaggiore diretti da Adriano Aprà, ce ne fu una celebre edizione che aprì le porte ai videoclip, il clan Bertolucci, l’amicizia con Marco Melani, la Roma più tossica e la Milano delle riviste come Moda e King, i programmi televisivi come Pubblimania. Del resto, però, se Vicari sapeva poco e nulla di quel mondo, io sapevo poco e nulla, e non capisco perché, del folle progetto di Avantario di fare un film che documentasse la grandezza del suo idolo Fela Kuti e dei suoi tanti viaggi in Nigeria dietro al maestro e guru.
Stupisce un po’, confesso, visto che ancora ho l’immagine precisa dei vestiti anni ’80 di Avantario, e dei tagli di capelli che si faceva fare dai barbieri dirimpettai del Manifesto, Ciccio (di Ischia) e Pisello (siciliano), o della sua partecipazione a un bellissimo film di Gianni Amico prodotto da Bertolucci, “Io con te non ci sto più” con Monica Guerritore sempre nuda, Victor Cavallo e Carlo Monni col pisello all’aria (per questo il film venne censurato e mai più riproiettato), sentire le sue parole lette come fosse un diario da Claudio Santamaria in versione un po’ asettica.
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Eppure mi verrebbe voglia di vedere, oltre al documentario, anche un film sulla follia di Avantario che progetta il film su Fela Kuti e, alla fine, distrugge ogni cosa perché era un progetto impossibile e autostruttivo quanto un film di Werner Herzog. Ma ben vengano questi progetti…
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