Intervista di Sergio Barducci a Michele Bovi per Dagospia
“«Techetechete’? Ma che razza di titolo è?! Fidati della mia esperienza nello spettacolo tv: un titolo del genere la gente non riesce a pronunciarlo, fa fatica a ricordarlo. Pertanto è destinato al fallimento». Così mi disse l’amico Bibi Ballandi, gigante dei produttori televisivi, che non aveva dubbi e fece di tutto per dissuadermi.
Ci provò anche Mauro Mazza, il direttore di Rai1, che mi propose: «Almeno accorcialo: facciamo Techete’, è più orecchiabile». Ma io non mollai. Ero il capostruttura dell’intrattenimento della rete ammiraglia e potevo permettermi di difendere la decisione”.
A raccontarlo è Michele Bovi, giornalista, già caporedattore centrale del Tg2 che Mauro Mazza volle portare con sé nel 2009 a Rai1.
“Fino all’estate del 2009 era andato in onda un programma che assemblava le immagini di repertorio, ''Supervarietà'' ideato dal mio predecessore Paolo De Andreis con la redazione curata dall’abile ricercatrice Elisabetta Barduagni. Supervarietà era ben fatto e molto seguito, dovevo quindi proseguire su quel modello, escogitando un’elaborazione. Nacque così nell’estate del 2010 ''DaDaDa'', un acronimo che indicava videoframmenti catturati da tv, da cinema, da canzoni. Appunto DaDaDa”.
In che cosa consisteva l’elaborazione?
“Ogni puntata sviluppava un tema: la paura, la gelosia, il tradimento. Ricordo quella che mi è più cara, dedicata alla censura. A condurla […] era Tomas Milian. Registrammo i suoi interventi nella mia casa di Morlupo: lui accanto al mio adorato juke-box. Un DaDaDa indimenticabile”.
Dopo due anni però ha voluto cambiare. Perché?
“Il rischio era la monotonia. La squadra di bravissimi autori, sempre capeggiati da Elisabetta Barduagni, andava ulteriormente stimolata. Così DaDaDa rimase destinato esclusivamente alla musica: andava in onda in altri orari del giorno o della notte, curato da Christian Calabrese, impareggiabile esperto musicale figlio di Giorgio, caposcuola dei parolieri italiani.
E nell’estate 2012 partimmo con Techetechete’, costruito su temi, su artisti, con intermezzi, siglette, finali recitati. Insomma sempre un programma di montaggio, ma costellato di trovate autoriali.
Capitava che in una puntata dedicata agli animali tra una scenetta di Ugo Tognazzi e una canzone di Ornella Vanoni spuntassero dei voltapagina interpretati da Alberto Moravia, Pitigrilli, Rita Levi Montalcini, estrapolazioni da interviste scovate negli archivi in cui quei personaggi citavano in una battuta i loro amici a 4 zampe”.
PASQUALE PANELLA - FOTO DI MARCELLINO RADOGNA
Si legge che a ideare il titolo Techetechete’ fu il poeta Pasquale Panella, il paroliere degli ultimi 5 album di Lucio Battisti, canzoni raffinate che tanti ancora oggi considerano ermetiche.
“Sia DaDaDa che Techetechete’ sono titoli inventati da Panella. Attenzione al finale della parola: Techetechete’ con l’apostrofo, non con l’accento. È un troncamento di un termine altrimenti destinato a non avere termine: techetechetechetecheteche… all’infinito, come appare infinito il repertorio dell’archivio Rai.
vince tempera pasquale panella michele bovi
Lucio Battisti era un genio. Stanco di Mogol cercò l’evoluzione di bionde trecce e calzette rosse. E trovò un genio come lui: Pasquale Panella. Quei 5 album scritti assieme rappresentano ancora oggi un pinnacolo di estro mai raggiunto nella musica italiana. Panella è stato il prezzemolo di Techetechete’.
Nell’edizione del 2015, ogni puntata era presentata da un volto storico della televisione che recitava 4 componimenti scritti da Panella per introdurre e alternare le scenette. […] E che nomi! Per il Techetechete’ del 2015 ha lavorato l’Accademia della televisione italiana”
Proviamo a fare l’elenco?
“È lunghissimo. Una sera dopo l’altra: Claudio Lippi, Maurizio Battista, Alba Parietti, Tullio Solenghi, Carmen Lasorella, Cristiano Malgioglio, Milly Carlucci, Massimiliano Pani, Gene Gnocchi, Lando Buzzanca, Remo Girone, Silvan, Gigi Proietti, Pippo Franco, Flavio Insinna, Amadeus, Laura Chimenti, Mauro Coruzzi, Anna Tatangelo, Franco Di Mare, Maria Concetta Mattei, Nino Benvenuti, Alberto Matano, Amanda Lear, Fabio Fazio, etc.
[…] Trovate a parte, il punto forte resta il materiale d’archivio
“Certamente. È stato il motore di una lunga serie di programmi riusciti. La prima trasmissione a utilizzare il repertorio fu ''Ieri e oggi'', anno 1967. Primo conduttore Lelio Luttazzi. C’erano gli ospiti, artisti che rivedevano e commentavano le proprie esibizioni tv del passato. Luttazzi interagiva, nascevano improvvisazioni, duetti, cori.
Risale al 1988 invece la prima trasmissione di solo assemblaggio di filmati: Videocomic, ideata da Nicoletta Leggeri per Rai2 che poi divenne Gli antennati e in seguito Scanzonatissima.
Fa storia a sé Blob, nata nel 1989 dal talento di Enrico Ghezzi e Marco Giusti con il dirigente Angelo Guglielmi: segmenti ragionati, significativi, spiritosi, corrosivi. Blob è ancora oggi un diamante di Rai3”.
Per Techetechete’ invece dopo anni di trionfi ed elogi si registrano avvisaglie di stanchezza, con calo di ascolti, qualche critico ha scritto: basta con la nostalgia!
adriano celentano e mina duetto a studio uno 1965
“Techetechete’ è un programma nato per scatenare memoria e confronti non per cedere a nostalgia e rimpianti. È la Rai a comportarsi male con Techetechete’: da qualche tempo sta devitalizzando questa gallina d’oro dell’estate con una insensata concorrenza interna. Un’irrazionale inflazione di materiali di repertorio.
enrico ghezzi e marco giusti 2
Prime e seconde serate con ciclici speciali su Raffaella Carrà, la serie Evviva! Di Gianni Morandi, Techetecheshow di Flavio Insinna, Techeteche Top Ten di Bianca Guaccero. C’è pure il canale Rai Radio Techete’.
la prima apparizione televisiva di adriano celentano nel 1959
L’eccesso sta provocando il rigetto. Ho letto un articolo su Il Foglio quotidiano scritto in punta di penna da Andrea Minuz ma ostile e canzonatorio come mai era accaduto in passato.
Sua Maestà Aldo Grasso sbuffa. Anche Tv Blog sembra divertirsi a sottolineare nei titoletti l’occasionale sconfitta di Techetechete’ nel confronto serale con Paperissima Sprint. Il calo di ascolti è altrettanto occasionale: riguarda la concomitanza con i giochi olimpici. Tuttavia si percepisce un progressivo difetto di simpatia”
Come si arresta questa progressione?
“Con il fermo pesca. Dal prossimo autunno evitare nella programmazione il ricorso ai materiali di repertorio, obbligare gli autori a lavorare sul presente. Proibire il duetto Mina- Battisti di Teatro 10, o il Tuca-Tuca di Alberto Sordi e Raffaella Carrà di Canzonissima”
Una serrata degli archivi?
“Sì. La missione primaria dei funzionari delle teche dovrebbe essere diretta a scovare, riversare, catalogare programmi dalle vecchie pellicole e cassette mai riproposti”
C’è ancora tanto da cercare?
“Montagne di materiali custoditi per anni a Torino, Milano, Napoli. Altre innumerevoli perle sono nascoste negli speciali dei telegiornali. Occorre visionare con attenzione e competenza. Quasi sempre mancano le didascalie, i sottopancia.
Chi esamina i contenuti deve dunque saper riconoscere Ugo Zatterin, Marisa Sannia, Febo Conti, Nando Gazzolo, Elsa Merlini, Roberto Rossellini, Mario Riva, Renata Tebaldi.
E deve indagare nelle annate del Radiocorriere Tv per rintracciare spettacoli finora ignorati. Un fermo pesca di un anno per incrementare il repertorio di Techetechete’, principale risorsa estiva della prima rete Rai e bando ai titoli similari, Techetechegiù, Techetechelà”
Va rinnovata la formula del programma?
“L’attuale squadra di autori è forte: va soltanto lasciata lavorare in piena concentrazione sull’esame di nuovi materiali recuperati. La conoscenza incoraggia invenzioni. La materia prima sta nell’archivio; Videocomic, Supervarietà, Techetechete’ sono il manufatto.
TECHETECHETÈ raffaella carrà corrado
Nel 2013 tentammo addirittura di conquistare l’access time di Rai1 con un programma che era nella sostanza un Techetechete’ con i concorrenti[...]. S’intitolava Che colore sei? perché proponeva concorrenti nati dopo l’avvento del colore, il 1977, contro concorrenti nati in precedenza, epoca bianco-e-nero.
Negli studi Dear registrammo tre puntate-pilota: una affidata alla conduzione di Pupo, una con Pino Insegno, la terza con Flavio Montrucchio. L’analisi del prodotto commissionata all’ufficio del marketing, all’epoca diretto da Marcello Ciannamea, dette risultati più che soddisfacenti. Uno dei tre numeri-zero convinse totalmente il campione di pubblico delegato al giudizio”
Eppure Che colore sei? non venne mai alla luce…
“La direzione di Rai1 preferì non rischiare e confermare un programma access prime time sicuro come Affari tuoi. Parte della formula di Che colore sei? è stata utilizzata quest’anno per due prime serate di Rischiatutto 70, con la conduzione di Carlo Conti. A Marcello Ciannamea, oggi direttore dell’intrattenimento di prime time, l’esperimento di Che colore sei? era evidentemente rimasto nel cuore”
[…] Il patrimonio delle teche non garantisce il risultato
“Consente un formidabile vantaggio, ma è un patrimonio che va coltivato, accresciuto e protetto. Una volta all’anno Adriano Celentano che canta Azzurro con le ballerine che fanno il trenino è una delizia per gli occhi e la memoria. Una volta a settimana diventa una penitenza da 41-bis”