strange way of life almodovar

LA CANNES DEI GIUSTI – HO RECUPERATO “STRANGE WAY OF LIFE”, IL PICCOLO WESTERN GAIO DIRETTO DA PEDRO ALMODÓVAR CON ETHAN HAWKE, SEMPRE PERFETTO, E PEDRO PASCAL, PRECISO ANCHE A CULO NUDO, CHE FANNO I VECCHI AMANTI. NON È AFFATTO MALE – CHI AMA IL VECCHIO WESTERN SA BENISSIMO CHE, MALGRADO QUEL CHE DICESSERO E FACESSERO JOHN WAYNE, JAMES STEWART E JOHN FORD NEI LORO FILM, ANCHE I GRANDI CLASSICI DEGLI ANNI ’50 HANNO NON POCHI SOTTOTESTI CHE LEGANO TRA DI LORO SESSUALMENTE I PROTAGONISTI – VIDEO

 

Marco Giusti per Dagospia

 

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Cannes. Ho recuperato il piccolo western gaio diretto da Pedro Almodóvar prodotto da Saint Laurent “Strange Way of Life” con Ethan Hawke, sempre perfetto, e Pedro Pascal, preciso anche a culo nudo, che fanno i vecchi amanti che si incontrano 25 anni dopo e finiscono subito a letto.

 

Non è affatto male, anzi è piuttosto buono. Dimostra che ancora oggi in Almeria un buon regista come Almodóvar, con un buon direttore della fotografia, il fido Alcaine, che sanno come far rivivere la luce dei film di Leone, attori di rilievo, Pedro Pascal sembra nato per il genere, e una buona scenografia, possono dare vita al genere.

 

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Trovo solo la musica di Alberto Iglesias troppo romantica, le pistole di Haeke troppo lucide, e ovviamente non posso vedere il giubbino verde Saint Laurent di Pascal, troppo moderno, e non posso vedere la camicia di Hawke con le spalline e il bottoncino (ma quando mai?). Ma i cappelli e i cavalli sono perfetti. In fondo è solo una lunga pubblicità.

 

Ma è ben altro rispetto a quelle serie più o meno sbagliate che abbiamo visto sulle piattaforme con cappelli che non tornano, attori sbagliati, scenografie prese da chissà dove, scarsa conoscenza per il genere e troppa voglia di fare i truculenti a tutti i costi. Meglio Almodóvar e i suoi cowboy scopatori.

 

Inoltre, chi ama il vecchio western sa benissimo che, malgrado quel che dicessero e facessero John Wayne, James Stewart e John Ford nei loro film, anche i grandi classici degli anni ’50 hanno non pochi sottotesti (ma neanche sotto-sotto…) che legano tra di loro sessualmente i protagonisti.

 

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Pensiamo a Henry Fonda e Anthony Quinn in “Ultima notte a Warlock”, tratto dal romanzo più amato dai ragazzi dei campus del tempo, come Thomas Pynchon e Richard Fariña, “Warlock” di Oakley Hall. Pynchon e Fariña erano così pazzi per il romanzo che parlavano tutto il tempo come i protagonisti. Quinn, nel film, è totalmente invaghito di Fonda, vive con lui, adora le sue pistole d’argento e quando si sentirà tradito voleranno pallottole.

 

Inutile che vi dica dei racconti di pistolettate tra Randolph Scott e Budd Boetticher per Rock Hudson, che esordì mezzo nudo come indiano nei loro western. E Burt Lancaster si portò il suo amante nero Archie Savage, dal corpo favoloso, sul set di “Vera Cruz” di Robert Aldrich, con grande scandalo a Hollywood. Al punto che Archie Savage venne allontanato da Hollywood e arrivò in Italia.

 

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A lungo ho lavorato al ritrovamento di un film mai completato che avrebbe dovuto girare Sal Mineo tra Italia e Spagna, “L’ultimo pistolero” di Giorgio Cristallini, interrotto per mancanza di soldi, un folle progetto non si è mai capito scritto da chi (ho letto la sceneggiatura, è un delirio), dove il Plato di “Gioventù bruciata” faceva il killer vestito di bianco dai gusti particolari. Sal Mineo era uno dei rari attori americani che non si vergognava né delle sue origini italiane né di essere riconosciuto come gay e a Roma si ritrovò a cena con Robert Taylor, l’attore gay più nascosto del mondo, che lo odiava.

 

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Il problema, semmai, è che il bello di certi western classici con sottofondo gay è proprio che la cosa non viene rivelata apertamente. Il personaggio acquista profondità con una complessità omosessuale. Inoltre, e questo lo abbiamo sempre saputo, nei film western classici i conflitti sono sempre tra maschi arrapati. Ma non certo per una donna.

 

Basterebbe il finale di “Per un pugno di dollari”. L’erotismo è tutto nel duello tra Clint Eastwood e Gian Maria Volonté. Le donne vengono utilizzate solo per i revenge western di Budd Boetticher, ovviamente morte e sepolte. Poi Randolph Scott parte alla ricerca degli assassini. Tutti fighissimi.

 

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Ma anche in “Winchester 73” di Anthony Mann il problema del controllo del fucile infallibile è roba di maschi, tra James Stewart e Stephen McNally. In fondo Pedro Almodovar non scopre nulla, a parte il culo di Pedro Pascal.

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