Estratto dell'articolo di Daniele Luttazzi per “il Fatto Quotidiano”
Riassunto delle puntate precedenti: da vent’anni Fabiofazio infarcisce di balle vittimistiche il racconto del suo rapporto con la Rai, dove peraltro ha continuato a lavorare bello paciarotto tutto il tempo. Resta da glossare lo storytelling capzioso con cui i suoi amici giornalisti (pidini e/o scuderia Caschetto e/o gruppo Gedi e/o ex collaboratori di Fabiofazio) hanno strumentalizzato il suo passaggio alla Nove evocando a sproposito l’editto bulgaro per fare propaganda anti-governativa.
(Consegniamo agli annali del giornalismo italiano anche l’altra anomalia: nessuno dei giornalisti tv che si sono occupati del caso – Gruber, Formigli, Floris, Gramellini, Saviano – ha avvisato l’uditorio di far parte dell’agenzia di Beppe Caschetto, la stessa di Fabiofazio: bit.ly/3My0evI.
E qui, oltre al conflitto di interessi, andrebbe segnalata una stortura di cui nessuno pare accorgersi: ci sono giornalisti che fanno parte di agenzie di spettacolo. Questa prassi dovrebbe essere vietata, per evitare che artisti e giornalisti della stessa agenzia finiscano ospiti, in via privilegiata, in programmi tv di artisti e giornalisti della stessa agenzia, a scapito di chi non ne fa parte: è una forma di concorrenza sleale.
Questo dumping è anche pubblicità ai privilegiati: alla lunga rende campioni televisivi pure le scartine, e solo perché l’agente potentone può piazzare, dove e quando vuole, chi vuole; in Rai, come se non bastasse, tutto a spese dei contribuenti. Sono anni che lo dico, ma è come parlare al vento: adesso capisco come si sentono quelli di Report).
A Piazzapulita, Formigli (Caschetto) ha chiesto l’opinione di Michele Serra (pidino, Gedi, ex autore e monologhista di Che tempo che fa, e amico di Fabiofazio), dopo un montaggio di frasi salviniane anti-Fazio a corroborare la narrazione falsa del martirio politico.
Serra dice: “[...]Possono piacere o non piacere, ma questo sono: questo era Biagi, questo era Luttazzi, questo era Santoro, questo è Fazio. Si sono messi lì da soli, nessuno li ha messi lì per nomina partitica. Ci sono state due onde anomale nella storia del servizio pubblico. La prima è quella del famoso editto bulgaro di Berlusconi, che non aveva molte simpatie per le persone che ha fatto tacere; e la seconda è questa ondata. Le due ondate sono state in coincidenza di governi molto di destra”.
Ma questo paragone è forzato: nessuno ha fatto tacere Fabiofazio. Peccato che Formigli non gli abbia obiettato: “Fabiofazio aveva dalla sua il Pd e Berlusconi e Conte e Renzi, oltre a Repubblica, Stampa, Corriere della Sera ed Espresso: quali condizioni non c’erano più per lavorare serenamente in Rai? Il nuovo governo Meloni? A Pajetta che se ne andava da una Tribuna politica perché ‘qui c’è Almirante, che è un nemico’, questi replicò: ‘E lei di fronte ai nemici scappa?’”.
Formigli avrebbe sollevato un tema importante: Fabiofazio ha detto che se ne andava perché non è “un uomo da tutte le stagioni”; dunque se ne va proprio adesso che la Rai avrà più bisogno di voci alternative alla destra? Questo vale anche per le dimissioni di Lucia Annunziata (pidina, agenzia Caschetto, ex Gedi, pure lei “non ci sono le condizioni”).
Legittimo che Fabiofazio se ne vada in una tv privata dove potrà fare il conduttore-produttore senza i paletti della tv pubblica, ma in tal caso la sua uscita dalla Rai non è quella, sofferta, dell’epurato politico, come lui e i suoi amici giornalisti hanno insinuato per giorni. [...]
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