Marco Giusti per Dagospia
C’era una volta un merlo canterino. Posso capire la polemica Fedez-Pio e Amedeo, per quanto bassa. Ma la polemica sui critici (ma dove stanno?), assurdamente innescata da Francesco Merlo su “Repubblica” con auto-lettera, che parlano troppo bene di “Nomadland” di Chloe Zhao, un film che ha davvero vinto tutto quello che poteva vincere quest’anno, e, ovviamente, i giurati di tutti festival e premi ne sapranno meno di tutti i Merlo del mondo, mi sembra davvero ridicola.
Ma non hanno di meglio, con tutti i problemi che abbiamo, con tutte le toppe che il poro Molinari deve mettere alle pensate del proprietario, quello che puntava tutto sulla Superlega, e con tutti gli articoli che scrivono gli arzilli novantenni “vacinadi” Scalfari-Aspesi-Augias, da mettere in prima pagina?
In più. I pochi critici rimasti in circolazione, penso al settantenne intransigente Paolo Mereghetti (“Corriere”) e al professorino Emiliano Morreale (“Repubblica”), sono riusciti a parlarne pure male di “Nomadland”. L’Aspesi preferiva di gran lunga “Mank”, l’ho letto proprio su “Repubblica”.
Giornale forse poco letto da Merlo. Detto questo trovo strepitosa la risposta di Franco Montini, un altro che scrive su “Repubblica”, di guardare le tabelline dei critici su “Film Tv”. Ma dove siamo? A “O.K. il prezzo è giusto?”. Già ci sono poche sale. Sale dove si danno solo pochi film da festival, come “Nomadland”, “Minari”, o “Due”, il film d’amore sul pianerottolo di due anziane signore.
E vedo che è finito in sala per la platea degli ottanta-novantenni anche l’allegro film di Pupi Avati sulla famiglia Sgarbi con Pozzetto-Sgarbi che parla con la moglie morta Sandrelli-Sgarbi. Sale, insomma, ormai destinate solo agli arzilli vacinadi sessanta-settantenni. Vogliamo togliere loro anche questo piacere? Forse vorrebbero vedere anche cosette un po’ più allegre.
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