mafia in germania

'NDRINE DI GERMANIA - NOVE BOSS, CON BASE A DUISBURG, CHE GESTISCONO GLI AFFARI DEI CLAN CALABRESI IN TERRA TEDESCA: È IL QUADRO CHE EMERGE DAL LAVORO DELLA PROCURA FEDERALE E DA UN'INCHIESTA GIORNALISTICA - LEGGI TROPPO POCO INCISIVE E UNA SCARSA VOLONTÀ DI APPROFONDIRE: COSÌ IL PAESE È DIVENTATO UNA PIAZZA PARADISIACA PER IL RICICLAGGIO - LA STORIA DEI CUGINI "ROSSI", IL TRAFFICO DI DROGA E QUELL'INDAGINE CHIUSA ALL'IMPROVVISO...

Tonia Mastrobuoni per "la Repubblica"

 

ndrangheta in germania

Sono in nove, nascosti soprattutto a Ovest e a Sud, nelle ricche regioni dove gli italiani emigrarono nel Dopoguerra, attratti delle fabbriche. Sono espressione delle città e dei paesi dove quegli immigrati avevano cercato di riscattarsi dalla miseria e la 'ndrangheta aveva esportato le sue prime metastasi. I nove si incontrano almeno una volta all'anno per garantire la pace tra le grandi famiglie: sono i vertici dei clan calabresi in Germania.

 

Il cancro del malaffare organizzato è ormai talmente esteso che le 'ndrine si sono sintetizzate in un "Crimine Germania" per non ripetere gli errori del passato. La conferma arriva dalla Procura federale tedesca. E il quartier generale, secondo un'inchiesta di Faz e del Mdr, potrebbe essere Duisburg.

 

la mafia in germania

Proprio la città dell'operosa Ruhr dove le famiglie più potenti hanno imparato una lezione fondamentale. Dopo i sei morti ammazzati nella pizzeria "Da Bruno", dopo la strage di Ferragosto del 2007 che svegliò la Germania dall'illusione che le mafie fossero un fenomeno folcloristico di una minoranza, le 'ndrine avevano bisogno che sulle loro attività calasse di nuovo il silenzio.

 

ristorante italiano a duisburg

La guerra brucia soldi, la pace li moltiplica. Così, quando la polvere si è posata su Duisburg e la Germania ha ricominciato a relegare quegli affari a un problema che riguardava gli immigrati italiani, è nata la "Camera di controllo" tedesca. Come disse l'ex boss Luigi Bonaventura all'esperto tedesco di mafia Sandro Mattioli, «ormai la Germania è provincia».

 

der spiegel sulla mafia

E nel "Crimine Germania" non si decidono gli affari: serve a mantenere la pace sulle grandi famiglie che ormai hanno suddiviso il Paese in 18 o 20 "locali", le loro basi operative. Anche Mattioli trasse la sua lezione dalla strage di Duisburg: fondò "Mafia nein danke", l'associazione che cerca di mantenere un faro acceso su un fenomeno sempre più esteso. E oggi il giornalista dice che l'esistenza della cupola «è la dimostrazione di quanto la Germania sia ormai fondamentale, per la 'ndrangheta».

 

Una piazza paradisiaca soprattutto per il riciclaggio, grazie a «leggi troppo poco incisive e una scarsa volontà di approfondire», spiega a Repubblica. Ma secondo l'inchiesta, qualcuno di questi boss ha fatto carriera partendo dall'Est, dalla Turingia. Uno dei capi del "Crimine" viene da Erfurt. Ed è lì che una delle più importanti indagini degli anni Duemila è stata improvvisamente e misteriosamente archiviata.

 

vittime strage di duisburg

È nella regione di Weimar che comincia l'avventura di due cugini che portano uno dei cognomi più pesanti di San Luca. I giornalisti li hanno ribattezzati "Rossi" e anche gli inquirenti li hanno distinti in base dell'anno di nascita, "68" e "65". Il primo arriva in Germania 17enne, per lavorare da cameriere. Nel 1989, nonostante lo stipendio da fame, rileva la pizzeria "Da Bruno", quella della successiva strage di Duisburg.

 

strage di duisburg

Negli anni, i due moltiplicano gli acquisti di ristoranti, gelaterie e attività utili al riciclaggio dei proventi dal traffico di droga. Che smerciano anche in Germania, e che arriva direttamente dal Sudamerica. I Rossi si concentrano soprattutto sulla Germania Est, l'eldorado schiuso dalla caduta del Muro di Berlino. È lì che il procuratore tedesco Bernd Finger intercetta per primo la telefonata di un boss che ordina, poco dopo l'implosione della vecchia Germania Est: «Comprare, comprare, comprare».

 

MAFIA IN GERMANIA

Nel 2000 i magistrati di Gera avviano un'indagine sui cugini "Rossi", affiliati al clan dei Pelle-Gambazza. È l"Operation Fido". Gli inquirenti intercettano miriadi di telefonate, studiano i movimenti di denaro, parlano con i colleghi italiani. Durante le indagini gli rivelano di avere difficoltà nel rintracciare i flussi finanziari: i legami a Erfurt dei Rossi con banche e amministrazioni locali sono troppo forti. In un colloquio intercettato spunta persino un giudice.

 

Gli inquirenti capiscono le strutture dei clan, i legami con le famiglie calabresi. I cugini Rossi reclutano cuochi, pizzaioli, camerieri dalla zona di San Luca e continuano a comprare locali nelle città dell'Est che definiscono "vergini": Lipsia, Weimar, Jena, Dresda.

Nel 2002, all'improvviso, la Procura generale di Jena ordina di chiudere l'indagine. Gli inquirenti sono basiti: non hanno ancora raccolto abbastanza prove per un processo, ma abbastanza indizi per andare avanti. Ma come sostiene Nicola Gratteri, che ha indagato spesso con i colleghi tedeschi, se la Germania dovesse ammettere l'esistenza della mafia, dovrebbe anche dire che c'è da decenni.

Ultimi Dagoreport

gaetano caputi giorgia meloni giuseppe del deo

DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL PROCURATORE CAPO DI ROMA, FRANCESCO LO VOI: IL DOCUMENTO-BOMBA PUBBLICATO DA "DOMANI", CHE RIVELA LO SPIONAGGIO A DANNO DI GAETANO CAPUTI, CAPO DI GABINETTO DELLA MELONI, NON SAREBBE MAI DOVUTO FINIRE NEL FASCICOLO D'INDAGINE (NATO PROPRIO DA UNA DENUNCIA DI CAPUTI) - LA DUCETTA, DAL BAHREIN, HA URLATO CONTRO I SUOI E CONTRO L'AISI - E IL QUOTIDIANO DI FITTIPALDI CI METTE IL CARICO SCODELLANDO IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO, DOVE SI AMMETTE CHE PALAZZO CHIGI SPIAVA…PALAZZO CHIGI! – L’AISI RISPONDE CHE, AD ATTIVARE L'INDAGINE, È STATO GIUSEPPE DEL DEO, ALLORA VICE DELL’AISI (ORA NUMERO DUE DEL DIS), SU DISPOSIZIONE DELL'EX DIRETTORE DELL'AGENZIA INTERNA, MARIO PARENTE. DOMANDA: PARENTE DA CHI HA RICEVUTO TALE RICHIESTA? 

francesco saverio marini sabino cassese giorgia meloni premierato

DAGOREPORT – IL PREMIERATO? ANNACQUATO! DOMANI GIORGIA MELONI RIUNIRÀ I SUOI COSTITUZIONALISTI PREFERITI (MARINI E CASSESE) PER METTERE NERO SU BIANCO L’IPOTESI DI UN PREMIERATO “DI FATTO”. UNA RIUNIONE PRELIMINARE A CUI SEGUIRÀ UN INCONTRO CON I VERTICI DEL PARTITO PER TIRARE LE SOMME E VARARE LA NUOVA STRATEGIA: LA COSTITUZIONE NON SI TOCCA, PER FARE LA “MADRE DI TUTTE LE RIFORME” BASTA CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE – TROVATA LA QUADRA PER LA CONSULTA: MARINI IN QUOTA FDI, LUCIANI PER IL PD E…

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…