Costanza Tosi per www.ilgiornale.it
“La maggior parte delle persone che si appassiona a Bilderberg è gente che conosce poco come funziona il mondo". Ne è convinto il giornalista Stefano Feltri, uno dei tre italiani ad aver partecipato, insieme all’ex premier Matteo Renzi e alla giornalista Lilli Gruber, all'incontro segreto del riservatissimo gruppo Bilderberg nato nel 1954, al tempo della Guerra Fredda.
Capi di stato, famosi banchieri, manager milionari, uomini dell’alta finanza. Tra di loro anche giornalisti che, però, per tre giorni all’anno, devono dimenticare di esserlo. Tutti riuniti sotto lo stesso tetto. Tutti costretti alla regola del silenzio. La parola d’ordine è "riservatezza". Sì, anche per loro, per i cronisti. Bocche cucite. Una regola valida anche per il vicedirettore de Il Fatto Quotidiano. "La nostra partecipazione è a titolo personale" ammette lo stesso Feltri che minimizza: "È un semplice convegno, non è nulla di che". E allora perché non parlarne? Perché non raccontare tutto ciò che avviene tra le mura lussuose degli hotel che li ospitano? Perché non mettere nero su bianco, magari proprio sulle pagine del Fatto Quotidiano, ciò che gli "uomini che contano" si dicono?
Forse perché il Bilderberg non appassiona molto Marco Travaglio. A dirlo era stato lui stesso sul blog di Beppe Grillo, fondatore di quel Movimento, oggi al Governo, da sempre contro la casta e le lobby. Travaglio, in un video pubblicato nel 2013, punta il dito contro Emma Bonino e insinua: "La signora (Bonino ndr.) fa parte di una certa cerchia di uomini piuttosto dentro l’establishment. Chi non è dentro l’establishment nel gruppo Bilderberg non ce lo fanno nemmeno entrare, nemmeno di straforo. Nemmeno per fare le pulizie".
Dunque, Stefano Feltri, il suo vice-direttore è un uomo dell’establishment? Lui, che firma ogni giorno su quel giornale anticasta fa forse parte di una lobby segreta? "Io sono stato invitato da Lilli, non ne so nulla". Ci dice il giovane Feltri.
Marco Travaglio non è il solo ad attaccare Bilderberg e i suoi partecipanti. Nel 2017 il senatore grillino e giornalista Gianluca Ferrara scrive proprio sul sito de Il Fatto “...nulla potranno riferire perché, proprio come accade con la Mafia e la Massoneria, è vietatissimo far uscire notizie; viene da domandarsi cosa ci vadano a fare dei giornalisti se poi non possono svolgere quello che dovrebbe essere il loro compito e cioè informare i cittadini.
Perché i maggiori organi di “informazione” non reputano sia importante dare la notizia che gli uomini più potenti del mondo si incontreranno per alcuni giorni tutti insieme e a porte chiuse?". Ferrara ora ha la possibilità di chiederlo direttamente a Stefano Feltri. Magari d’avanti ad un buon caffè nei corridoi del Fatto. Sempre se dopo la sua esperienza a Bilderberg non lo consideri un massone mafioso. Ferrara, in articoli precedenti, definisce i partecipanti del Bilderberg “gli incappucciati del nuovo millennio.”
Intanto Stefano Feltri minimizza e, a suo modo, cerca di smontare il mito. "È un evento come tanti altri, un convegno, un semplice scambio di idee". Semplice sì, ma caro. L’incontro tra i "potenti" del mondo occidentale quest’anno si è svolto in Svizzera, a Montreux. In hotel di lusso, da 580 euro a notte. Stanze impenetrabili, sicurezza ai massimi livelli. 128 gli eletti accusati di fare parte di un gruppo “para-massonico”.
Al vertice internazionale più esclusivo del mondo (da quel poco che trapela), pare si sia parlato di intelligenza artificiale, cybersecurity, rapporti con la Cina, del futuro dell’Europa e della conquista dello spazio. Nel "think tank” dell'ideologia neoliberalista però, non si parla di Italia. È lo stesso Feltri a dirlo: "Non gliene frega niente a nessuno del nostro Paese, è il posto ideale solo per le vacanze estive". Eppure, proprio l’Italia negli anni è stata rappresentata da uomini potenti. I primi furono Gianni e Umberto Agnelli, assidui frequentatori che fecero parte anche del Comitato Direttivo del Club esclusivo. Ma i fratelli Agnelli non sono stati gli unici italiani a partecipare. Tra gli eletti molti politici come l’ex premier Enrico Letta, Ugo La Malfa, Emma Bonino, l’austero Mario Monti, Romano Prodi. Ma chi è che muove le fila, chi sceglie e invita gli ospiti illustri? Nessuno lo sa. Neanche chi, in quelle segrete stanze, ci ha dormito. La natura pseudo-massonica degli incontri in oltre mezzo secolo di esistenza di Bilderberg ha generato una convinta serie di teorie complottiste. Per molti, i potentissimi membri del consiglio avrebbero come unico obiettivo quello di “dirigere” il mondo globalizzato. L’evento annuale rimane coperto da un velo di mistero. Un velo che dura da 67 anni. E che magari un giorno cadrà, quando i giornalisti come Stefano Feltri si decideranno a raccontare. Noi ci speriamo.
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