Estratto dell’articolo di Flavia Amabile per “La Stampa”
APPELLO DI EZIO GREGGIO ALLA MAMMA CHE HA ABBANDONATO IL BAMBINO A MILANO
Ventiquattro ore di parole in libertà invece del silenzio che dovrebbe accompagnare la scelta di una donna. Da quando la clinica Mangiagalli ha deciso di pubblicizzare l'arrivo di una madre alla "Culla per la vita" presente nella struttura per lasciare il figlio appena nato, in tanti hanno deciso di dare consigli, lanciare appelli, esprimere opinioni di cui di sicuro la donna non aveva bisogno dopo aver trascorso nove mesi a pensarci su.
Il primo a lanciare un appello è stato Fabio Mosca, primario di Neonatologia del Policlinico di Milano. Dopo aver trovato il neonato la domenica di Pasqua insieme ai medici della clinica Mangiagalli, aveva invitato la donna a cambiare idea offrendo sostegno e aiuto. Poi c'è stato il comico Ezio Greggio - che si è definito «zio Ezio» - a promettere alla donna che non sarebbe stata sola se fosse tornata a prendere il bambino. P
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er provare a convincerla ha usato argomenti e termini che hanno fatto inorridire chiunque si occupi di questioni legate all'infanzia. «Il bimbo è bellissimo e sta bene», ha assicurato, come se il canone estetico avesse un ruolo nella decisione. Poi, ha aggiunto: «Prenditi il tuo bambino che merita una mamma vera, non una mamma che poi dovrà occuparsene ma non è la mamma vera».
Forse voleva provare a far sentire alla madre l'importanza del suo ruolo, aggiungendo un ulteriore carico di senso di colpa. In realtà è riuscito a offendere migliaia di genitori e figli titolari di affido e di adozione.
[…] Sommerso dalle critiche, il giorno dopo l'appello, Ezio Greggio ha provato a fare una lieve marcia indietro scrivendo che non c'era alcuna «polemica verso quelle fantastiche mamme e famiglie che adottano i bimbi abbandonati», ma ha rilanciato il suo appello: «Mamma di Enea se ami il tuo bimbo e il tuo desiderio è tenere il tuo bimbo siamo in tanti pronti ad aiutarti, sei ancora in tempo a ripensarci».
In tanti, sui social, si chiedono perché questi appelli non vengono rivolti anche al padre del bambino senza pensare che potrebbe anche non sapere di essere diventato padre.
Oppure si chiedono, in modo più corretto, a che cosa serva la culla della vita se poi non si rispetta la privacy di chi decide per qualsiasi motivo di lasciare il neonato.
Anche perché di fronte alla risonanza avuta dal gesto, alle polemiche, agli appelli, in futuro una donna nella stessa situazione potrebbe scegliere di non portare avanti fino alla fine la gravidanza o di lasciare il bambino in luoghi meno protetti dove la sopravvivenza del bambino sarebbe a rischio.
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