Nove religiosi sono indagati dalla procura di Prato per presunte violenze sessuali nei confronti di due fratelli, entrambi minorenni all'epoca dei fatti contestati. Si tratta di cinque sacerdoti, un frate e altri tre religiosi, come riporta oggi il quotidiano «La Nazione».
Gli abusi sessuali, secondo quanto ipotizzano gli inquirenti, si sarebbero consumati per anni fra le mura delle sedi di Prato e di Calomini (Lucca) dell'ex comunità religiosa «I Discepoli dell'Annunciazione», soppressa ufficialmente un mese e mezzo fa, con decreto emesso dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata della Santa Sede, per una serie di problemi fra i quali «forti perplessità sullo stile di governo del fondatore e sulla sua idoneità nel ricoprire tale ruolo». Tra i nove indagati figura anche il fondatore della comunità religiosa, don Giglio Gilioli, 73 anni, sacerdote veronese trasferitosi a Prato da oltre dieci anni.
Le indagini sulla comunità religiosa che doveva accogliere e fare crescere i ragazzi, aiutarli, sostenerli, tirandoli fuori dalle difficoltà, avrebbe fatto emergere, invece, un inferno di perversione e violenza nei confronti dei minorenni ospitati. Questo almeno ipotizza la Procura pratese che ha messo nel mirino nove componenti della comunità religiosa dei «Discepoli dell'Annunciazione», realtà di ispirazione mariana, soppressa ufficialmente dal Vaticano nel mese di dicembre dopo poco più di 14 anni di attività, a seguito di una visita canonica voluta dalla Santa Sede.
Su quell'ex confraternita formata da sacerdoti, religiosi e consacrati, nata a Prato per volontà del fondatore don Giglio Gilioli, indagato, si è abbattuto oggi un sospetto tremendo, che sembra svelare un mondo fatto di abusi sessuali e violenze ai danni di due fratelli che furono affidati dai genitori ai «Discepoli dell'Annunciazione» perchè li crescessero nel modo migliore. Invece, sostengono gli stessi ragazzi, già ascoltati dagli investigatori, c'erano violenze ripetute e inenarrabili, anche in gruppo, per anni e anni.
discepoli dell'annunciazione prato
Due vittime accertate finora, ma potrebbero essercene altre, almeno stando a quanto fanno emergere le testimonianze dei due fratelli, che sembrano inoltre suggerire la presenza di altri adulti, le cui identità sono ancora in corso di accertamento, in occasione degli episodi di violenza. A finire nei guai il fondatore dei «Discepoli dell'Annunciazione» insieme ad altri otto ex confratelli, fra sacerdoti e religiosi, che nei giorni scorsi sono stati sottoposti a perquisizioni.
L'inchiesta sarebbe partita proprio dalle dichiarazioni rese dai due fratelli a distanza di alcuni anni dalle violenze, ma anche da altre persone ascoltate dagli uomini della squadra mobile della questura di Prato. Per una delle vittime i fatti risalirebbero al periodo che va dal 2008 all'estate del 2016 e gli abusi si sarebbero consumati sia nella sede di Prato che in quella di Calomini, in provincia di Lucca. Otto dei nove indagati si sarebbero approfittati del ragazzino, abusando delle sue condizioni di inferiorità fisica e psichica, e costringendolo a compiere e a subire atti sessuali, anche con più persone. L'altro fratello, invece, sarebbe stato oggetto di violenze sessuali da parte di due degli indagati. Anch'egli minorenne all'epoca dei fatti, sarebbe stato costretto a compiere e a subire atti sessuali all'interno della sede dei «Discepoli dell'annunciazione» in un lasso di tempo che va dal 2009 al 2012.
Gli episodi sarebbero stati confermati dalle stesse vittime, ritenute credibili dalla Procura. I magistrati nel disporre le perquisizioni personali a carico dei nove religiosi e una serie di accertamenti approfonditi nelle tre sedi dell'ex associazione religiosa (a Prato, ad Aulla e a Calomini), non esclude la possiblità di trovare documenti cartacei e informatici - comprese registrazioni audio e video - capaci di testimoniare quelle violenze. L'inchiesta è solo all'inizio e potrebbe approdare a sviluppi clamorosi: forse nuove vittime, forse nuovi aguzzini. Quel che è certo che a dicembre il Vaticano c'era andato giù pesante nelle motivazioni che accompagnavano il provvedimento di chiusura della congregazione religiosa. Indicando «forti perplessità sullo stile di governo del fondatore e sulla sua idoneità nel ricoprire tale ruolo». Ma anche «limiti nel reclutamento e nella formazione dei membri» e «deficienze nell'esercizio dell'autorità».
SOSPESO DALLA CHIESA PER ABUSI SU UNA 13ENNE: DON MARINO TORNA A INDOSSARE LA TONACA
Angela Marino per fanpage.it
Don Marino Genova, condannato in appello a 4 anni per abusi sessuali su una giovanissima parrocchiana, Giada Vitale, all'epoca dei fatti 13enne, è tornato a indossare la tonaca. Nonostante la sospensione a divinis fino al pronunciamento definitivo del Tribunale italiano, ovvero fino alla sentenza definitiva sulla sua condotta, don Marino partecipa attivamente alla vita religiosa della comunità di Subiaco, dove è stato ripreso e fotografato in alcuni video apparsi sulla pagina Facebook, Subiaco il borgo più bello d'Italia.
Don Marino è dimagrito e appare molto diverso dalle vecchie foto pubblicate dai giornali, alcune delle quali lo mostravano con Giada, all'epoca praticamente una bambina. La ragazza, orfana di padre, cominciò a frequentare la chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Portocannone, dove viveva, come organista. Fu nella primavera del 2009 che don Marino la invitò per la prima volta in sacrestia dando il via a un ciclo di abusi sessuali che sarebbe durato per tre anni, fino a quando Giada, ormai diciassettenne, trovò la forza di denunciare. "Mi spogliava abusava di me e poi mi congedava con la benedizione" ha raccontato Giada alle telecamere di Fanpage.it.
Il processo canonico
Per quanto accaduto nel retro della Chiesa, don Marino è finito a processo e ha incassato la prima condanna, confermata in appello, a quattro anni e dieci mesi di carcere per gli abusi sessuali avvenuti prima del compimento del 14esimo anno di età, limite anagrafico oltre il quale lo Stato italiano ha bollato la ragazza come ‘consenziente'. Sul caso, peraltro, si espressa anche la Chiesa. "La Diocesi di Termoli-Larino – si legge in una nota – comunica di rispettare la sentenza. Si precisa anche che la legge della Chiesa considera la minore età quella inferiore ai 18 anni senza la distinzione, per questa tipologia di reati, di periodi antecedenti o successivi ai 14 anni come prevede, invece, l’ordinamento penale italiano".
"Per questo motivo – continua – il sacerdote è stato già processato con sentenza in autonomia dallo Stato italiano secondo quanto previsto dall’ordinamento canonico. Il vescovo, Gianfranco De Luca, appena ricevuta la notizia dei fatti contestati a don Marino Genova da parte di Giada Vitale ha immediatamente proceduto per verificare la verosimiglianza delle accuse con una indagine preliminare che ha accertato i fatti contestati; ha quindi allontanato dalla parrocchia di Portocannone il sacerdote e ha istituito il Tribunale ecclesiastico diocesano per svolgere il processo canonico che ha emesso la sentenza". Il verdetto del tribunale ecclesiastico, spiega la nota "consiste nella sospensione a divinis fino al pronunciamento definitivo del Tribunale italiano, nell’interdizione all’ufficio di parroco e nell’invito a vivere in una casa religiosa”.
il Gip Maria Rosaria Vecchi deciderà se archiviare definitivamente accogliendo la richiesta del Pm Toncini o se andare avanti con le indagini per gli abusi subiti da Giada dopo il 14esimo compleanno. Tre gli scenari possibili per questo secondo troncone di inchiesta: l'archiviazione, la continuazione delle indagini o l'imputazione coatta. L'imputazione coatta consiste nell'obbligare il pubblico ministero a formulare entro 10 giorni un capo di imputazione. In quest'ultimo caso, il pubblico ministero non potrà sottrarsi a questa decisione del gip perché costretto a esercitare l'azione penale. Nell'attesa Giada ha raggiunto importanti obiettivi di vita come la laurea, ma continua a fare i conti con il demone dell'abuso, oggi più che mai, di fronte alle immagini di don Marino con la tonaca.