Fabio Pavesi e Andrea Deugeni per www.affaritaliani.it
Che ci fosse un modello “Autostrade” anche nella gestione della piccola funivia del Mottarone a Stresa? Ricavi garantiti dalla posizione di monopolio della tratta e con costi tenuti il più possibile bassi gli utili erano garantiti.
Et voilà, anche la società Ferrovie del Mottarone una piccola srl di proprietà di Luigi Nerini che gestisce l’impianto funicolare collassato è un piccolo esempio di grande profittabilità.
incidente funivia stresa mottarone
Nell’ultimo bilancio quello del 2019 pre-pandemia, la srl ha prodotto 439 mila euro di utili netti su 2 milioni di ricavi. Ogni 100 euro incassati dai biglietti venduti, più di 20 euro diventano profitti per la piccola srl. Una redditività molto buona sul modello di un tipico business da monopolio delle infrastrutture.
Fare utili con la funicolare non era poi così difficile. Con circa 100 mila turisti trasportati ogni anno a poco meno di 20 euro a biglietto cui si aggiungono ogni anno i contributi del Comune di Stresa per circa 130 mila euro ecco il fatturato che veleggiava sui 2 milioni.
Basta tenere sotto controllo i costi e gli utili sono assicurati. Già i costi. Nel 2019, ma andava più o meno così tutti gli anni precedenti, per beni di consumo e materiali sono stati spesi solo 18 mila euro.
La voce dei servizi (tra cui evidentemente la manutenzione appaltata al gigante delle funivie Leitner) contava per 442 mila euro, poco più del 20% del totale degli incassi. Pagato il personale per 485 mila euro l’anno e spesati gli ammortamenti ecco che i profitti si producevano quasi in automatico e per un importo notevole pari al 20% dell’intero fatturato. Questa la dinamica del business della piccola srl familiare che ha in concessione fino al 2028 la funicolare.
Gli impianti Leitner a Sesto nelle Dolomiti
Un affare per Nerini prima della tragedia. Ora si tratterà di capire dalle carte dell’inchiesta se oltre a gestire un bell’affare sul piano economico, la Funivia del Mottarone non lesinava le risorse necessarie a garantire assoluta sicurezza.
Poi ci sono le domande specifiche sul malfunzionamento che per ora non trovano risposta: non era un impianto vecchio a solo una fune traente (i moderni impianti ne hanno due)? E ancora perché non sono partiti i freni di emergenza per bloccare la cabina?
A risolvere i dubbi dovrebbe essere anche la Leitner, colosso mondiale altoatesino controllato dalla famiglia Seeber, che Affaritaliani.it ha cercato di contattare chiamando sia i numeri personali dell’ufficio stampa sia l’azienda, ma senza esito.
Per il momento il manutentore, che nel 2016 aveva effettuato una revisione completa della funivia e a novembre del 2020 il consueto controllo annuale, ha fatto soltanto sapere che lo scorso anno “non era risultata alcuna criticità”.
incidente funivia stresa mottarone 5
La Leitner, sede a Vipiteno, 3.814 dipendenti e 18 stabilimenti in giro per il mondo, assieme all’austriaca Doppelmayr, è uno dei gruppi leader mondiali per impianti a fune per il trasporto di persone in montagna e città, un gruppo che grazie a una diversificazione industriale iniziata negli anni ’70 con acquisizioni estere produce anche gatti delle nevi e veicoli cingolati multiuso, sistemi per l’innevamento automatizzato, sistemi per il trasporto di materiali e impianti eolici.
Business che hanno consentito alla Leitner di superare per la seconda volta nel 2019 quota un miliardo di fatturato a 1,056 miliardi dai 1,021 miliardi dell’anno precedente. Ricavi realizzati per il 90% interamente oltre confine.
FUNIVIA STRESA MOTTARONE PRECIPITA
Tra gli impianti più celebri della Leitner, che per il design interamente made in Italy collabora dal 2001 con Pinifarina, la cabinovia da dieci posti Fleckalmbath a Kitzbuhel, la monofune più veloce di tutta l’Austria e la prima funivia trifune della Scandinavia a Voss, in Norvegia.
Ora a Cortina ha avviato i lavori per il mega collegamento tra Tofane e cinque Torri. E in ambito urbano? Il marchio Leintner è presente sulle vetture del minimetrò di Perugia fino agli impianti di Città del Messico a Tolosa, passando da Medellin, in Colombia.