Valentina Errante per il Messaggero
Come l' anziana mamma del governatore Attilio Fontana abbia accumulato 5 milioni e 300mila euro, creando, a oltre ottant' anni, due trust alle Bahamas, resterà probabilmente un mistero anche per la procura di Milano, che però ha deciso di non fermarsi e andare a ritroso nel tempo.
Oggi sui due conti svizzeri del governatore della Lombardia, amministrati dall' Unione fiduciaria italiana, ci sono 4 milioni e 400mila euro. Un patrimonio sul quale non ci sarebbero ombre, secondo il presidente della Regione e il suo avvocato, ma già al centro degli accertamenti della Guardia di Finanza che, su delega della procura milanese, come primo passo, acquisirà all' Agenzia delle Entrate il fascicolo datato 2015.
È in quell' anno che il governatore eredita il patrimonio e decide di far rientrare (solo metaforicamente perché di fatto i soldi sono rimasti in una filiale dell' Ubs in Svizzera) quella fortuna, evitando di incorrere in sanzioni penali. Ma già dal 2005 poteva usufruire di una parte di quei soldi.
ATTILIO FONTANA E LA FIGLIA MARIA CRISTINA
I dubbi riguardano la provenienza dei soldi. Mentre lo scudo fiscale utilizzato dal politico della Lega è ora il fronte di un nuovo scontro politico, insieme a quel bonifico che il presidente della Regione voleva fare alla società del cognato e della moglie, prima che la fornitura di camici per la Regione Lombardia si trasformasse in una donazione.
I dubbi riguardano la provenienza dei soldi. Dei quali certo Fontana non ha scoperto l' esistenza alla morte della mamma, visto che in uno dei due conti risultava soggetto delegato. Sembra difficile che la signora Maria Giovanna Brunella, dentista, e il marito, medico condotto, abbiano accumulato una simile fortuna. Sta di fato che nel 2005, quando ha già superato gli ottanta anni, la signora costituisce due trust che detengono i conti svizzeri con un deposito di oltre 5 milioni di euro. Fontana, all' epoca presidente del consiglio regionale, in uno compare come «beneficiario», nell' altro come «soggetto delegato».
Nel settembre 2015, alla morte della mamma oramai novantaduenne, il sindaco di Varese decide di approfittare della legge sullo scudo fiscale, facendo la cosiddetta voluntary disclosure e dichiarando all' Agenzia delle entrate il patrimonio. Oltre a verificare come siano stati scudati i soldi e in che quantità rispetto al deposito effettivo, la Finanza acquisirà anche il mandato fiduciario firmato dal governatore alla società che li amministra. Se quel denaro risultasse di dubbia provenienza (difficile averne conto dalle Bahamas) i reati sarebbero prescritti. Resta però l' opportunità politica.
«Acconto fornitura camici a favore di Aria spa». E il dettaglio: «Si tratta di fornitura di presidi medici prodotti da Dama spa a favore di Aria Regione Lombardia». Così il 19 maggio Fontana bonifica 250mila euro alla Dama, la società, gestita dal cognato Andrea Dini, che, con trattativa diretta, ha ottenuto un ordine di 513mila euro. Il giorno dopo, Dini scriverà ad Aria, società che gestisce gli acquisti della Regione, per comunicare che recede dal contratto, trasformandolo in donazione.
La fornitura viene così bloccata. Cinquantamila camici sono già stati consegnati, gli altri 25 mila rimangono nel deposito dell' azienda tessile che sta tentando di riconvertirsi. Il governatore avalla così, insieme all' allora dg di Aria, Filippo Bongiovanni e al suo numero due, Carmen Schweigl, l' interruzione dell' appalto. Una circostanza che spinge i pm a ipotizzare, oltre alla turbata libertà degli incanti, la frode in pubbliche forniture e a indagarlo.
inchiesta di report su camici alla regione lombardia
«Che vadano a vedere tutto quello che vogliono. Noi siamo tranquilli - commenta l' avvocato del governatore Jacopo Pensa - è un' eredità, scudata, regolarizzata, tracciabile e assolutamente ufficiale». Ma Fontana non si presenterà in procura.
GRILLINI E PD VERSO LA MOZIONE DI SFIDUCIA M
M.A. per il Messaggero
roberto maroni attilio fontana matteo salvini
Nella Lega si teme che Fontana possa non reggere e mollare. C' è chi dice che il presidente lombardo sarebbe tentato alla resa. Ma questo alle orecchie di Salvini, se è arrivato, sarebbe un dramma. Perché il Carroccio è deciso a difendere fino alla fine Fontana e a non arrendersi a quella che chiamano «la persecuzione giudiziaria». Ne usciremo a testa alta e si vedrà che anche questa, come sempre, è una montatura sciacallesca e giudiziaria: questa la linea di Via Bellerio.
E insomma non si allenta la tensione attorno al governatore della Lombardia sulla fornitura dei camici alla Regione da parte del cognato e al bonifico mancato da 250mila euro. Indagato per «frode in pubbliche forniture», oggi, Fontana interverrà al Consiglio regionale della Lombardia.
Con le opposizioni pronte, nel caso, a presentare una mozione di sfiducia, che verrebbe votata anche dal Pd. Intanto l' avvocato difensore del presidente, Jacopo Pensa, ha anticipato che andrà in settimana dai magistrati per cercare di capire la posizione esatta del suo assistito.
Ma a dimettersi il governatore non ci pensa proprio, almeno così dice ufficialmente. E continua a difendersi così: «Nelle dichiarazioni richieste dalle norme sulla trasparenza sono riportati nel dettaglio i miei patrimoni, non vi è nulla di nascosto e non vi è nulla su cui basare falsi scoop mediatici». E ancora: «L' idea del bonifico è nata quando è saltata fuori questa storia e ho visto che mio cognato faceva questa donazione. Ho voluto partecipare anch' io. Fare anch' io una donazione. Mi sembrava il dovere di ogni lombardo».
Eppure dem e grillini sono sul piede di guerra. Secondo il viceministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni, politico che in consiglio regionale lombardo è sempre stato in prima linea contro la Lega, prima che venisse eletto in Parlamento per poi andare al governo: «La giunta di Fontana non può andare avanti.
C' è un chiaro problema di opportunità, e la gestione ex post del proprio caso da parte del governatore mi colpisce molto. Come ho detto, questa giunta non può andare avanti. Non è stata in grado di gestire l' emergenza causata dalla pandemia e poteva certamente evitare le strumentalizzazioni contro il governo, che ha operato con serietà senza mai entrare in contrapposizione con gli enti locali». Ed è per questo che, incalza Massimo De Rosa, capogruppo M5S Lombardia, «serve un atto politico coraggioso per la storia che stiamo andando a costruire, siamo pronti a chiedere la sfiducia del presidente Fontana e chiediamo alle altre forze d' opposizione di sostenere la nostra richiesta».
Anche il Pd è per la cacciata di Fontana. E Riccardo De Corato, assessore lombardo alla Sicurezza, attacca: «I dem usano due pesi e due misure. L' elenco degli amministratori di sinistra indagati è lungo e comprende il presidente toscano Rossi, l' ex governatore della Calabria Mario Oliverio e l' ex governatore siciliano Crocetta che non mi risulta si siano dimessi. Senza dimenticare il sindaco Sala che ha una condanna a sei mesi ed è alla guida di Milano».
Intanto Berlusconi ha chiamato Fontana per dirgli: «Sto dalla tua parte». E oltre alla Lega anche Forza Italia è schieratissima con Fontana. «Vada avanti», dice Maria Stella Gelmini. E Berlusconi, ai suoi, ha raccomandato: «La giunta Fontana non deve cadere, ora massima solidarietà alla Lega in questa vicenda».
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