Estratto dell’articolo di Luca Pagni per “la Repubblica”
Tengono sempre banco le nomine ai vertici dei colossi di Stato. Dopo lo scontro tra le forze della maggioranza per la spartizione delle poltrone, in particolare per il ruolo di presidente e ad, rimangono da risolvere alcune ricadute a livello manageriale. La prima riguarda l’ad uscente di Terna, Stefano Donnarumma, mentre il secondo caso chiama in causa Lorenzo Mariani, uno dei candidati per il vertice del gruppo Leonardo.
Donnarumma, di fatto, è da considerarsi una “vittima collaterale”. Nonostante fosse il candidato dalla premier Giorgia Meloni alla poltrona di numero uno del gruppo Enel, al posto del non riconfermato Francesco Starace, negli ultimi giorni si è ritrovato senza incarico.
Forza Italia e Lega hanno vinto il braccio di ferro per Enel, dove hanno imposto rispettivamente l’ex numero uno di Eni Paolo Scaroni (alla presidenza) e Flavio Cattaneo (come ad). Anche per quest’ultimo un ritorno alle aziende di Stato avendo già guidato la Rai (come direttore generale) e Terna.
Il problema è che la premier aveva già prenotato il vertice della società che gestisce la rete elettrica per Giuseppina Di Foggia (attualmente ad della divisione italiana di Nokia), volendosi intestare la nomina della prima manager donna a capo di uno dei colossi di Stato.
Donnarumma è così stato dirottato a una controllata di Cassa Depositi Prestiti. In particolare, dovrebbe diventare ad di Cdp venture capital, l’ex Fondo strategico di investimento, ora diventato il veicolo che accompagna nella loro crescita le start up innovative.
Ma la nomina è al momento bloccata: passando da una controllata di Cdp (Terna) a un’altra, Donnarumma dovrebbe rinunciare alla buonuscita (qualche milione di euro). Inoltre, non è ancora stato raggiunto l’accordo sulla retribuzione annuale, che non può essere superiore a quella dell’ad di Cdp. Il Ministero del Tesoro si è preso qualche giorno per verificare la norma sulla buonuscita e le richieste di Donnarumma.
lorenzo mariani foto di bacco (1)
Diverso il caso di Leonardo. A capo della società della Difesa e Sicurezza, è stato indicato l’ex ministro dell’Ambiente Roberto Cingolani, a suo tempo indicato in quota Cinquestelle e ora voluto dalla premier. Nella volata finale si è imposto su Lorenzo Mariani, attualmente ad dell’azienda missilistica Mbda controllata da Leonardo, sostenuto dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Nel braccio di ferro interno a Fratelli d’Italia, Crosetto aveva ottenuto che Mariani potesse salire al ruolo di direttore generale. E qui nasce il problema.
Cingolani prenderà il posto di Alessandro Profumo, il quale sei anni fa quando era stato nominato aveva preso solo la carica di amministratore delegato e non di direttore generale (come avviene quasi sempre, anche perché il dg ha una retribuzione superiore rispetto all’ad), carica mantenuta in questi anni da un altro manager, Lucio Valerio Cioffi. Cingolani, invece, prenderà anche la carica di dg: si è così aperto un conflitto, in cui Mariani potrebbe non accettare un ruolo con un grado inferiore e così rimanere a capo della controllata che, tra l’altro, sta ottenendo risultati economici positivi.
lorenzo mariani foto di bacco (2) mario draghi roberto cingolani stefano donnarumma