ECCO COME LE BABY GANG DI CAMORRA SI METTONO IN MOSTRA SU FACEBOOK - PISTOLE ESIBITE PER PIACERE E POST DI DISPREZZO CONTRO LO STATO, POLIZIOTTI E CARABINIERI, MAGLIETTE FIRMATE E ROLEX IN BELLA VISTA: “LA NORMALITÀ CI ANNOIA”
Roberto Russo per www.corriere.it
I GIOVANI CAMORRISTI SI ESIBISCONO SU FACEBOOK
Pagherebbero per vederlo recitare. Magari anche in inglese. Pagherebbero eccome, per Al Pacino, i giovanissimi di Marano, Secondigliano, Barra, San Giovanni a Teduccio, Melito. Quelli che nei loro profili Facebook postano foto di Scarface mentre imbraccia il mitra e fa fuoco, seminando un rosario di proiettili prima di finire, a sua volta crivellato, nella pacchiana piscina sormontata dal mappamondo d’oro con la scritta «The world is your». Invece pare proprio che dovranno rinunciare a vedere Al dal vivo. E saranno costretti a rinverdire il mito di Tony Montana solo sulle loro bacheche.
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I RAMPOLLI DELLE FAMIGLIE MALAVITOSE
Sì perché sulle pagine Facebook dei giovani rampolli delle famiglie malavitose di Napoli e provincia (alcuni sono i nipoti di boss un tempo temutissimi) il mito di «Scarface» resiste inossidabile nonostante gli anni. Resiste e si affianca al rilancio del trailer di Gomorra, seconda serie su Sky, che pure tira alla grande tra i ragazzini, tantissimi i minorenni. Così il principale social mondiale diventa un’antologia di esistenze bruciate.
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Vite segnate da cognomi ingombranti, da logiche di clan di giovanissimi che indossano tutti le stesse, costosissime, magliette firmate da due stilisti nordeuropei; che impennano sui loro motocicli «perché — scrivono — la normalità mi annoia»; che si fanno fotografare mentre stappano maxibottiglie di Champagne. E poi ragazzi più grandi alla guida di Porsche o Audi. Tutte lussuose, tutte sgargianti. Uno di loro scrive: «Mi è costata 50 barbettoni...» intendendo quasi certamente cinquantamila euro.
ESIBIZIONE DI ROLEX
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Altri, più piccoli, pubblicano foto di coltelli a serramanico, oppure intere collezioni di Rolex di incerta provenienza. È una esibizione continua, ossessiva, ostentata, di beni di lusso e di aggressività. Di post sprezzanti nei confronti degli «infami» e delle forze dell’ordine. «Stann’ semp’ annanz’ a me..chitemm...» si sfoga uno, pubblicando dalla sua auto la foto di un posto di blocco dei carabinieri. Ma a destare impressione è l’enorme quantità di pistole e fucili che è possibile vedere liberamente nelle foto di quei profili. Come quella che ritrae un giovane, giubbetto in pelle nera, bottiglia di birra tra le mani e accanto a lui un’avvenente ragazza in minigonna. Lei tende le braccia impugnando un’arma. I due sono su un balcone. Non è dato sapere se abbia davvero sparato o se si sia trattato solo di una esibizione a beneficio di chi legge.
I VIDEO MUSICALI
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C’è chi posta un video Hip-hop in cui si vede un uomo che armeggia con un’automatica e commenta: «Per me non sei una usa e getta, non sei solo un oggetto. È bello svegliarmi e vedere che sei nel mio letto». Le armi sono un’ossessione, ma chi si fa fotografare mentre le maneggia, è consapevole dei rischi e commenta: «La tua vita cambia nel momento che premi quel grilletto...». È notte, il giovanissimo è in sella a un motociclo fermo in un quartiere periferico e punta l’arma contro un bersaglio immaginario. «Ma lievete sta’ cos’a piumbin a man...» lo apostrofa un amico.
LE FRASI
Il refrain prevede i soliti post di odio verso le forze dell’ordine: «Tr...e polizia, stessa porcheria». Oppure: «Finché vivrò contro di te starò» corollario di un muro con la scritta Acab (acronimo inglese di «tutti i poliziotti sono bastardi»). Ma ci sono anche commenti malinconici, quelli riservati ai padri o ai fratelli in cella. Scrive la figlia di un detenuto: «Vita mia, oggi è il tuo onomastico e con questo sono cinque che non festeggiamo insieme...Auguri di una presta libertà».
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Un ragazzo posta: «Tra poche ore il leone uscirà dalla sua gabbia» e pubblica la foto del padre nell’atto di lanciargli un bacio. Poi si lascia andare a una riflessione più lunga che ha il sapore di una confessione esistenziale: «Veniamo dal quartiere del male, perché non abbiamo un’istruzione, perché a scuola non ci andiamo. Ma da noi a scuola non ci puoi andare, perché prima devi pensare a mangiare, a fare la vita che fanno tutti i ragazzi normali. Solo che a loro ci pensano i genitori. Da noi no...Ci sono ragazzi che scelgono la strada del male, di comandare il loro quartiere. Ma vi dico che hanno un cuore e la forza di combattere. Contro tutto e tutti». È una guerra senza fine. Come la notte di Napoli.