Luigi Ferrarella per “il Corriere della Sera”
Non si sa ancora chi sia l' uomo senza testa e senza gambe, ma forse si sa già - ad appena 36 ore dal delitto - chi siano due di coloro che sabato sera lo hanno fatto a pezzi con una accetta, e carbonizzato alla periferia di Milano dentro un trolley trasportato su un carrello del supermercato. Situazione inconsueta. Ma del resto nemmeno capita tutti i giorni di ritrovarsi solo con il lembo di un pollice quale unica password per il nome, residua futura speranza di identificazione del cadavere attraverso il confronto dell' impronta digitale (sconosciuta alle banche dati di polizia italiane) con l' archivio di qualche Paese straniero.
Come la Colombia o la Spagna. Perché colombiani sono i due uomini fermati dal pm Paolo Storari, uno per l' ipotesi di omicidio aggravato da crudeltà, e l' altro per concorso con lui nell' occultamento e vilipendio di cadavere. E perché a Madrid stava volando il più giovane dei due colombiani, appena 21 anni, solo da un mese in Italia, bloccato dalla Squadra Mobile all' aeroporto di Malpensa quando già aveva passato i controlli, si era imbarcato, e mancavano appena 6 minuti al decollo dell' aereo, che è stato poi fatto partire in ritardo per scaricare la valigia del passeggero trattenuto forzatamente a terra.
Una corsa contro il tempo che - come sempre avviene in questo tipo di delitti, che vengono risolti oppure restano per sempre enigmi a seconda della capacità degli inquirenti di sviluppare il massimo potenziale investigativo immediatamente sul tamburo delle prime ore - ha riempito di senso gli sforzi della Squadra Mobile di Lorenzo Bucossi, del commissariato Comasina prezioso per la conoscenza capillare del quartiere Bovisasca, della polizia scientifica compulsata a tempo di record, e dei Vigili del fuoco, i primi a intervenire una volta chiamati da un vicino di casa alle 22.15 di sabato attorno a quello che pareva il rogo di un minideposito di rifiuti in via Cascina dei Prati.
L' incendio, invece, era stato appiccato per cercare di disfarsi dell'«incidente» che ora gli inquirenti del pm Storari e del procuratore aggiunto Laura Pedio (coordinatrice in Procura dei fascicoli per omicidio) riconducono a una grigliata: iniziata molto alcolica, e degenerata in violenta lite nell' appartamento con minigiardino in via Carlo Carrà di uno dei due colombiani fermati, quello di 38 anni, da tempo in Italia con regolare titolo di soggiorno ma anche tre denunce per furto. In Procura, dove stanno ancora cercando la versione di altri ospiti/spettatori della grigliata (meno di una decina), si sentono invece di escludere droga o regolamenti tra gang di latinos, mentre a scatenare la violenza credono sia stata una molla molto più banale, «anzi probabilmente futile», risalente a passate ruggini personali in Colombia.
Fatto sta che a un certo punto il 21enne avrebbe accoltellato e sgozzato l' ignota vittima, e poi, per tentare di sbarazzarsene, gli avrebbe (insieme al complice) tagliato con una accetta la testa, le braccia, le gambe e i piedi, allo scopo di insaccare le membra dentro un trolley: quello poi trasportato su un carrello della spesa sino al luogo dove tra i rifiuti è stato incendiato con benzina trovata sia lì sia nella casa. Operazioni non agevoli, costate ai due l' attenzione di uno o più testi: che li hanno visti pulire la strada davanti a casa (dal sangue, si capisce ora), spingere un carrello (trovato in casa con l' accetta ancora sporchi di sangue), forse anche urtare nella concitazione un furgone in sosta. Fino al rogo. Che consuma quasi tutti gli arti smembrati. Meno il pollice.