Mauro Evangelisti per il Messaggero - Estratti
il maltempo che ha messo in ginocchio valencia e dintorni
Dantesco. Almeno novantacinque vittime, decine di dispersi, treni fermi, devastazione, fango e acqua. Solo a Paiporta, a pochi chilometri da Valencia, si contano quaranta morti. Perfino 1.200 persone intrappolate nelle loro vetture in due autostrade, 155mila a lungo senza corrente elettrica e senza internet.
E tante storie di dolore, come il bimbo di 4 anni morto con il padre in una casa di quattro piani crollata a Sot de Clara a causa della furia dell'alluvione. Immaginate la Romagna nel 2023 e moltiplicate per 10. Con l'aggravante di un allarme arrivato in ritardo. Per questo i sindaci delle cittadine nei dintorni di Valencia parlano dell'inferno di acqua che le ha travolte usando spesso questo aggettivo: dantesco, appunto.
Quando si atterra a Valencia, dopo che per alcune ore martedì l'aeroporto era rimasto chiuso perché si era allagato, rimbalza anche un'altra parola drammatica, Dana, un acronimo che vuol dire Depresión Aislada en Niveles Altos, e che in generale è una perturbazione, più nello specifico una "goccia fredda", che causa tempeste e temporali, alimentata dall'alta pressione e dalla insolita temperatura elevata del Mediterraneo. Come una trottola è rimasta intrappolata sopra la regione di Valencia per molte ore martedì, causando precipitazioni intense, facendo esondare i fiumi, con allagamenti improvvisi di interi paesi, ma anche autostrade.
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Già martedì pomeriggio sui social sono circolati video drammatici di persone aggrappate agli alberi, prigioniere sui tetti delle auto e dei camion circondati dall'acqua, trascinate via dalla corrente per strada, bloccate nelle aziende o nei centri commerciali, isolate perché i ponti si frantumavano.
Nonostante l'allerta rossa fosse preannunciata, nonostante già al mattino ci fosse la conferma della grande tempesta, alla popolazione non era stato detto di restare in casa, di limitare gli spostamenti, non erano state chiuse le aziende e tanto meno le scuole. Per cui decine di migliaia di cittadini sono stati colti di sorpresa mentre continuavano la vita di sempre. Per capire la portata di quanto successo basti pensare che in alcuni comuni in poche ore sono caduti 400 litri a metro quadro, la quantità che di solito piove in un anno intero.
Ci sono stati allagamenti anche nella vicina regione di Castilla-La Mancha, e dalla parte opposta della penisola, a Malaga, in Andalusia. Ieri pomeriggio è tornata l'allerta rossa a Barcellona e in tutta la Catalogna meridionale, ma anche (sempre in Andalusia) a Siviglia, Jerez e Cadice. Il bilancio delle vittime assomiglia a quello di un terremoto catastrofico: 95 morti e decine di dispersi.
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Più nel dettaglio: nella Comunidad di Valencia i corpi recuperati sono 92, poi ci sono 2 vittime a Castilla-La Mancha e una a Malaga. Le voci dei sindaci della cintura di Valencia, l'area che ha pagato il conto più alto, assomigliano a quelle dei colleghi della Romagna, dell'Emilia, della Toscana, delle Marche coinvolti da alluvioni nell'ultimo lustro. Racconta Josep Almenar Navarro, alcalde di Picanya, 11mila abitanti, otto chilometri a Sud-Ovest da Valencia:
«Da noi abbiamo conferma di sei persone morte, di varie età: alcuni anziani, ma anche dei giovani. Alcuni sono rimasti uccisi perché sono usciti dalla casa per mettersi in salvo, ma sono stati travolti dall'acqua. Un altro uomo era al primo piano, è sceso per chiudere una porta ed è arrivata la piena. È successo tutto molto rapidamente martedì. Pensare che qui neppure ha piovuto tanto, ma a cinquanta chilometri, più in alto, la pioggia è stata più intensa. E il fiume in mezz'ora è esondato. Una cosa che qui da noi non si era mai vista. Ripeto: mai. Tutto il paese è stato allagato, ora stiamo liberando le strade e le case da acqua e fango. Abbiamo anche recuperato molte persone che erano rimaste intrappolate nelle auto ma anche sul ramo di un albero».
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DANA, IL CICLONE IMMOBILE
Raffaella Troili per il Messaggero - Estratti
«A Valencia abbiamo avuto un evento meteo estremo, epocale, tragedia immane. Ovvero un temporale stazionario che è rimasto nelle stesse zone a forma v-shaped (responsabile delle principali alluvioni italiane, ndr). Un tipo di temporale particolarmente violento che insiste pericolosamente nello stesso punto». E che è destinato a perdurare.
Tommaso Torrigiani, climatologo e ricercatore del consorzio Lamma Cnr ricorda: «Sono gli stessi fenomeni che negli autunni si rinnovano in Italia, temporali che creano nubrifragi, alluvioni, inondazioni.
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Dipende dove vanno a colpire, era stato previsto che ci sarebbero stati fenomeni molti intensi legati a quello che chiamano Dana: perturbazioni legate a temporali estremi. Di solito arrivano dall'Atlantico, transitano, peggiorano o migliorano e se ne vanno». In 8 ore la pioggia di un anno. Le drammatiche inondazioni spagnole sono solo le ultime di una lunga lista di eventi estremi che negli ultimi anni si sono abbattuti sull'Europa.
«Bloccate dall'alta pressione sull'Europa centrale queste perturbazioni si staccano e restano nel Mediterraneo. Come gocce fredde, portano maltempo e fenomeni estremi. Come avvenuto in Spagna, ma frequenti in tutti gli autunni. Quest'anno caratterizzato da depressioni insolite sull'Europa meridionale, a partire dall'Emilia Romagna e di recente in Toscana: riflette quanto accaduto in Spagna» riflette Torrigiani.
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Fenomeni eccezionali che il caos meteorologico sta rendendo frequenti e violenti, dovuti a «un Mediterraneo che si sta scaldando in maniera anomala fornendo ancor più energia a questi fenomeni che diventano sempre più estremi e preoccupanti. Invitano a sfide future per gli scienziati. Chiamati a contrastare il riscaldamento globale e fare i conti con il clima cambiato visto che questi accadimenti saranno sempre più frequenti. Vanno studiate metodologie di adattamento. Andrebbero investite risorse specie in Italia per risolvere in primis il dissesto idrogeologico, con autunni sempre più piovosi dove abbiamo rischiato frane e esondazioni».
Alluvioni lampo, stile clima tropicale a cui bisogna far fronte.
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«Questo tipo di temporale stazionario è il più pericoloso, si verifica tutti gli anni, dove va colpire è un'incognita. A volte si viene a creare una forte alta pressione su Russia e Balcani che non riesce a bloccare perturbazioni che si trasformano come una goccia fredda nei famosi blocchi. Con il Mediterraneo più caldo di 2 e 3 gradi si creano depressioni isolate».
«Il loro comune denominatore è l'aumento delle temperature che provoca l'aumento esponenziale della capacità dell'atmosfera di contenere vapore acqueo», spiega Dino Zardi, fisico dell'atmosfera all'Università di Trento. «L'atmosfera più umida è anche più instabile, sviluppa più facilmente moti verticali di sollevamento dovuti alla convezione, causando precipitazioni più abbondanti.
Negli anni abbiamo osservato un aumento dell'intensità dei fenomeni estremi». Negli ultimi 30 anni, le inondazioni in Europa hanno colpito 5,5 milioni di persone, causando quasi 3.000 vittime e oltre 170 miliardi di euro di danni economici.
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Dana, il fenomeno meteorologico che sta colpendo la Spagna con piogge torrenziali è particolarmente pericoloso poiché è una depressione di aria fredda che tende a stazionare a lungo sopra le stesse zone, scaricando quantità d'acqua impressionanti: nella zona di Valencia sono caduti circa 490 millimetri d'acqua in sole 8 ore, laddove la media di un intero anno si aggira intorno ai 450-500 millimetri.
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«I colleghi spagnoli mi dicono che non si era mai vista in 100 anni un'alluvione di una violenza simile - spiega Antonello Pasini, fisico del clima del Cnr - Noi ricercatori non sappiamo ancora se a causa del riscaldamento globale gli eventi meteo estremi sono diventati più frequenti ma siamo sicuri che sono diventati più violenti». L'alluvione su Valencia è stato causato da quella che gli esperti chiamano una goccia fredda: «una depressione con aria fredda all'interno, che si stacca dal flusso delle correnti d'aria che vanno da ovest verso est e scende alla latitudine della Spagna. Non è rarissimo, ma con il riscaldamento globale diventa più intenso».
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