Massimiliano Peggio per “La Stampa”
INQUILINI ENTRANO NEL PALAZZO IN CENTRO A TORINO BRUCIATO NELL'INCENDIO
«L'incendio non ha distrutto solo le nostre case. Ha spezzato legami e amicizie. Per molti di noi, questo palazzo era la nostra famiglia». Sabrina, piangendo di fronte a un caffè, racconta di non avere più niente. E dire che non voleva piangere, mostrandosi a tutti i costi forte. Eppure si arrende, ascoltando il responso di un funzionario dei vigili del fuoco. «Mi dispiace signora, il piano mansarde non esiste più. Lassù è tutto incenerito». Quel luogo là in alto, divorato per quasi un giorno dalle fiamme, era un piccolo angolo in stile parigino nel cuore di Torino. Mansarde con abbaini.
Da un lato orientati verso la collina, dall'altro con vista sulle montagne. «Lassù affittavo una mansarda di 50 metri quadrati - racconta Sabrina - Adesso molti inquilini dovranno trovarsi altre sistemazioni, altri posti dove abitare. Così si perderanno amicizie, piccole abitudini che ormai facevano parte della nostra vita. Ecco, proprio come una famiglia». Il giorno dopo, nel centro di Torino, il fumo denso del fuoco vivo ha lasciato il campo a sbuffi di vapore provocati dai getti d'acqua dei vigili del fuoco.
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Dopo quasi 24 ore le fiamme non volevano arrendersi, annidiate in travi ottocentesche e solette di cannicciato. L'incendio scoppiato l'altra mattina ha coinvolto due palazzi di fronte alla stazione di Porta Nuova. Centodieci unità abitative inagibili. Decine di negozi chiusi, tra cui lo store di Decathlon. Due palazzi gemelli ma con storie strutturali diversi. Uno, bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale, è stato ricostruito con soletto di cemento. Per via di quelle disgrazie belliche, ha retto meglio all'effetto del fuoco. L'altro, quello di piazzetta Lagrange, dedicata al grande matematico, sopravvissuto alle bombe degli Alleati, con strutture originali di fine Ottocento, si è arresto al fuoco.
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«Lo abbiamo visto bruciare lentamente, per un giorno intero» dice un residente. L'incendio ha divorato una trentina di alloggi. Tra cui i due attici del primo palazzo, da cui sono partite le fiamme. Ieri mattina, i vigili del fuoco, hanno aiutato gli abitanti di primi piani a recuperare oggetti personali. «Entra una sola persona per alloggio. Prendetevi sole lo cose di stretta necessità: documenti, indumenti, medicine». Elenchi, prenotazioni per l'entrata, tutto gestito da un'unità mobile allestita in strada . Poi, con caschetto in testa, gli inquilini sono entrati uno alla vola negli stabili, nelle parti ritenute sicure. Ennio, farmacista, ha recuperato i medicina urgenti per alcuni clienti. Amil Lopes, fisioterapista personale dell'ex difensore del Torino Lyanco, ora ceduto al Southampton, ha recuperato i suoi attrezzi da lavoro.
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«Devo seguirlo a breve in Inghilterra - dice Amil trascinando in strada un borsone gigantesco - appena ho i documenti a posto lascio Torino». Eugenia Borsello lavora in un laboratorio di moda. «Pare che al momento l'attività non abbia subito danni. Per noi la vera ricaduta riguarda il lavoro, che non possiamo portare avanti». Ieri, si poteva incontrare Antonella Loiacono, la portiera del palazzo di piazza Lagrange che ha messo in salvo gli inquilini dello stabile suonando i citofoni.
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«Sì è vero, ho fatto quello, urlando, ma con me c'erano anche due agenti della polizia, che sono andati su piano per piano» dice, spiegando che non è stata la sola a pensare agli altri. Malgrado due sole ore di sonno, è tornata di fronte al «suo» palazzo, a dare una mano ai vigili del fuoco a rintracciare proprietari e inquilini. Un capo squadra si è avvicinato a lei, con aria distrutta: «Dobbiamo abbattere un soletta pericolante, se riusciamo a rintracciare il padrone i casa recuperiamo qualcosa».
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Tra le storie che sono emerse, c'è anche quella della piccola cagnetta Chanel. La proprietaria, Teresa, nota commerciante torinese, proprietaria di uno dei due attici devastati dalle fiamme, l'altra mattina è uscita presto per andare al lavoro. «L'ha salvata la mia colf - racconta la donna, tenendo la cagnetta nella borsa - Qualche giorno fa la mia collaboratrice si è licenziata, per tornare a casa in Romania. Venerdì è venuta a prendersi alcuni effetti personali. Non c'era nessuno in casa. Ha visto il fumo ed ha dato l'allarme, portando anche in salvo la mia Chanel».
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