Veronica Cursi per www.ilmessaggero.it
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L'appuntamento è su Instagram o su Thiscrush, il social anonimo più famoso tra i ragazzini. E' qui che la "family", come si chiamano tra di loro, contatta altri giovanissimi per organizzare risse nelle piazze più famose di Cremona. L'obiettivo? Picchiare gente a caso, per gioco o per vendetta e riprendersi con il cellulare per postare quelle «esibizioni» e conquistare follower.
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Stavolta è successo a Cremona, i carabinieri hanno arrestato 7 ragazzi tra i 15 e i 18 anni (4 in carcere, 3 ai domiciliari) e ne hanno denunciati altri 18: avevano trasformato alcune vie e piazze della città in veri e propri ring. Gli indagati prendevano di mira anche giovanissimi e i video delle risse e dei pestaggi venivano postati e commentati sulla pagina di Instagram "Cremona.dissing".
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La gang era diventata famosa e temuta tra i giovanissimi di Cremona tanto che sul profilo anonimo di Thiscrush "Cremonadissing's Crush Page" in tanti scrivevano: «Mi spiegate perché dovete picchiare gente a caso?». E' qui che si sfidavano con altre crew: «Siamo di Milano dissing, in Lombardia comandiamo noi». O ancora: «Brescia comanda», «Venite a Lodi che vi apriamo in due». E in rete finiva tutto. Le minacce: «Siamo pronti a toccare tutte le ragazze di Cremona, anche le più piccole» e le esortazioni: «Dovete riportare l'ordine, ristabilire chi comanda».
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Ed era proprio questa pagina il palcoscenico in cui i componenti del branco rendevano pubblico il loro operato, anche come sfida aperta alle autorità. Gli arrestati sono accusati di rapina e tentata estorsione, concorso in atti persecutori, spaccio di sostanze stupefacenti, danneggiamento e risse. La gang era composta prevalentemente da minorenni, ma, per la presenza di qualche 18enne, l'inchiesta è stata condivisa tra Procura per i minorenni di Brescia, con il Pm Emma Avezzú e la Procura di Cremona con la collega Vitina Pinto.
FIGHT CLUB
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Come il celebre film sugli incontri clandestini "Fight Club" anche i ragazzi di Cremona si davano appuntamento per picchiarsi. Contrariamente alla pellicola di David Fincher, però, i giovanissimi, quasi tutti minorenni, non si vedevano negli scantinati, ma nella centralissima piazza Marconi. «Allora alle 4 si jumpa?», uno dei messaggi nella chat ad indicare l'orario dell'appuntamento.
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Nella pagina Instagram erano pubblicati i video delle risse e venivano pubblicate immagini di Piazza Marconi resa simile ad un ring per incontri di box, con la scritta «the ring is for boy», che significa «il ring è per ragazzi» e sull'immagine della piazza «This Ring is for real men» che tradotto significa «questo ring è per uomini veri».
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Un gioco, una sfida. Un fenomeno che si ripete identico anche in molte altre città italiane. A Piacenza, dove nell'ottobre del 2018 furono identificati 63 ragazzini che partecipavano a questi incontri. Ma anche a Roma. Lo avevamo raccontato lo scorso gennaio, quando sui social girarono filmati di combattimenti tra ragazzini della Capitale.
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Perché, come per le foto hot di minorenni con il seno o il sedere in bella mostra, anche questi pestaggi sono pubblicizzati via social per aumentare la popolarità, affinché Instagram diventi la vetrina del proibito dove condividere tutto: sesso, droga, violenza. Purché se ne parli. E dietro questa compravendita di seguaci una rete di pseudo-influencer, ragazzini di 15, 16 anni che tra i giovanissimi sono veri e propri idoli e dall'alto dei loro 20, 30 mila follower dettano le regole. E Instagram continua a guardare.
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