Giordano Stabile per "la Stampa"
Con il piercing al labbro inferiore, i capelli schiariti e gli occhi color malva non è un esempio di donna tradizionale yemenita. Per lo meno di come la vorrebbero i conservatori islamici nella nazione più povera del Medio Oriente, da sei anni massacrata da una guerra civile che ha fatto centomila morti. Intisar Al-Hammadi, padre yemenita, madre etiope, vent' anni e il sogno di diventare una modella internazionale, è finita da quattro mesi in una macchina infernale.
Per i ribelli sciiti Houthi che dal 2015 governano la capitale Sanaa e il Nord del Paese, Al-Hammadi «ha violato il codice di abbigliamento tradizionale» e dev' essere punita. Lo scorso 20 febbraio è stata arrestata, prelevata da un gruppo di militanti per strada. «Senza un mandato e senza un' accusa precisa», come ha denunciato il suo avvocato, Khaled Mohammed al-Kamal. Intisar ha cominciato uno sciopero della fame, una campagna sui social ha cercato di attirare l' attenzione internazionale. Finora senza risultati.
Irritati dall' intensa copertura mediatica, gli Houthi hanno licenziato il pubblico ministero che aveva ordinato il rilascio di Al-Hammadi dopo i primi interrogatori. Poi hanno messo la modella in isolamento. Ieri a Sanaa è cominciato il processo. Senza l' avvocato Al-Kamal, sospeso dal suo impiego al Segretariato generale della capitale. Un modo per fare pressione e costringerlo a lasciare il caso. Il legale continua a seguire la sua assistita ma senza fare nuove dichiarazioni, per evitare guai peggiori.
Secondo l' attivista per i diritti umani Abdul Wahab Qatran il tribunale si è rifiutato di fornire ai difensori i documenti del caso. Mentre i media affiliati ai ribelli sciiti hanno cominciato una campagna di disinformazione e alluso a un «coinvolgimento in un giro di droga e prostituzione».
Quando è stata arrestata Al-Hammadi si trovava nella centrale Hadda Street assieme a due attrici locali. Dovevano girare una scena per una serie televisiva. Si era esposta troppo. Le sue foto su Instagram, senza velo e senza l' abito tradizionale. Poi un' intervista in tv dove denunciava la regola del controllo maschile sulle donne e annunciava la sua volontà di «viaggiare all' estero da sola» per cominciare una carriera di indossatrice e influencer.
«Voglio avere le mie opportunità, lontano da qui», aveva annunciato. Ma dopo sei anni di guerra e di blocco imposto dalla coalizione sunnita guidata da Riad, il movimento Houthi è diventato sempre più oppressivo. Il consenso che godeva all' inizio, quando si era opposto al potere del presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi e alla discriminazione della componente sciita della popolazione, si è eroso.
Gli Houthi cominciano a mostrare il loro volto peggiore. Arresti arbitrari di critici e oppositori, e adesso anche di donne accusate di non rispettare le regole islamiche. L' Associazione delle madri dei sequestrati, vicina ai sauditi, ha denunciato le persecuzioni sempre più frequenti subite da «modelle e attrici».
Molte finiscono «nelle prigioni segrete» dei militanti e «spariscono per mesi e mesi». Lo Yemen affonda nella carestia, la fame e le malattie infettive fanno strage di bambini. Una guerra che non ha più senso, se mai le guerre hanno senso, e che assieme ai sogni di Al-Hammadi ha distrutto quelli di trenta milioni di innocenti.
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