Sono riminese, sono una barista e soprattutto una donna.
Fra ieri e oggi quello che ho subito dagli alpini è svilente di ogni donna.
Un alpino ha provato a leccarmi sulla bocca mentre prendevo un ordine al tavolo.
Uno mimava un atto sessuale mentre mi giravo per sparecchiare.
— Diario di una barista sottopagata (@asdrubaletalco) May 7, 2022
1 - ALPINI: GUERINI; COMPORTAMENTI GRAVISSIMI, NON SOTTOVALUTARE
(ANSA) - - "I comportamenti raccontati da alcune donne sono gravissimi. Episodi che certamente andranno accertati dagli organi competenti, ma che non possono e non devono essere sottovalutati. Episodi, voglio ribadirlo con forza, che sarebbero all'opposto dei valori degli Alpini e di una manifestazione che è celebrazione di solidarietà, principi e bellissime tradizioni". Così il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, sui casi di violenza denunciati in occasione del raduno di Rimini. "È sbagliato - aggiunge - fare generalizzazioni, ma allo stesso tempo non ci deve essere nessuna tolleranza: le molestie e le violenze non devono mai e in nessun caso trovare alcuna giustificazione e vanno condannate senza esitazioni"
2 - ALPINI: CENTINAIA DI CASI DI MOLESTIE DENUNCIATE A RIMINI
Da www.ansa.it
Sono centinaia, e continuano ad aumentare, le denunce di molestie raccolte a Rimini da Non una di meno, andate in scena nel corso del fine settimana a Rimini, quando c'è stata l'adunata nazionale degli alpini.
L'associazione femminista ha infatti invitato le persone che hanno subito molestie a raccontare la propria esperienza e in molte, soprattutto giovani donne, molte dei quali lavoratrici nel settore del turismo, lo hanno fatto.
Stasera a Rimini ci sarà un'assemblea, definita dagli organizzatori una 'contro adunata'.
"Abbiamo iniziato a raccogliere e condividere le loro testimonianze e la risposta é stata altissima - scrive Non una di meno - tanto quanto sconvolgente per il numero e l'intensità delle molestie ricevute.
adunata degli alpini a rimini le testimonianze
Fischi, cat-calling, minacce e vere e proprie molestie hanno colpito diverse persone colpevoli solo di voler vivere la propria città.
Molestie mascherate da goliardia e tradizione che in realtà sono figlie di una cultura patriarcale che vuole donne, persone trans e gender non conforming assoggettate al potere e alla paura, al ricatto e alle minacce in caso di rifiuto".
3 - NOI MOLESTATE DAGLI ALPINI
Chiara Baldi per “la Stampa”
molestie all adunata degli alpini di rimini
Il sabato pomeriggio con l'amica, gli stand in piazzale Kennedy, la musica alta, il ballo: poi, a un certo punto, il braccio che viene strattonato, Adriana che non capisce chi sia e nell'arco di qualche minuto si ritrova in mezzo a un cerchio di 8-10 uomini, tutti over 50, con la "divisa" e la penna nera.
La mettono davanti a un signore con i capelli canuti, lui le scosta il giubbino di pelle dalla spalla, glielo apre sul seno, glielo sfiora.
Lei gela. L'amico, un altro signore di mezza età, le dice «sai, lui è un chirurgo plastico, se vuoi ti dà una sistemata». Adriana ha 27 anni e sabato era con un'amica a Rimini, voleva godersi un pomeriggio di relax e spensieratezza, il primo dopo oltre due anni di pandemia: c'erano gli Alpini che nella città romagnola hanno festeggiato, per tre giorni, il loro 93° anniversario.
Per poco più di 72 ore di festeggiamenti l'associazione transfemminista Non Una Di Meno Rimini, che ieri sera ha convocato una "controAdunata" con decine di persone per valutare la possibilità di una denuncia collettiva alle autorità, ha raccolto tra le 150 e le 170 testimonianze: sono arrivate via social, via messaggio, molte anonime. Nessuna, a ieri, alle autorità.
denunce di molestie all adunata degli alpini di rimini 3
In tante, però, ci hanno messo la faccia. Come Adriana, appunto, che ancora non ci crede, ha quasi vergogna a parlarne: «Ho urlato "come vi permettete", ho detto "basta", ma non è servito a nulla. Nessuno è intervenuto, salvo la mia amica, e loro hanno soltanto riso. Mi sono sentita umiliata, come se fossi una sorta di prodotto su uno scaffale al supermercato, come se fossi un oggetto. Sicuramente non mi hanno fatta sentire una persona: mi hanno tolto il diritto di dare il mio consenso e anche quando ho detto "no" l'hanno ignorato».
Interno giorno, hotel sul mare. Azzurra fa la receptionist, ha 34 anni. Sabato riceve una chiamata al fisso, le chiedono una stanza alle 15 per un gruppo di alpini, vogliono fare una doccia.
Lei organizza. Poi loro arrivano in ritardo, lei sta quasi per staccare. Ma li aspetta.
«Per fortuna non ero sola, c'era il mio collega, un ragazzo di 26 anni. Se non ci fosse stato lui non so come sarebbe finita», ci racconta due giorni dopo.
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Arrivano in dodici, sono già ubriachi «ma non è un'attenuante, anzi», la spingono in un angolo, lei finisce dietro il bancone. Uno di loro la punta con le mani, le intimano: «Vieni a fare la doccia con noi». Interviene il collega, Azzurra va a casa. Ma il giorno dopo gli Alpini - altri Alpini - tornano: festeggiano la fine dell'Adunata proprio nell'hotel in cui la ragazza lavora da sei anni. «Ero fuori a fumare una sigaretta, d'un tratto uno degli ospiti, senza che io quasi lo vedessi, mi viene di fronte e mi mette il cappello in testa.
Poi mi dà un bacio sulla guancia destro e un altro sulla sinistra. Lo conoscevo? No. Gliel'ho chiesto? Nemmeno. Ma dato che era una Penna Nera si sentiva in diritto di dovermi comunque stampare due baci».
Altra scena, enoteca del cento di Rimini. Amina, 27 anni, italo-somala. «Non solo mi hanno detto frasi imbarazzanti del tipo "mi sono innamorato di te" oppure "che sport fai per avere questo bel culo?", ma visto che sono mezza nera mi hanno dedicato un saluto fascista».
Qualche centinaio di metri più in là, altro bar centralissimo. Ci lavora anche Francesca, che ha 24 anni. «Mentre servivo all'esterno un signore sui 70 anni mi ha tirato a sé con una tale forza da farmi atterrare sulle sue ginocchia. Non ho detto nulla perché il bar era così pieno che non volevo creare problemi. Ma mi ha fatto schifo e non è stato neppure l'unico episodio».
Altri le hanno rivolto attenzioni non desiderate: «Che begli occhi», le ha detto uno. Che poi ha approfittato di un momento con la mascherina abbassata per provare a baciarla. A Raffaela, 19 anni, di Bologna non è andata tanto meglio. «Se non ci fosse stato il mio amico non so come sarebbe finita. Già così è andata che la polizia ci ha chiesto i documenti e anche "accusato" di aver scatenato una rissa. La verità è che io e i miei due amici eravamo a Rimini per fare un giro e a un certo punto mi sono ritrovata a essere seguita da quest' uomo che non mi dava tregua. Allora il mio amico mi ha protetta mettendosi alle mie spalle.
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Solo che poi si sono spintonati e alla quarta volante della polizia che passava, si sono fermati. E ci hanno chiesto i documenti». E ancora: Marta - la chiameremo così, perché lavora in una delle istituzioni che ha finanziato l'Adunata - ha 43 anni e le sue molestie sono avvenute una mattina al bar mentre faceva colazione. «Erano in tre, mi hanno accerchiata e strattonata per la giacca, volevano andassi a bere con loro. Mi sono ribellata, mi hanno toccato la pancia, ho perso la testa: nessuno deve permettersi di toccarmi senza il mio consenso».
Episodi in cui nessuno è intervenuto a interrompere le molestie. Come tre anni fa a Milano, al 90° dalla fondazione degli Alpini, quando decine di ragazze e donne vennero toccate e abusate verbalmente. «È goliardia», «sono clienti, dai, devi assecondarli», «cosa vuoi che sia, succede a tutte» le frasi - insopportabili - più ripetute. Tutte pronunciate da uomini. Tutte pronunciate da chi avrebbe potuto alzare la voce, sbattere fuori i clienti inopportuni e chiamare le forze dell'ordine. «Non c'è assenso senza consenso».
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