Giuseppe Legato per “la Stampa”
«Area 10». Nel linguaggio in codice dei signori della droga, affiliati alla criminalità organizzata nigeriana, veniva chiamata così la porzione di Torino di Lungo Dora, trasformata in esclusivo territorio di spaccio. Una zona controllata in stile mafioso, con «metodo intimidatorio, incutendo timore nella comunità di riferimento a prescindere dal compimento di atti di violenza specifici».
Ecco come si sono evoluti i gruppi criminali stranieri che negli ultimi anni si sono presi una fetta di Torino e della sua torta illegale strutturandosi in mafie vere e proprie. Con codici, riti, zone di competenza inviolabili, gerarchie, regole, specializzazioni. Tutte caratteristiche degli Eiye e dei Maphite che il magistrato Stefano Castellani, titolare dell' inchiesta della Dda classifica come «secret cults», mutuando le terminologie utilizzate a Benin City e Lagos, terre di origine e provenienza degli affiliati.
L' ultima condanna è del 30 aprile scorso ed è firmata dalla Corte d' Appello: 21 persone di origine nigeriana sono state ritenute colpevoli di diversi reati con pene dai 3 ai 6 anni. Non sarebbe una novità assoluta tra le pronunce fin qui maturate, se non fosse che è di straordinaria importanza giuridica.
Perché il capo di imputazione principale contestato agli arrestati è associazione a delinquere di stampo mafioso. Un dato che conferma il percorso evolutivo. «Si tratta di una presenza molto radicata e diffusa sul nostro territorio - spiga il pm - Una mafia dinamica e fluida, specializzata in diversi settori criminali: traffico di droga, sfruttamento della prostituzione e clonazione di carte di credito».
Non solo: nelle ultime indagini fin qui condotte dalla Dda emerge un dato inquietante. E cioè che i due gruppi mafiosi nigeriani avrebbero avuto contatti con la 'ndrangheta, mafia «tradizionale», finora considerata - a Torino - estranea a partnership con altre «omologhe» straniere. Lo ha svelato un pentito ai magistrati: «Ha parlato di armi che sarebbero state acquistate dai "calabresi" per essere spedite in Nigeria». Sono in corso approfondimenti.
L' indagine è iniziata nel 2012. «La zona di Lungo Dora la chiamavano Area 10 - spiega Castellani - e dalle intercettazioni telefoniche è emerso come fosse sotto il loro controllo». L' associazione è mafia perché «ha fatto il salto di qualità negli ultimi anni». Ha cioè «quello strumento in più nel condurre le sue attività criminali. Basta il nome per seminare paura e generare omertà tra le vittime».
Prima di allora erano stati i pm Sandro Ausiello ed Enrica Gabetta a portare alla sbarra - per la prima volta - gruppi stranieri di origine africana contestando il reato di associazione mafiosa. Negli ultimi anni sono state arrestate 44 persone, quasi tutte condannate. Come sono recenti le condanne sulla mafia romena, la «Brigada Oarza», inchiesta dei pm Paolo Toso e Monica Abbatecola che ha svelato punti di contatto - giuridici e non - con le mafie tradizionali. E una struttura simile alla 'ndrangheta: verticistica, con riti e simboli, tatuaggi al posto dei santini di san Michele Arcangelo. Ma anche regole ferree e aree di azione criminale. Come lo sfruttamento della prostituzione, il racket dei locali notturni, l' infiltrazione in frange della tifoseria, e contatti con i clan di Gioiosa Jonica.