Cesare Giuzzi per il Corriere.it
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Tutta la storia della Torre dei Moro è sotto indagine. Dalla concessione edilizia, che risale all’epoca Albertini, fino agli ultimi interventi di manutenzione sugli impianti elettrici e antincendio. È un’inchiesta ad ampio spettro quella avviata dalla procura sul rogo di domenica di via Antonini.
Ieri gli investigatori della squadra di polizia giudiziaria del dipartimento «Ambiente, salute, sicurezza, lavoro» guidato dall’aggiunto Tiziana Siciliano, hanno sequestrato «presso terzi» (quindi senza indagati) tutta la documentazione relativa al progetto della torre. Carte ritenute indispensabili per ricostruire le società coinvolte nella realizzazione dell’edificio, i responsabili dei lavori e i progettisti. Alcuni nomi potrebbero finire presto nel registro degli indagati in vista degli accertamenti irripetibili sui reperti.
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L’inchiesta è stata aperta per disastro colposo e al momento è ancora a carico di ignoti. Il fascicolo è affidato anche al pm Marina Petruzzella. C’è da capire se davvero, come hanno raccontato i condomini, l’allarme sonoro antincendio non è entrato in funzione. «Mia moglie è tornata indietro, ha premuto il pulsante al secondo piano ma non è successo niente», racconta un residente. Già i vigili del fuoco impegnati nelle prime operazioni di spegnimento avevano parlato di impianto antincendio fuori uso e di manichette che non «davano» acqua.
Un problema sorto nelle prime fasi dell’intervento è legato anche al contesto ristretto in cui è stata costruita dieci anni fa la Torre dei Moro. L’autoscala da 50 metri, capace di raggiungere la sommità della torre e specifica per incendi in grattacieli, non è stata utilizzabile perché non c’erano gli spazi tecnici (12 metri dalla facciata) per posizionarla. Per fortuna tutti i condomini erano già fuori.
Le indagini si muovono su due fronti: la causa dell’incendio al 15esimo piano e l’analisi dei materiali del rivestimento. Il custode Walter Aru ha detto ai pm che «i contatori differenziali della luce erano abbassati». Ma le verifiche sono in corso. Tempi più lunghi per le prime analisi di laboratorio dei tecnici del Nucleo investigativo antincendi della direzione regionale Lombardia insieme agli esperti dell’ufficio di polizia giudiziaria di Milano.
Ieri in procura è stata depositata la prima relazione delle Volanti. Gli agenti della «Mecenate», della «Romana» e della «Baggio bis» sono stati i primi soccorritori a intervenire. Si sono lanciati nel palazzo e hanno iniziato ad evacuare i residenti «al fine di mettere in sicurezza quante più persone possibili». All’ottavo piano «il forte calore ed il fumo rendeva impossibile la respirazione».
Tutti però erano ormai in salvo. Poi i primi equipaggi dei pompieri sono saliti con i respiratori fino al 16esimo bussando a tutte le porte. «Ero fuori. È suonato l’allarme sul telefonino. Ho visto da una telecamera l’ombra del fumo. Poi dei colpi fortissimi alla porta, infine l’impianto è saltato», racconta un residente. I piani 14, 15 e 16 sono ancora pericolanti. È lì che si sono registrati i danni maggiori.
Nelle prime immagini del sopralluogo dei vigili del fuoco la distruzione è totale: porte divelte, calcinacci, pareti cadute. Alcuni appartamenti sarebbero però intatti. La conta dei danni è solo all’inizio.
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