Foto di Ferdinando Mezzelani per Dagospia
Maria Elena Vincenzi per “la Repubblica”
fiori per diabolik foto mezzelani gmt011
Dalle principali piazze di spaccio della città a Fabrizio Piscitelli, l' ex capo ultrà della Lazio freddato il 7 agosto nel parco degli Acquedotti.
C' è tutto questo nell' indagine Lucifero2017 che ieri ha portato in carcere 19 persone e ad altre due ha imposto l' obbligo di firma. Coordinata dal pm Nadia Plastina della Dda e condotta dalla squadra mobile, l' inchiesta dipinge una città in cui la droga scorre a fiume e con metodi sempre più sofisticati. Ecco così che, oltre ai carichi " scortati" da uno scooter per assicurarsi che arrivino a destinazione, compaiono giovani aspiranti spacciatori che si ispirano ai vecchi boss della mala cittadina (uno di loro, in omaggio al " Tartaruga" si faceva chiamare " Tartarughino") che effettuano i servizi in taxi per eludere i controlli delle forze dell' ordine.
in ricordo di diabolik foto mezzelani gmt 17
Da Torpignattara ad Acilia, da La Rustica all' Infernetto, da Fonte Nuova alla Marranella, passando per Tiburtino e Ponte Milvio. Ed è qui, a pochi passi dal Tevere, che gli investigatori hanno trovato il legame con Diabolik che, secondo gli inquirenti, è stato il capo della " batteria di Ponte Milvio". Il collegamento è Davide Barberis, formalmente personal trainer, di fatto spacciatore di livello e molto vicino a Dorian Petoku, nipote di Arben Zogu e vicino a Piscitelli. Petoku, attualmente detenuto in Albania in attesa di estradizione e accusato essere in " narcoaffari" con Salvatore Casamonica, era un personaggio noto nella vita notturna della capitale.
Frequentava i locali più noti di Roma Nord e di via Veneto, spendendo cifre blu per la sua "Dolce Vita". Da gennaio, circa, però, ha lasciato la città. E che le cose fossero cambiate lo aveva capito anche Barberis il quale si era allontanato dagli albanesi « con i quali - scrive il gip Costantino De Robbio - era in costante rapporto sin dall' inizio dell' indagine». D' altronde, viene intercettato mentre, parlando con un suo socio in affari dice: «Inizi a dare fastidio quando te la fai con gente più pesante».
fabrizio piscitelli foto mezzelani gmt002
L' indagine nasce proprio dal gruppo dell' Europa dell' est ma apre nuovi scenari, svelando un mondo del narcotraffico in cui si affiancano vecchie e nuove figure della criminalità in un spartizione scientifica del territorio.
Ci sono Fabrizio Capogna appartenente alla famiglia Capogna e Gaetano Giuseppe Mazza, siciliano, residente in Colombia per gestire da vicino gli illeciti traffici di droga, tuttora ricercato. Per la consegna dello stupefacente era stato collaudato anche un sistema ( ribattezzato " metodo Capogna") che avveniva attraverso la " staffetta" dell' auto che trasportava la droga: lo stesso Capogna accompagnava personalmente tutte le consegne di stupefacente seguendo l' auto condotta da complici che di volta in volta remunerava con denaro senza mai " toccare" lo stupefacente in modo da fugare eventuali arresti da parte delle forze dell' ordine.
Fabrizio Piscitelli Diabolik Foto Mezzelani GMT
Ulteriore contatto di Barberis è stato il pregiudicato campano Egidio Longo detto "Gino Crodino", collegato alla camorra, che riforniva la zona del litorale romano.
Poi ci sono gli emergenti sognano un futuro da Narcos. Uno di loro su Facebook, da Londra, scrive: «Compro droga».
2. MAFIA, DROGA E ORO: I SEGRETI DIETRO LA MORTE DI PISCITELLI
Giuseppe Scarpa per il Messaggero
Il colpo di scena porta la data del due settembre. Un uomo incappucciato, con una pistola in pugno, in pantaloncini e con indosso una felpa grigia dice di essere a conoscenza dei mandanti dell' omicidio di Fabrizio Piscitelli, 53 anni. È a volto coperto ma declina le sue generalità: «Mi chiamo Fabio Gaudenzi, sono nato a Roma il 3 marzo 1972». Alle spalle una foto, un gruppo di ultras fuori dallo stadio San Siro a Milano e la scritta Opposta Fazione. È la frangia neonazista del tifo giallorosso.
È un video delirante. Gaudenzi, soprannominato lo Zoppo, ben conosce la mala romana, è stato condannato per usura a 2 anni e 8 mesi nell' inchiesta mondo di mezzo. Amico e tirapiedi di Massimo Carminati è in ottimi rapporti anche con Piscitelli. Con loro condivide la fede politica, di estrema destra. Ciò che dice a tratti è farneticante: «Apparteniamo al gruppo storico dei fascisti di Roma Nord».
Di questa sigla non c' è alcuna traccia. Ad ogni modo è chiaro che voglia essere arrestato. Ha in pugno un' arma e promette vendetta: «Ricordatevi tutti che lo Zoppo non dimentica». In poco tempo la polizia gli piomba a casa, finisce in manette e poi a Rebibbia in attesa di essere sentito dai pm della Dda Giovanni Muasarò e Nadia Plastina. Lui dice di voler parlare solo con Nicola Gratteri, procuratore capo a Catanzaro e storico conoscitore della ndrangheta.
LE MAFIE Lo Zoppo, in questo modo sembra, implicitamente, suggerire una pista che porta alla mafia calabrese. Un' ipotesi, a dire il vero, che gli investigatori stavano già battendo così come quella della camorra. Di fatto l' assassinio compiuto con quella modalità è tipico della criminalità organizzata, tant' è che i magistrati avevano, da subito, deciso di aprire il fascicolo per omicidio con l' aggravante mafiosa. Come accade nei posti in cui la mafia è di casa, anche attorno all' omicidio Diabolik, si alza un muro di omertà.
roma, ucciso fabrizio piscitelli alias diabolik 3
Nessuno parla con gli investigatori, tutti stanno zitti soprattutto gli amici negli ambienti ultras che più di tutti, a parole, chiedono giustizia. Nessuno si presenta in procura, nemmeno i familiari, per cercare di costruire nei dettagli i rapporti di amicizia di Piscitelli. Il suo storico autista agli agenti della squadra mobile dice: «Arrestatemi, io non so niente».
Muto insomma. E in silenzio rimangono anche i tre cellulari di Diabolik, nessuno fornisce un minimo aiuto per decriptarli. Eppure nelle ultime chiamate potrebbe nascondersi il nome dell' uomo che lo ha tradito facendolo cadere nella trappola che gli è costata la vita: l' appuntamento al parco degli Acquedotti. La procura, perciò, è costretta ad affidare gli smartphone ad una società estera nella speranza di riuscire ad esfiltrare i dati.
D' altro canto un omicidio così brutale e plateale fa paura a molti e porta con sé un duplice messaggio, oltre ad eliminare un soggetto ingombrante che ha compiuto uno sgarbo, rappresenta anche una prova di forza che può avere questo significato: non provate a reagire siamo forti. Un assassinio che solo un' organizzazione criminale ben strutturata poteva pianificare ed eseguire, un killer travestito da runner che spara e corre via tranquillo. Tanto più che la zona del parco degli Acquedotti, dove Diabolik è stato freddato alle 18.50 del 7 agosto, è una fetta di territorio su cui la camorra esercita il controllo. Perciò, ragionano gli investigatori, l' omicidio forse si sarebbe consumato quanto meno con l' assenso dei napoletani.
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Anche se una prima smentita arriva dal capoluogo campano. In città, il padre di Michele Senese, l' anziano Vincenzo, piange la morte di Diabolik. D' altro canto Michele o' pazzo era l' uomo, secondo i rapporti del Gico della finanza e del Ros dei carabinieri, con cui era in affari Diabolik. Piscitelli, in un rapporto di subalternità, si interfacciava con un boss di spessore della camorra. Il punto, però, è che il 27 giugno 2013 Senese veniva arrestato. Quattro mesi dopo finiva in cella anche Diabolik con l' accusa di importare hashish dalla Spagna. Tuttavia Michele o' pazzo finiva in carcere, rinchiuso in regime di 41 bis, con la previsione di uscirne in un tempo indefinito. Mentre Piscitelli, a luglio del 2017, era un uomo libero, ma con meno agganci robusti, rispetto a prima, a Roma.
La Capitale è una giungla i cui equilibri criminali cambiano velocemente, nell' arco di mesi. Di tutto può essere accaduto nei 4 anni passati da Diabolik tra domiciliari e carcere.
GAUDENZI In questo clima di omertà è appunto Gaudenzi a spiazzare tutti.
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Una deposizione che non ha convinto del tutto gli inquirenti.
Quando l' uomo si siede di fronte ai pm fornisce una teoria che nessuno, fino a quel momento, aveva ipotizzato: «Non si tratta di droga», sottolinea sicuro. «È una questione di oro». In realtà questa vicenda veniva trattata marginalmente nell' inchiesta mondo di mezzo, senza che la figura di Piscitelli venisse lambita. Lo Zoppo, però lo tira dentro. E spiega di averlo coinvolto lui in questo affare dopo essere stato imbrogliato da Filippo Maria Macchi.
Gaudenzi si sarebbe esposto per recuperare parte del denaro, prestato dagli amici camerati, Massimo Carminati, Riccardo Brugia e i fratelli Bracci, per acquistare nel 2014 tre quintali d' oro in Africa. Macchi sarebbe scomparso con il metallo prezioso e i soldi, lasciando Gaudenzi in un mare di guai. Gli unici ad aiutarlo sarebbero stati due camerati Maurizio Terminali e Fabrizio Piscitelli.
Il primo gli avrebbe detto che Macchi si trovava a Siena, salvo poi morire per overdose a fine giugno, «assassinato» per Gaudenzi. Mentre Diabolik gli avrebbe comunicato che il suo uomo era ad Anzio, salvo poi essere sparato. Questa insomma la versione dello Zoppo. Per ora l' unico che ha parlato, nella speranza che altri coraggiosi si facciano avanti per disvelare il mistero dell' omicidio di Diabolik.
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Giuseppe Scarpa (4 - fine)