Estratto dell’articolo di Riccardo Bruno per il “Corriere della Sera”
All’ultima edizione della Barcolana, la regata più partecipata al mondo, si presentava come una delle imbarcazioni favorite. Nessuno ha notato che al timone di Maxi Jena, un racer di 24 metri, non c’era però il suo skipper Milos Radonjic, ma il fratello Marko che in genere ha il ruolo di tattico.
Milos, il pomeriggio di venerdì 6 ottobre, due giorni prima della competizione, all’uscita dal suo albergo a Trieste, è stato avvicinato da agenti della Questura, identificato e arrestato. Mandato di cattura internazionale emesso il 15 settembre dal Distretto Est di New York. Proprio dagli Stati Uniti è arrivata la segnalazione alle autorità italiane che Radonjic sarebbe arrivato a Trieste a bordo del suo maxi yacht da regata.
Montenegrino, 33 anni, vincitore di molte regate prestigiose, per l’Hsi, l’Homeland Security Investigations e le altre agenzie federali che hanno indagato su di lui, non è solo un forte velista ma anche «the Pirate of the Unknown», il Pirata dell’ignoto, come è conosciuto nell’ambiente, considerato uno dei capi della Tco, un’organizzazione criminale transnazionale.
Le accuse sono di traffico di droga e riciclaggio: migliaia di chilogrammi di cocaina in rotta dal Sud America all’Europa, e poi il trasferimento degli ingenti guadagni illeciti. L’inchiesta è frutto di anni di indagini, basate anche su intercettazioni e la decrittazione dei messaggi che il gruppo si mandava attraverso applicazioni come Sky-Ecc, Signal, iMessage e Facetime.
In particolare alcuni episodi hanno attivato le autorità statunitensi: tre tentativi di carico su una nave container «coperta», battente bandiera maltese ma soggetta alle leggi americane, di 2.602 chili di cocaina attraverso navi veloci partite dall’Ecuador e dalla Colombia. Radonjic, secondo l’accusa, «coordinava la pianificazione e il trasporto», e considerata l’«elevatissima pericolosità», ne è stato chiesto l’arresto.
La partenza delle barche alla Barcolana di Trieste
Radonjic, dal canto suo, di fronte alle autorità italiane si è subito difeso protestando che non era lui la persona che cercavano, che probabilmente si trattava di un caso di omonimia. La Corte di appello di Trieste il giorno dopo ha intanto convalidato l’arresto e ha disposto le opportune verifiche. […]