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Come si difende l’agricoltura biologica italiana? Cosa possono fare gli agricoltori per tutelare le loro eccellenze alimentari? Ci sono sfide imponenti da affrontare che possono minare la solidità della filiera tricolore.
Una delle più minacciose riguarda l’arrivo sul mercato italiano di prodotti dall’estero dove le maglie della certificazione “bio” sono più larghe e non sempre affidabili.
Allo stesso tempo, sta prendendo piede un’idea di alimentazione sempre più sganciata dalla terra, dagli allevamenti e dalle colture. Una strada che porta dritto al cibo artificiale, sintetizzato in laboratorio. E’ una minaccia a tenaglia sull’agricoltura italiana che il Segretario generale di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, ha affrontato a viso aperto all’Assemblea nazionale dei soci produttori di FederBio, che si è svolta a Palazzo Rospigliosi a Roma.
Nel suo intervento, dai toni sorprendentemente furoreggianti, Gesmundo ha prima rivendicato l’importanza di puntellare la filiera del biologico italiano, con un marchio tricolore normato in sede nazionale e comunitaria, e poi ha attaccato il grande capitale finanziario internazionale, soprattutto quello che ha radici nella Silicon Valley, e i suoi rapporti ambigui con “big pharma”.
Le grandi case farmaceutiche, uscite con le tasche piene dalla pandemia (e già evocano nuove tornate globali di virus, come quella dell’aviaria), guardano con interesse allo sviluppo del cibo in laboratorio. Chi produce farmaci, ha in mano la salute. Chi produce cibo, controlla il mondo.
Come rispondere alla sfida dei 10 miliardi di abitanti della Terra, previsti nel 2050? Come sfamare il mondo mantenendo gli eco-sistemi sostenibili? Per alcuni la soluzione è una sorta di “dieta universale”. Un’alimentazione standard per tutti, con un potenziamento della produzione in laboratorio, cancellando in un solo colpo biodiversità e tipicità degli alimenti.
In Danimarca, ad esempio, si sta costruendo un bio-reattore per la produzione di latte artificiale che dovrebbe essere in grado di produrre latte per l’intera Europa. Potrebbe addirittura rifornire l’intera industria casearia europea. Latte per tutti, senza neanche una mucca. Che fine farebbero, ad esempio, le mille tipologie di formaggio prodotte in Francia? Cancellate, di colpo. “La risposta - sostiene Gesmundo - può arrivare solo dalla scienza. Solo la ricerca potrà studiare l’impatto che l’uso e l’abuso di tecniche cellulari potrà avere sull’umanità e sulla terra con i suoi abitanti”.
A orientare la produzione non possono essere gli oligarchi del capitale finanziario e bio-medicale. E’ un film a cui si è già assistito, venti anni fa, con gli Ogm e che oggi si ripropone con i cibi di sintesi artificiale. Le logiche sono le stesse: depotenziare l’agricoltura e gli allevamenti, visti come “nemici” dell’ambiente, per affidarsi all’omologazione dei laboratori. Non a caso le Big Corp hanno investito 250 miliardi di dollari solo per la comunicazione e le attività di lobbying nei confronti dei governi nazionali e delle istituzioni europee.
“Bisogna porre l’attenzione sul bio che consumiamo - ha proseguito Gesmundo - E’ necessario educare i consumatori alla scelta e comunicare l’importanza dell’agricoltura italiana. I mercati di Campagna Amica ne sono una testimonianza”. Il Segretario generale di Coldiretti ha portato una stoccata alla baby-senatrice a vita, la 60enne Elena Cattaneo, accusata di aver sostenuto la causa degli Ogm (tema su cui Coldiretti ha acceso un faro in solitudine) e di aver promosso lo “scientismo”, conducendo una crociata contro l’agricoltura biologica e biodinamica.
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