Anna Zafesova per “la Stampa”
Il colore Pantone dell'anno dovrebbe essere il "cotone crimeano", un rosa tenue che colora le soffici volute di fumo che si levano come fiocchi di ovatta ormai ogni settimana nel cielo della penisola occupata.
La proposta della rivista The Village è soltanto l'ultima trovata dell'inesauribile fabbrica dei meme ucraina, che ha trasformato gli attacchi delle truppe di Kyiv alle basi russe in immagini divertenti da condividere in un click, e già l'allusione al "cotone" - in russo la stessa parola definisce sia il tessuto che un "botto", eufemismo usato dai funzionari russi per non parlare di "esplosioni" o "bombardamenti" - è un invito a ridere insieme.
Nella guerra più virale della storia le bombe esplodono online, nascondere qualcosa è quasi impossibile, e l'artiglieria dei social spara raffiche che si aggiungono alle cannonate vere, e sono quasi altrettanto micidiali.
Un video come quello dei bagnanti che scappano dalle spiagge della Crimea mentre alle loro spalle si innalza una colonna di "cotone" colpisce l'avversario con la stessa efficacia di un missile HImars: il 15 agosto, il ponte della Crimea, voluto con enorme dispendio di mezzi da Vladimir Putin per collegare la penisola annessa nel 2014 alla Russia, ha battuto il record del traffico giornaliero, 38 mila veicoli che l'hanno percorso in 24 ore.
LE FOTO CHE HANNO INCASTRATO I MERCENARI WAGNER A POPASNA
Il dato, fornito dall'agenzia governativa russa Tass, non specifica in quale direzione il traffico sia stato più intenso, ma basta dare un'occhiata ai filmati girati nelle stazioni ferroviarie della Crimea - anche questi disponibili sui social - per capire dalle facce cupe dei passeggeri che bivaccano con le valigie in attesa di un treno che l'alta stagione nella penisola delle vacanze è già finita.
Almeno due attacchi al "cotone" ieri, più l'interruzione della ferrovia all'altezza di Dzhankoy e un ponte ferroviario danneggiato a Melitopol: lasciare la Crimea in treno diventa problematico, e i tassisti hanno raddoppiato i prezzi per i turisti in fuga.
BASE DEI MERCENARI WAGNER DISTRUTTA 3
«Gli Himars insieme ai partigiani ucraini sono la garanzia dell'ospitalità del Sud», ironizza il portavoce della presidenza di Kyiv Oleksiy Arestovich, ma a queste due armi ne va aggiunta una terza, la Rete, che amplifica ogni singolo attacco e lo trasforma in un'immagine memorabile e simbolica.
Gli aeroporti, i depositi munizioni, i binari e le centraline elettriche colpiti non hanno - per ora - inflitto danni irreparabili alla macchina militare russa, ma abbinati a una pioggia di video e meme amplificano la sensazione di vulnerabilità. Mikhailo Podolyak, consigliere di Volodymyr Zelensky, non nasconde l'obiettivo di questa campagna, distruggere la narrazione russa che «la Crimea era sua, che ne controllava lo spazio aereo e la terra ferma, e che la popolazione era leale».
BASE DEI MERCENARI WAGNER DISTRUTTA
Un villaggio Potiomkin della propaganda andato in frantumi, e l'evasiva segretezza delle autorità russe che parlano di "botti" o "incidenti" invece di ammettere la verità non fa che aumentare il panico: il russo medio può anche credere alla propaganda che gli racconta della Nato che vuole invadere la Russia, ma quando sente un funzionario dire "state tranquilli" sa per diffidenza storica che è il momento di partire. E quando parte, in massa, aumenta tra i suoi compatrioti la percezione di una guerra già persa.
LE FOTO CHE HANNO INCASTRATO I MERCENARI WAGNER A POPASNA
La Rete non è soltanto uno strumento ausiliario della guerra, è un'arma. Domenica scorsa, un attacco ad alta precisione ucraino ha raso al suolo una delle caserme del famigerato gruppo Wagner, che ha ucciso circa 100 mercenari di Mosca. I missili sono piovuti su Popasnaya, il villaggio nel Donbass conquistato dai contractor di Wagner qualche settimana fa, dopo che un inviato di guerra russo aveva postato sul suo canale Telegram le foto della base, incluso l'indirizzo.
Un errore talmente clamoroso che l'esperto militare Ruslan Leviev ha messo in dubbio l'autenticità delle foto, sospettando un depistaggio dei russi per spingere gli ucraini a sparare su un bersaglio fittizio. Ma Sergey Sreda, l'autore delle foto, le ha cancellate frettolosamente dopo l'attacco, e qualche giorno dopo nelle chat legate ai Wagner hanno cominciato ad apparire commossi necrologi ai commilitoni, tra cui un mercenario-blogger dal nome in codice di Bely, bianco, che a sua volta postava foto che potrebbero essere servite a Kyiv per identificare la posizione dei russi.
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