1 - «OH, MA CHE FAI?» COLPO ALLA TEMPIA AL PASSANTE EROE CHE È INTERVENUTO
Fabrizio Caccia per il "Corriere della Sera"
«Il cuore non batte, aiutatemi, quando arriva l'ambulanza?». Domenico Fusinato, il papà di Daniel e David, 10 e 5 anni, si china su di loro alla disperata ricerca di un segnale di vita e non lo trova. Grida. Li chiama per nome anche se non rispondono, li tiene per mano come per far loro coraggio, distesi ormai esanimi vicino al parchetto dei giochi di via della Corona Boreale: la bici bianca di David e il monopattino di Daniel sono lì a pochi metri, in terra.
Sono le undici del mattino a Colle Romito, 2.500 villette molto curate, ognuna col suo giardino, sembra una domenica tranquilla e invece adesso ci sono tre corpi per strada.
Il terzo è quello del pensionato Salvatore Ranieri, 74 anni, «che ha insistito fino all' ultimo per venire qui a passare il weekend da Roma - racconta sua moglie Patrizia, accasciata nella macchina di un parente -. Io gli avevo detto: ma scusa, Salvatore, ha piovuto tutta la settimana, che ci andiamo a fare nella casa al mare? Ma lui aveva comprato pure non so quanta vernice perché voleva dare una mano di bianco alla villetta...».
sparatoria ad ardea daniel e david i fratellini uccisi
Anche il signor Ranieri era uscito di casa come David e Daniel per farsi due giri al parchetto con la sua bici verde. E quando ha visto Andrea Pignani, il killer, puntare la pistola contro i due bimbi, non ha esitato un attimo: «Oh scusa, ma che fai?», ha gridato verso quell' uomo con gli occhialetti, la maglia viola e lo zainetto a tracolla che aveva dato già inizio alla mattanza.
Pignani gli ha sparato su una tempia a bruciapelo e il pensionato così è caduto dalla bici e non è riuscito più a fare niente per sviare il destino suo e delle due creature innocenti.
Quando il padre di Daniel e David, richiamato dalle urla della nonna dei due piccolini che tutti gli anni li ospitava qui ad Ardea per le vacanze, lascia la casa dove lui invece si trova ai domiciliari per una storia di droga, il killer è già rientrato nella villetta di viale Colle Romito a dar da mangiare al suo cane Argo, un beagle a cui pare sia molto affezionato. La casa ha 4 piani e 11 camere: prima di lui - che certo non lo sa - ci viveva uno scrittore di romanzi gialli, Savino Memeo, autore tra l' altro di Un delitto improbabile.
Mentre questa invece, col passare delle ore, a tutti sembra sempre di più una strage annunciata, con Pignani che prima di spararsi ieri l'ultimo colpo in canna davanti alla madre Rita («Il mio ragazzo in fondo era un incompreso») andava spesso a sparare in aria nel bosco ma anche lungo le stradine del comprensorio ordinato di Colle Romito, dove ormai praticamente aveva litigato con tutti, anche col papà dei due ragazzini, Domenico, che adesso infatti non si dà pace: «Io sono finito dentro per un po' di droga e lui invece se ne andava in giro con la pistola».
Poco ci è mancato che Pignani ammazzasse anche un vicino in via delle Pleiadi che stava portando via su una carriola i rami potati degli oleandri del suo giardino. Una cosa che l' aveva disturbato, ma i colpi solo per miracolo non sono andati a segno. Alle cinque del pomeriggio la signora Patrizia, la moglie del pensionato Salvatore, non vuole ancora credere a quanto è successo. Esce dalla macchina, scavalca il nastro colorato fissato dai carabinieri per delimitare la scena e si avvicina al corpo di suo marito, pietosamente coperto da un telo.
«Era così generoso - dice la donna con lo sguardo perso nel vuoto -. Gli piaceva fare mille lavoretti per la gente del comprensorio, se c' era una mattonella, un rubinetto da aggiustare, i vicini lo chiamavano e lui subito accorreva. Non è giusto ciò che gli hanno fatto, lui proprio non se lo meritava». Poi riconosce un sandalo.
PATRIZIA MOGLIE DI SALVATORE RANIERI
2 - PATRIZIA RANIERI: «FREDDATO COME UN CANE AVEVA TENTATO DI DIFENDERLI»
Alessia Marani per "il Messaggero"
«Eravamo arrivati venerdì, dovevamo passare un week-end tranquillo, in serenità, invece Salvatore, il mio angelo ha trovato la morte. Una morte senza un perché, me lo hanno ammazzato senza motivo». Patrizia Santina Caschera, 65 anni, è la moglie di Salvatore Ranieri, il 74enne ucciso ieri mattina nel consorzio di villette di Colle Romito, sul litorale romano, per mano di Andrea Pignani, il 35enne che ha sparato anche ai due bambini di 5 e 10 anni prima di barricarsi in casa e togliersi, a sua volta, la vita.
La donna siede su un muretto, al sole, di fronte al corpo del marito coperto da un lenzuolo, accanto a lui, a terra, la sua bicicletta. Qualche residente le porge un bicchiere d' acqua. È sola, piombata in un incubo senza via di uscita, la supportano dei vicini del consorzio. I carabinieri le chiedono i documenti del marito. Lei vorrebbe solo che questo strazio finisse: «Sono ore che il suo corpo è a terra, non è uno spettacolo».
Signora Patrizia conosceva l' uomo che ha sparato?
«No, non ho capito nemmeno chi sia. Non c' era ragione per sparare a un uomo buono come Salvatore».
Dicono che suo marito sia intervenuto per difendere i due bambini dal folle omicida...
«Questo non lo so con sicurezza, ma così mi hanno detto. Forse, però, non ha avuto nemmeno il tempo di rendersi conto di cosa stava succedendo per davvero».
Si trovava lì per caso, vicino al parco delle Pleiadi?
«Era uscito in bicicletta. Lui non vedeva l' ora di venire qui ad Ardea per prendere la bici e fare una passeggiata. Ma era uscito alle dieci, a mezzogiorno non lo vedevo rientrare e così ho cominciato a preoccuparmi. Non rispondeva al telefono. Ho sentito le sirene, le ambulanze, gli elicotteri atterrare. Poi sono uscita e mi sono trovata davanti questa scena».
Che uomo era Salvatore?
«Una persona buona e gioviale. Dopo tanti anni trascorsi alla guida degli autobus di linea dell' Atac a Roma era andato in pensione e questo era diventato il nostro angolo di pace e tranquillità. Appena potevamo, lasciavamo la capitale per trascorrere qui il fine settimana.
Eravamo arrivati venerdì sera e oggi ce ne saremmo riandati via, dal momento che io ancora lavoro. Mi occupo delle televendite al Centro Serena, una emittente tv».
Conoscevate i due bambini e la loro famiglia?
«No. Non li conoscevamo. Forse, chissà, li avevamo visti giocare in giro, ma non so chi siano, neanche i loro genitori, poveretti. Io so solo che adesso mi è crollato di nuovo il mondo addosso, non so se ce la farò a superare questa enorme tragedia che ci è piombata addosso».
Avevate figli?
«Salvatore sì, io no. Il nostro era un amore adulto, nato dopo nostre esperienze passate. Otto anni fa rimasi vedova dal mio primo marito, una persona anche lui straordinaria. Io stetti malissimo, pensavo di non potermi più rialzare. Invece conobbi Salvatore, era la mia luce, un dono del Cielo e ora però quell' uomo folle me lo ha portato via, gli ha sparato in testa, come a un cane. Mi stanno chiamando tanti amici e parenti perché gli volevano bene in parecchi».
La vostra casa è a Roma?
«Sì, abitiamo vicino al policlinico di Tor Vergata. Io non ho parenti e amici qui nella Capitale, perché sono originaria di Sora, Frosinone, mi era rimasto solo lui. Salvatore era nato a Valmontone. Adesso non so che farò. La nostra era una vita semplice, interrotta senza un motivo. Pensavo di avere superato il dolore più grande, invece mi ero sbagliata, è una tragedia».
Come si spiega quello che è successo oggi?
«Non c' è una spiegazione. Lui mi ha salutato, è uscito di casa in sella alla sua amata bicicletta, ci rivediamo prima di pranzo mi aveva detto. Io stavo sistemando delle cose in casa. Invece l' ho rivisto da morto».
Dell' uomo che ha sparato cosa pensa?
«Che non doveva avere un' arma. Che non doveva essere lasciato libero di uccidere».