SALMA E SANGUE FREDDO - NON C'È PACE MANCO PER I MORTI: A ROMA SONO FINITI I POSTI PER LE CREMAZIONI. IL CARTELLO CON TRE ERRORI IN TRE RIGHE È APPARSO AL CIMITERO DI PRIMA PORTA: ''NON SI ACCETERANNO SALME PER CRAMZIONE'' CON TANTO DI FIRMA E TIMBRO UFFICIALE (IN CHE MANI SIAMO) - ORA BISOGNERÀ PORTARE I CORPI FUORI CITTÀ, A PROPRIE SALATISSIME SPESE

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Lorena Loiacono per www.leggo.it

 

In lista d'attesa, anche da morti: non c'è davvero pace allora per i romani, è il caso di dirlo, neanche per le salme.

 

Nella Capitale, infatti, da questa settimana la cremazione nei cimiteri capitolini è a numero chiuso ma oggi, lunedì, i posti disponibili sono già esauriti. E allora che si fa? Bisogna portare la salma fuori Roma e il viaggio è a spese della famiglia. Altrimenti la cremazione viene negata e la salma finisce sotto terra. Sempre a spese della famiglia.

 

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Cremazioni a numero chiuso. La lista d'attesa al cimitero cresce di settimana in settimana e così Ama ha deciso di mettere un limite all'arrivo delle salme al cimitero Flaminio, di Prima Porta: si possono fare solo 200 cremazioni a settimana, così da poter accelerare i tempi con quelle ancora in attesa da novembre. La nuova regola è entrata in vigore questa settimana ma il problema è che oggi, lunedì 28 dicembre, i 200 posti sono già esauriti. Tanto che negli uffici cimiteriali è apparso un cartello con lo stop all'arrivo di nuove salme già a partire da domani mattina.

 

 

Cartello da brividi. Negli uffici cimiteriali di Prima Porta è apparso il cartello con su scritto: “Dal 29/12/2020 NON SI ACCETERANNO SALME PER CRAMZIONE”. Praticamente incomprensibile: un cartello informativo scritto in quel modo, con tanto di sigla e timbro ufficiale di Ama e Cimiteri capitolini, fa venire davvero i brividi.

 

Tradotto, significa che da domani mattina le salme dovranno andare altrove. La famiglia quindi dovrà scegliere di far cremare la salma in un altro Comune, a spese proprie, oppure di farla seppellire a Prima Porta, venendo meno al desiderio del caro estinto che voleva invece essere cremato.

 

bare cremazione bare cremazione

Un disservizio tutto a carico del caro estinto. In entrambi i casi bisogna farsi carico delle spese perché per una cremazione fuori impianto i famigliari devono pagare Al Campidoglio 250 euro in più, oltre a pagare il servizio in un altro Comune. Anche il seppellimento è a spese della famiglia, nonostante si tratti di un servizio che non è stato scelto ma si è reso inevitabile.

 

 

Burocrazia capitolina impietosa. In tutto questo c'è da segnalare anche che il Comune di Roma, in genere, impiega circa 20 giorni per dare il via libera alla cremazione in un'altra città di un corpo deceduto a Roma. Lungaggini burocratiche che in questa situazione appaiono impietose: per ora infatti, nell'attesa, le salme potrebbero restare al cimitero Verano ma in questo modo le famiglie dei defunti, aspettando di riceverne le ceneri, rischiano di perdere di vista tutti gli spostamenti della salma che viene prima portata al Flaminio e poi, visto che non c'è posto, viene spostata al Verano da cui, nelle prossime settimane, verrà spostata nuovamente per andare in un'altra città. E poi finalmente tornerà a Roma. Per una famiglia, nel momento del dolore, tanta incertezza essere davvero insostenibile.

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Un'emergenza nell'emergenza. Come mai tanta attesa per una cremazione? Nella Capitale da settimane cresce inesorabilmente la fila delle bare al deposito: restano lì anche per mesi, a migliaia in attesa di essere cremate. Il servizio cimiteriale non riesce a fare fronte al numero di morti registrati nelle scorse settimane. I dati forniti dal Campidoglio segnalano un picco di decessi nel mese di novembre, mai avuto prima: 3940, vale a dire oltre i 60% in più sul mese di novembre del 2019. Un triste record che batte quello del 2017 quando, nello stesso mese, i decessi furono 3788.

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