martina simkovicova alexandra kusa

IL SOLITO VIZIETTO DEI MAL-DESTRI: CHI DISSENTE, VIENE EPURATO - MARTINA SIMKOVICOVA, LA MINISTRA DELLA CULTURA SLOVACCA, HA LICENZIATO ALEXANDRA KUSÁ, 51 ANNI, DIRETTORE DELLA GALLERIA NAZIONALE, CHE AVEVA CRITICATO LA CACCIATA DEL DIRETTORE DEL TEATRO NAZIONALE – LA MINISTRA, GIÀ CRITICATA PER SUO PIANO DI CHIUDERE LA TV PUBBLICA, È RIUSCITA A RIPORTARE LA GENTE IN PIAZZA PER LA PRIMA VOLTA DAL TENTATO OMCIIDIO DEL PREMIER, ROBERTO FICO. E L'OPPOSIZIONE SI MOBILITA... 

Estratto dell’articolo di Alessandra Muglia per il "Corriere della Sera"

 

alexandra kusa 4

Aveva criticato il licenziamento del direttore del Teatro nazionale: il giorno dopo è stata silurata pure lei. Dirigeva la Galleria nazionale slovacca, Alexandra Kusá, 51 anni. «La ministra non vuole collaborare con me» aveva spiegato la scorsa settimana. La ministra in questione è la titolare della Cultura, la bionda Martina Simkovicova, del partito di estrema destra Sns, nella coalizione di governo guidata da Robert Fico.

 

martina simkovicova 4

Trascorsi da presentatrice tv, nota per i suoi insulti xenofobi e omofobi molto apprezzati dai media filorussi, («in Europa non si fanno più figli perché ci sono troppi Lgbtq+» ha dichiarato di recente), Simkovicova, ribattezzata nell’ambiente «la ministra della non cultura», è criticata per il suo piano di chiusura della tv pubblica. I due direttori licenziati ora, Kusá e Matej Drlicka, l’avevano accusata di danneggiare le arti dopo aver tagliato i finanziamenti a molte istituzioni che, a suo dire, alteravano la cultura nazionale con elementi stranieri o «liberali».

 

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Simkovicova è riuscita a far tornare in piazza gli slovacchi, per la prima volta da maggio, quando le manifestazioni erano state sospese per favorire la calma dopo il tentato assassinio del premier Fico. […] Kusá e Drlicka hanno chiesto apertamente le sue dimissioni.

[…] Dopo la marcia della società civile di ieri, oggi anche l’opposizione riprende a mobilitarsi. Le epurazioni nella cultura sono l’ultima mossa dell’assalto sistematico del governo Fico alle istituzioni, l’ultimo atto di guerra al dissenso.

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