Vittorio Sabadin per “la Stampa”
Per la prima volta, a causa dell'epidemia di Covid, nessuno è potuto andare a Stonehenge il giorno del solstizio per assistere al sorgere del Sole. Ma gli appassionati di druidi e di presunti riti celtici hanno ricevuto il giorno dopo una notizia che attenuerà la loro delusione: a poche centinaia di metri dal sito più misterioso d'Inghilterra si nasconde un altro mistero.
Ricercatori delle Università di St Andrews, Glasgow e del Galles, assieme a studiosi di Birmingham e Warwick, hanno unito le loro conoscenze per studiare meglio il sito di Durrington Walls, e hanno scoperto cose molto interessanti. Intorno all'henge di Durrington, una struttura architettonica preistorica circolare protetta da un fossato, è stato individuato un cerchio di due chilometri di diametro, contrassegnato da buche circolari profonde 5 metri e larghe 10. Sono già stati individuati 20 di questi pozzi, ma è probabile che se ne trovino altri.
I geologi e gli esperti di archeobotanica del gruppo di ricerca sono molto felici: grazie ai sedimenti raccolti avranno da lavorare per anni e potranno ricostruire com' era il paesaggio nella valle di Stonehenge nei quattro millenni che sono passati dalla sua costruzione. I paleontologi sono invece ancora una volta perplessi. A che servivano quelle buche?
Erano le basi di un enorme recinto di protezione? E per proteggere che cosa? Chiunque abbia svolto ricerche sui molti misteri della piana di Salisbury avrà notato quante volte, nelle spiegazioni fornite dagli scienziati, ricorra la parola «cerimoniale». Sembra che gli uomini preistorici della zona non avessero altra preoccupazione che innalzare monoliti giganteschi dopo averli tagliati e trasportati per centinaia di chilometri, o scavare buche e enormi fossati circolari, o erigere tumuli che richiedevano il lavoro di migliaia di persone, solo per rispondere a esigenze rituali o religiose.
Tra Stonehenge e Durrington Walls c'è il Greater Cursus, una porzione di terreno larga 150 metri e livellata per una lunghezza di tre chilometri, nel 3600 a.C., anche quella per esigenze «cerimoniali», come il più piccolo Lesser Cursus che si trova nei pressi. Lì vicino c'è anche la Robin Hood's Ball, un recinto neolitico del 4000 a.C. che visto dall'alto sembra un uovo al tegamino, realizzato anche quello... per cosa? «Cerimonie tribali».
Gli scienziati che hanno trovato i pozzi di Durrington Walls appartengono a discipline diverse e mescolare gli interessi e le conoscenze ha fatto fare negli ultimi anni grandi passi avanti all'archeologia: ora è sempre più difficile catalogare come rituale e cerimoniale tutto ciò che non si capisce. Durrington Walls aveva tra il 2.800 e il 2.100 a.C. circa 1.000 abitazioni e 4.000 abitanti. Sembrano pochi, ma alla sua epoca il villaggio era una metropoli del Nord Europa, racchiusa in un cerchio di 500 metri di diametro. Solo per scavare il fossato che lo circonda, profondo 5 metri e largo 7 al fondo e 15 all'apice, sarebbe occorso il lavoro di tutti i suoi abitanti. E nel frattempo chi cacciava?
Chi coltivava? Chi difendeva il villaggio e la propria famiglia? Come hanno fatto? Il radar ha rivelato che nel sottosuolo ci sono almeno 60 menhir di 4,5 metri di altezza, 30 dei quali ancora in posizione verticale.
Forse era un campo simile a quello di Carnac in Bretagna, con i suoi 3000 monoliti eretti per non si sa che cosa, ma certamente non per ragioni cerimoniali. Il dottor Richard Bates, della School of Earth and Environmental Sciences di St Andrews ha riconosciuto: «L'approccio multidisciplinare ha aperto uno squarcio sul passato che ci rivela una società più complessa di quanto potessimo mai immaginare. Pratiche molto sofisticate dimostrano che queste persone erano in sintonia con gli eventi naturali in un modo che noi possiamo a stento concepire, nel mondo moderno nel quale viviamo».
Gli studiosi cominciano a pensare che Stonehenge non fosse un complesso monumentale fine a sé stesso, difficile da interpretare anche a causa dei pasticci fatti più di un secolo fa dagli archeologi nel rimetterne a posto più o meno a caso le pietre. Faceva parte di un complesso più ampio che forse era sorto addirittura prima, e il cui significato ancora ci sfugge. Datare le pietre è sempre molto complicato e si presta a errori.
Le date potrebbero essere sbagliate, gli esseri umani del Neolitico potrebbero avere eretto quei siti o potrebbero averli abitati solo quando sono stati abbandonati dai loro ignoti costruttori, com' è probabile anche nel caso di Durrington Walls. Al prossimo solstizio centinaia di druidi e celti contemporanei potranno tornare, si spera, a celebrare le loro cerimonie a Stonehenge, convinti che solo a quello servissero tutte quelle pietre. Ma la verità è ancora nascosta lì intorno, e mentre loro continuano a adorare il Sole che sorge, qualche scienziato dalla mente aperta un giorno finalmente la scoprirà.