Manila Alfano e Nino Materi per “il Giornale”
Un giallo infinito (quello di Ylenia Carrisi) che promette l' ennesimo «sviluppo clamoroso». Lo strazio di una padre (Albano) che si rinnova leggendo un titolo di giornale: «Ylenia Carrisi uccisa da un camionista».
Un uomo che, in realtà, era un «serial killer». Ylenia, 24 anni, non poteva saperlo quando - secondo la notizia anticipata ieri da Qn - accettò un passaggio in una stazione di servizio di Tampa, in Florida. Lei faceva l' autostop. Voleva fuggire dalla banalità delle convenzioni. Scappare per trovare qualcosa di nuovo. Tra i percorsi accidentati di un destino on the road. Il volto Keith Hunter Jesperson le era sembrato quello di un amico.
Keith aveva visto Ylenia sul bordo della strada.
Aveva inchiodato il suo «bisonte». Ylenia era salita a bordo: «Vado in California». E lui: «Ok, sali su». Dopo pochi chilometri le mani di Keith si serrano mortalmente attorno al collo di Ylenia. Ylenia, la figlia di Albano e Romina Power, era scomparsa a New Orleans alla fine del 1993. Sulla sua fine tante ipotesi. Tutte rivelatesi campate in aria. Ora è la volta del «camionista killer».
PRESUNTO ASSASSINO DI YLENIA JESPERSON
L' ennesimo scenario di un delitto irrisolto cui si è giunti grazie al «fiuto» dello sceriffo della contea di Palm Beach che ha rimesso insieme un mosaico i cui frammenti parevano polverizzati nel nulla. E che non si tratti solo di illazioni, lo dimostra il blitz fatto dall' Interpol a Cellino San Marco per prelevare campioni di Dna ad Albano e alle figlie: Cristel e Romina Junior.
Tracce biologiche che verranno confrontate con le ossa di una donna ritrovate 21 anni fa, e che si sospetta possano appartenere proprio a Ylenia. Ma come si è arrivati a questa nuova «ipotesi investigativa»? Tutto nasce dall' arresto a Palm Beach di Keith Hunter Jesperson che nel 1996 confessò di aver ucciso una ragazza «bionda con uno zaino sulle spalle».
Un identikit decisamente vago, ma che potrebbe corrispondere a quello di Ylenia. Alla confessione di Keith ci sono riscontri: le ossa di una donna ritrovate nella cittadina di Holt, in Florida il 15 settembre 1994, cioè nove mesi dopo la denuncia di scomparsa di Ylenia.
Da allora fino al 2014 (anno in cui Albano ottiene la dichiarazione di morte presunta della figlia) il «fascicolo Ylenia Carrisi» si arricchisce di innumerevoli piste, compresa quella di un delitto maturato all' interno di una non meglio precisata «setta».
LA FAMIGLIA CARRISI CON YLENIA
Del presunto delitto (il corpo di Ylenia non è mai stato ritrovato) viene anche sospettato un musicista jazz di New Orleans amico della giovane. Altri testimonianze giurano invece di aver visto una ragazza «rassomigliante a Ylenia» affogare tra i gorghi di un fiume. C' è chi dice «spinta da qualcuno», chi «di sua spontanea volontà». E la differenza non è da poco.
Adesso spunta lo sceriffo super segugio di Palm Beach che «con l' ausilio di un perito ha ricostruito il volto della ragazza»; e quello riconosciuto dal camionista serial killer «è di una somiglianza incredibile con il viso di Ylenia». Vero? Falso? Al Bano si sfoga col Giornale. «Una bufala. Ecco cosa mi sembra». La voce di Albano quando risponde al telefono è ferma e sottotono. C' è qualcosa di diverso qui e ora al telefono con lui. Il cantante, la gioia, l' allegria, la Puglia e l' amore per la vita, sono in sottofondo.
Qui e ora è un padre costretto a riaprire una ferita che fa male. «Dal 1993 a oggi è passato tanto tempo. Eppure non c' è stato un anno che non sia venuta fuori qualche pseudo novità relativa a Ylenia. Ogni volta un particolare, una pista nuova, risvolti, testimoni. E ogni volta il male che fa è indescrivibile. Sono un genitore può capire di cosa parlo. È una tortura».
E intanto ci sono i fatti, le indagini americane che porterebbero a una svolta nelle indagini. «Sì è vero, due settimane fa i carabinieri di Brindisi sono venuti a bussare alla mia porta per chiedermi il mio Dna. A casa con me c' erano anche le altre due mie figlie e così hanno preso anche il loro.Un atto dovuto e l' ho fatto». Le aspettative si sono spente con il passare degli anni, tanto che anche davanti a questa visita dei carabinieri non c' è stato sussulto, attesa. «Non ci credo. Non ci credo più».
«Romina? È a New York. Sinceramente non ho idea di come l' abbia presa lei. Non ci siamo ancora sentiti». Ecco. Per capire il grado di disillusione basta questo particolare. «Non la considero una notizia fondata. Punto e basta. Lascio perdere per non ferire anche lei». Loro che si diceva si erano lasciati anche per questo dolore travolgente che spazza via tutto.
AL BANO ROMINA YARI E YLENIA CARRISI
«Ci sono cose che dovrebbero restare chiuse nel fondo del cuore. E anche così, chiuse in silenzio è uno strazio che non auguro a nessuno. Riaprire la ferita ogni volta è disumano. Atroce. Poi ci sono i giornali, i titoli, la bagarre squallida, che non so neppure come definire, che ti sveglia una mattina di novembre come un incubo ricorrente e che fa un male da morire».
YLENIA CARRISI AL BANO KEITH HUNTER JESPERSON