Estratto dell’articolo di Anais Ginori per “la Repubblica”
Il nuovo governo di Gabriel Attal svolta a destra, ha poche donne in posizioni di rilievo e fa scalpore per due arrivi a sorpresa: il macronista Stéphane Sejourné agli Esteri e l’ex ministra sarkozysta Rachida Dati che prende la Cultura. Sejourné, 38 anni, è l’attuale capo del partito di maggioranza Renaissance e dell’eurogruppo centrista Renew, dove ha maturato un’esperienza internazionale. La sua nomina, quindi, era in qualche modo prevedibile dal punto di vista politico.
A destare la curiosità di alcuni è il fatto che il ministro degli Esteri avrà come diretto superiore il suo ex compagno. Molto riservati sulla loro vita privata, Attal e Sejourné hanno infatti avuto una lunga relazione che ha coinciso con l’ascesa del macronismo. Le Monde li aveva definiti «power couple», suscitando l’ira degli interessati che non si sono quasi mai mostrati in pubblico. Poco dopo l’annuncio del nome di Sejourné nel governo Attal, il suo entourage ha ufficializzato quello che nei corridoi della politica molti sapevano già: il nuovo ministro e il premier sono separati da due anni e hanno sciolto il loro «pacs», contratto di unione civile.
L’altra carta a sorpresa di Attal è la nomina di Dati alla Cultura. Guardasigilli durante la presidenza di Nicolas Sarkozy — che ha caldeggiato la scelta — Dati mantiene una forte popolarità nei sondaggi tra gli elettori di destra. È quindi una “presa” importante per Macron e che rafforza l’Opa che da tempo ha lanciato sui Républicains. Gli esponenti che vengono dalla destra erano già molti: Gérald Darmanin, Bruno Le Maire, Sébastien Lecornu, tutti confermati nel nuovo esecutivo.
Dati, attualmente sindaca del settimo arrondissement, è indagata per corruzione, su una consulenza per Renault quando era eurodeputata, ma non è stato un ostacolo per entrare nel governo. Emmanuel Macron ha sempre difeso il principio della presunzione di innocenza.
La sarkozysta prende ilposto dell’ex ministra della Cultura Rima Abdul-Malak, caduta in disgrazia per aver apertamente criticato Gérard Depardieu, subito sconfessata da Macron. Abdul-Malak fa parte dell’ala sinistra del macronismo “punita” nel rimpasto, alla luce delle critiche espresse sulla recente legge sull’immigrazione. Tra gli altri ministri che avevano fatto capire di non apprezzare la svolta repressiva c’era anche Clément Beaune, che perde il ministero dei Trasporti. Dalla destra viene promossa anche l’ex ministra Catherine Vautrin alla guida del nuovo maxi-dicastero del Lavoro e della Salute […]. […]
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