LAGARDE - MERKEL - VON DER LEYEN
1 – RECOVERY FUND:LAGARDE, OK LEADER UE SOLO A FINE LUGLIO
(ANSA) - Il Recovery fund da 750 miliardi di euro per sostenere i paesi più colpiti dalla pandemia sarebbe "un punto di svolta". Così al Financial Times la presidente della Bce Christine Lagarde, in particolare se una gran parte di esso si presentasse sotto forma di sovvenzioni invece che prestiti. Ma secondo Lagarde il Fondo potrebbe essere concordato dagli Stati Ue dopo il vertice della prossima settimana. "Non ci scommetterei per il 18 luglio", ha detto. "Lo darei" per certo "fine mese per assicurarmi di avere un risultato favorevole".
2 – SUL RECOVERY DECIDERÀ IL CONSIGLIO UE
Marco Bresolin per “la Stampa”
La carta che Angela Merkel ha deciso di giocare per convincere i Paesi frugali ad accettare il Recovery Fund va cercata sotto la voce «governance». Ed è molto semplice: Berlino vuole togliere alla Commissione il potere di approvare i vari Recovery Plan nazionali per darlo al Consiglio Ue, cioè ai governi.
I quali deciderebbero - a maggioranza qualificata - se le riforme e gli investimenti proposti da una singola capitale sono in linea con le priorità Ue. Una soluzione che piace ai nordici, ma che non va certo nella direzione auspicata dal governo italiano. La Cancelliera è arrivata ieri a Bruxelles per il suo primo viaggio all'estero dall'inizio della pandemia.
E nel corso di un faccia a faccia con David Sassoli ha manifestato tutte le difficoltà del momento: «La situazione non è per nulla facile. L'accordo è lontano perché alcuni governi ancora si ostinano a puntare i piedi, ma anche loro vanno capiti». Nelle stesse ore, a poche centinaia di metri dal Parlamento, la sua proposta veniva formalmente presentata al tavolo del Coreper, l'organismo che riunisce i 27 rappresentanti permanenti presso l'Ue.
Gli ambasciatori stanno negoziando senza sosta i vari aspetti del dossier con l'obiettivo di accorciare le distanze, in modo da permettere ai rispettivi leader di tentare l'intesa al vertice del 17-18 luglio. L'esito è tutt' altro che scontato, ma la presidenza di turno tedesca è convinta che la mossa sul cambio di «governance» del fondo possa servire per avvicinarsi alla soluzione.
ursula von der leyen e angela merkel
Perché offrirebbe alle capitali più scettiche la garanzia di un controllo su come verranno spese le risorse del Recovery. Il tema è già stato oggetto di scontro nelle precedenti riunioni preparatorie. Racconta una fonte diplomatica coinvolta nelle trattative: «Ci sono Paesi che vorrebbero semplicemente presentare il loro piano e ottenere un via libera automatico da parte della Commissione.
All'estremo opposto ce ne sono altri che ritengono invece necessario un via libera all'unanimità da parte dei 27 governi». Del primo club fa parte l'Italia, del secondo l'Olanda. «È chiaro che serve un compromesso - continua il diplomatico - e la proposta della Commissione non lo è». La soluzione proposta da Ursula von der Leyen lasciava sostanzialmente all'esecutivo Ue il potere di approvare i piani nazionali.
Gli altri governi sarebbero stati consultati attraverso il meccanismo della comitologia, una procedura che consente al Consiglio di esprimersi ed eventualmente di bloccare una proposta. Ma soltanto con il sistema della maggioranza qualificata inversa: per respingere la proposta della Commissione è necessaria una maggioranza qualificata di Paesi contrari (almeno 15, rappresentanti il 65% della popolazione Ue).
Difficile arrivare alla bocciatura. L'idea di Berlino è invece di riportare la gestione del processo di valutazione e di approvazione dei piani nazionali sotto l'ègida del Consiglio. Che per dare il via libera dovrebbe riunire una maggioranza qualificata a favore. Con questo sistema, una «minoranza di blocco» (almeno 4 Paesi che rappresentino oltre il 35% della popolazione Ue) potrebbe mettersi di traverso e impedire l'approvazione dei singoli piani nazionali.
Per il premier ungherese Viktor Orban sarà difficile raggiungere un'intesa al summit della prossima settimana. Angela Merkel insiste per chiudere entro luglio, ma avverte: «Tutti devono essere pronti al compromesso». In Parlamento Ue la Cancelliera è tornata a difendere il piano da 500 miliardi di sussidi proposto con Macron, dimostrandosi pronta a sacrificare i 250 miliardi di prestiti.
DAVID SASSOLI URSULA VON DER LEYEN
Poi si è riunita con Charles Michel, Ursula von der Leyen e David Sassoli. Il presidente del Consiglio europeo, che domani presenterà la sua proposta negoziale, ha elencato tutti i punti di disaccordo tra i governi. E sono tantissimi. Sassoli, reduce da un colloquio telefonico con Giuseppe Conte, ha però presentato i quattro paletti del Parlamento: niente tagli al bilancio Ue; mantenere i 750 miliardi del Recovery Fund, così come il rapporto sussidi-prestiti (500-250); introdurre sin da subito almeno due risorse proprie; garantire al Parlamento un ruolo di controllo sulla spesa dei fondi. Altrimenti l'Eurocamera non darà il suo via libera.