giorgia meloni marina le pen emmanuel macron olaf scholz

DAGOREPORT - RINNEGANDO LE SVASTICHELLE TEDESCHE DI AFD, MARINE LE PEN SPERAVA DI NON ESSERE PIU' DISCRIMINATA DAGLI EURO-POTERI: MA CONTRO DI LEI C’È MACRON, CHE LA DETESTA - IL TOYBOY DELL’ELISEO HA LA LEADERSHIP DELL'UNIONE EUROPEA E DARÀ LE CARTE DOPO IL 9 GIUGNO. INSIEME CON SCHOLZ E IL POLACCO TUSK NON VUOLE LE DESTRE TRA LE PALLE: UNA SCHICCHERA SULLE RECCHIE DI GIORGIA MELONI, CHE, CON LA SUA ECR, SARÀ IRRILEVANTE E DOVRA' ACCONTENTARSI, AL PARI DI LE PEN, DI UN COMMISSARIO DI SERIE B – LA FUSIONE A FREDDO TRA GLI “IDENTITARI” DI LE PEN E I “CONSERVATORI” DELLA “SÒLA GIORGIA” POTREBBE AVVENIRE, MA SOLO DOPO LE ELEZIONI EUROPEE. MA TRA LE DUE CI SONO SOLO OPPORTUNISMI 

DAGOREPORT

maximilian krah

La presa di distanza dai nazistelli di Afd è solo l’ultimo passo della transizione moderata di Marine Le Pen. La valchiria francese, dopo la sparata dello spitzenkandidaten in quota svastica, Maximilian Krah (“È sbagliato generalizzare, non tutti i membri delle SS erano criminali di guerra”), non ha esitato un attimo a scaricare il partito tedesco.

 

Una decisione con la quale la figlia di Jean-Marie pensava di accreditarsi ulteriormente agli occhi degli euro-poteri, dopo aver più di una volta sottolineato la propria identità anti-fascista, a differenza di Giorgia Meloni, sempre a disagio nel professarsi tale.

 

meloni le pen

Invece la leader del “Rassemblement national” non aveva fatto i conti con il suo nemico pubblico numero uno, Emmanuel Macron. Sarà lui, infatti, che la detesta, a dare le carte dopo le elezioni del 9 giugno. E poiché non è immaginabile una Commissione europea senza lo zampino del presidente francese è evidente che il tentativo di Le Pen di incunearsi nelle future alleanze che contano è destinato a fallire.

 

È sempre Macron, tra l’altro, il vero fautore di una politica estera europea in questi ultimi mesi. È stato lui a conquistarsi questa leadership sul campo, spesso entrando in rotta di collisione con Washington.

 

Ha evocato l’invio di truppe in Ucraina, in solido con il Belgio ha fatto un endorsement alla richiesta del procuratore della Corte Penale internazionale sul mandato di cattura a Netanyahu, ha invitato la Russia ai festeggiamenti per l’anniversario dello sbarco in Normandia. Insomma, ha quasi fatto un embolo all’ottuagenario Joe Biden.

jaroslaw Kaczynski

 

Alla Casa Bianca però sanno di avere bisogno dell’aiuto di Macron. A partire dal Medio Oriente, dove la Francia ancora conta, e non poco. Soprattutto in Libano, casa base degli Hezbollah, e dove sono in corso colloqui tra i funzionari americani e gli omologhi francesi per delineare una strategia sul campo e neutralizzare le milizie filo-iraniane, che ogni giorno sparano razzi sulla zona Nord di Israele. La Francia poi siede nel consiglio di sicurezza dell’Onu, è l’unico Paese dell’Unione europea dotato di armi nucleari, e dispone della Legione straniera, un corpo militare d’élite che può combattere anche senza le insegne francesi.

 

meloni le pen

Il peso specifico di Macron, sia in Europa che all’estero, è un muro granitico per le ambizioni di Marine Le Pen, che sogna il gruppo unico delle destre in Ue attraverso la fusione di Identità e democrazia con i Conservatori e riformisti al grido di “Tous ensemble” (Tutti insieme).

 

Emmanuel Macron, nella sua furia anti-sovranista, ha chiamato il premier polacco, Donald Tusk, a cui ha dato rassicurazioni su un eventuale sostegno militare della Francia a Varsavia, in caso di necessità, ottenendo in cambio la garanzia che mai il Ppe accetterà alleanza con i partiti di ultra-destra. Tusk non aveva bisogno di essere convinto: per l’ex presidente del Consiglio europeo è una bestemmia anche solo pensare di potersi sedere a un tavolo con il Pis di Kaczynski, partito rivale in casa e membro di Ecr (il gruppo di Fratelli d’Italia).

macron scholz

 

L’attivismo del toyboy dell’Eliseo non è sostenuto da prospettive elettorali confortanti, visto che il suo partito rischia di subire un -7% rispetto di cinque anni fa: nel confronto con le destre, i partiti più penalizzati saranno probabilmente il macroniano Renew, i Verdi tedeschi (che crollano a causa dell’impopolarità del governo Scholz) e i popolari olandesi (incalzati dal Pvv di Wilders). Le tre formazioni potrebbero ritrovarsi con 15 europarlamentari in meno e il cerino in mano. A contenere i danni per il portacipria di Brigitte è la rinascita, grazie a Glucksmann, del partito Socialista francese: la buona affermazione che si prospetta per il PS sarà un argine al cappottone di Marine Le Pen.

 

maximilian krah

In ogni caso, indipendentemente dalle percentuali di voto, è impensabile una Unione europea che non abbia al suo interno i Liberali di Macron e i Socialisti di Scholz: senza Francia e Germania non si canta messa. Lo ha fatto capire chiaramente il presidente del Ppe, Manfred Weber, che pure fino a qualche mese fa brigava con Giorgia Meloni per un’intesa tra Popolari e Conservatori: “Il punto di partenza sarà la cooperazione con Socialisti e liberali. Le tre grandi famiglie politiche Ue hanno l'enorme responsabilità di stabilizzare e guidare l'Europa. Per noi, questo sarà il punto di partenza”.

 

MANFRED WEBER - URSULA VON DER LEYEN - ROBERTA METSOLA - CONGRESSO DEL PPE

Ps/1. Il progetto di fusione Id-Ecr potrebbe anche avvenire, ma solo dopo le europee e l’insediamento della nuova Commissione. Anche perché i due eurogruppi di Le Pen e Meloni non avranno un ruolo nella formazione del futuro esecutivo Ue. Come suggerisce un informato articolo di AFP (vedi sotto), a complicare l'intesa tra le due bionde ci sono le divergenze valoriali: su molti temi, in primis i rapporti con la Russia e il sostegno all'Ucraina, ci sono enormi distanze tra la turbo-atlantista Giorgia Meloni (con i polacchi del Pis al seguito) e la già filo-russa Marine Le Pen (che ha incassato da Mosca finanziamenti per la campagna elettorale), con il suo fido Matteo Salvini. 

 

Ps/2. Una delle prime misure che verrà adottata nel quinquennio 2024-2029 sarà l’abolizione del voto all’unanimità in Consiglio europeo: i grandi Paesi, Francia e Germania in testa, sono stanchi dei ricattucci dei vari Orban…

marine le pen a viva24, la convention di vox a madrid

 

MELONI, LE PEN FLIRTANO PER UNIRE LE FORZE DI ESTREMA DESTRA DELL'UE

Traduzione di un estratto dell'articolo di Marc Burlehi, Alice Ritchie e Paul Aubriat per AFP

 

Le figure di punta dell'estrema destra europea Marine Le Pen e Giorgia Meloni lasciano intendere che potrebbero unire le forze dopo le elezioni europee di quest'estate, dopo che il partito francese di Le Pen ha annunciato una rottura con il suo alleato radicale tedesco AfD. Queste aperture fanno presagire una possibile riconfigurazione delle alleanze dei partiti nazionalisti, dopo le elezioni del 9 giugno.

 

I sondaggi suggeriscono che i gruppi di estrema destra del parlamento – attualmente divisi – otterranno circa il 37% dei seggi nella prossima legislatura, rispetto al 30% attuale.

manfred weber antonio tajani congresso forza italia

 

Domenica, durante una manifestazione di estrema destra a Madrid, Le Pen ha dichiarato: "Siamo tutti insieme nel tentativo finale di fare del 9 giugno un giorno di liberazione e speranza". Il giorno dopo la Meloni, primo ministro italiano dall'ottobre 2022, ha dichiarato in un'intervista televisiva che voleva replicare il successo del suo partito post-fascista in patria e "fare la stessa cosa in Europa: partiti alleati che siano compatibili tra loro". 

 

La porta che conduce a tale scenario si è spalancata martedi, quando il RAssemblement National  (RN) di Le Pen ha annunciato la "separazione" da Alternative fur Deutschland (AfD). L’annuncio è arrivato dopo che il candidato leader dell’AfD, Maximilian Krah – travolto dalle polemiche – ha dichiarato al giornale italiano "la Repubblica" che non tutti i membri delle temute SS naziste erano “automaticamente criminali”.

 

EMMANUEL MACRON - OLAF SCHOLZ - DONALD TUSK

"L'AfD ha oltrepassato quelle che considero la linea rossa", ha detto il leader di RN Jordan Bardella al canale francese LCI. Bardella ha annunciato che le alleanze di estrema destra al Parlamento europeo “torneranno a zero” dopo le elezioni.

 

RN e AfD fanno parte del gruppo di estrema destra Identità e Democrazia (ID)  del Parlamento europeo. Il partito Fratelli d’Italia di Meloni, al contrario, si trova con i Conservatori e Riformisti europei di estrema destra (ECR). Una terza forza di estrema destra nel parlamento europeo è Fidesz, il partito non affiliato del primo ministro ungherese Viktor Orban, amico del Cremlino.

 

meloni orban

Secondo gli analisti ci sono alcune questioni chiave che dividono le fazioni di estrema destra nell'Europarlamento. In particolare, l’ID è scettico riguardo al continuo sostegno dell’UE alla guerra dell’Ucraina contro l’esercito invasore russo, mentre l’ECR sostiene Kiev nella sua lotta. "Queste differenze così radicate sembrano difficili da conciliare", ha detto in un'analisi Pascale Joannin, direttrice generale del think tank Robert Schuman Foundation.

 

[...] Daniele Albertazzi, co-direttore del think tank Centre for Britain and Europe, ha detto su X che mentre potrebbe essere "logico" che il RN di Le Pen abbandoni l'ID e aderisca all'ECR, "potrebbe risentirsi di passare in secondo piano rispetto alla Meloni. "Troppe api regine e l'alveare sprofondano nell'anarchia", ha detto.

 

kaja kallas, giorgia meloni, viktor orban, robert abela, mark rutte, emmanuel macron

Se da un lato Le Pen ha accolto la Meloni "aprendo la strada" a un possibile riavvicinamento, dall'altro l'anno scorso aveva anche affermato che la leader italiana "non è mia sorella gemella". Le Pen è più strettamente alleata con il vice primo ministro della Meloni Matteo Salvini, del partito italiano di estrema destra della Lega – un altro membro dell’ID.

 

donald tusk

[...] Un’ipotetica fusione ID-ECR potrebbe creare il secondo gruppo più grande in parlamento, dietro il Partito popolare europeo (PPE), a cui appartiene la presidente della  Commissione europea Ursula von der Leyen, candidata per un secondo mandato. Ma anche divisa, un’estrema destra rafforzata potrebbe spingere il PPE nella sua direzione, secondo Pawel Zerka, membro senior del Consiglio europeo per le relazioni estere.

 

"Non possiamo avere piena fiducia nel PPE" per non allearsi con l'estrema destra, ha detto Zerka al Centro europeo per gli studi sul populismo.

marine le pen a viva24, la convention di vox a madrid Manfred Weber e Ursula von der leyenLA DERIVA ORBANIANA DELLA RAI - LA SCHEDA DEL PD

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…