DAGOREPORT
Nell’incontro al Quirinale, John Elkann ha rassicurato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sull’impegno di Stellantis in Italia. Il gruppo, ha precisato Yaki, ha intenzione di continuare a investire nel Paese, e non intende procedere a licenziamenti o chiusure di stabilimenti, ma il governo italiano, secondo il rampollo Agnelli dovrebbe sviluppare una maggiore attenzione sul mondo dell’automotive e la minaccia rappresentata dalla competizione cinese sulle auto elettriche a basso costo.
sergio mattarella giorgia meloni
Sugli incentivi, l’azione dell’esecutivo di Giorgia Meloni, secondo Elkann, è troppo timida: i sussidi varati non bastano a sostenere la domanda, come invece è accaduto in Francia e Germania.
Il nipote dell’Avvocato ha anche difeso l’ad di Stellantis, Carlos Tavares, finito nel mirino del governo. Il rampollo ha dovuto ricordare che, in quanto amministratore delegato, il manager portoghese ha il compito di fare il “cagnaccio” e portare a casa gli utili, e quindi deve muoversi in un certo modo, lasciando poi ai principali azionisti il compito di contemperare il suo operato con valutazioni più “politico-diplomatiche”.
CARLOS TAVARES JOHN ELKANN - STELLANTIS
Il tour romano di Yaki ha molto colpito gli “addetti ai livori”, perché, oltre al comprensibile incontro con Mattarella prima, e con il ministro dell’Economia Giorgetti poi, ci sono stati i faccia a faccia con il comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Teo Luzi, con l’ambasciatore americano in Italia, Jack Markell e con il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta. Se i rapporti con il diplomatico statunitense sono consolidati e di vecchia data, colpisce l’attenzione riservata all’ingegnere da Panetta, considerato “di destra” e vicino a Giorgia Meloni.
I più smaliziati hanno notato che, invece, l’ex membro del board della Bce, da quando siede al vertice di via Nazionale, si sta muovendo con l’autonomia garantitagli dal suo incarico. Della serie: sarà anche amico del governo, ma una volta seduto sulla poltrona, Panetta sente di avere le mani libere.
Più in generale, l’atteggiamento del governo Meloni nei confronti di Stellantis, con scontri, scazzi, polemiche e accuse reciproche, rientra in una più ampia strategia elaborata da quel cervello in fuga del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari.
Il braccio destro (e teso) della Meloni è convinto che, in un duello a distanza tra la premier e John Elkann, gli italiani si schierino con la Ducetta, perché le continue richieste di incentivi da parte della ex Fiat hanno rotto i cabasisi ai più, come ha avuto modo di sottolineare ieri lo stesso Matteo Salvini: "Con tutto quello che agli italiani è costata l'ex Fiat, l'attuale Stellantis è l'ultima che può imporre, disporre o minacciare. Lo Stato ci è già entrato 18 volte con i soldi dei cittadini".
Come già verificatosi con la tassa sugli extraprofitti delle banche, l’obiettivo del duplex Fazzolari-Meloni è rappresentare una destra vicina alla “ggente” e che attacca i “padroni”, in contrapposizione alla sinistra dei salotti e vicina ai poteri forti. Una semplificazione estrema, ma pur sempre utile ad acchiappare il consenso dei più allocchi, in vista delle europee di giugno.
MELONI FAZZOLARI maurizio molinari john elkann
Fazzolari GIOVANBATTISTA FAZZOLARI A CINQUE MINUTI