DAGOREPORT
MATTEO SALVINI ANTONIO TAJANI RAI CANONE
L’incazzatura di Antonio Tajani verso Giorgia Meloni non è legata soltanto alla riduzione del canone Rai, che ha portato oggi Forza Italia a votare insieme all’opposizione in Commissione bilancio al Senato. Ci sono molte ragioni di malcontento che spingono il Presidente di Forza Italia a puntare i piedi.
La prima riguarda il ruolo di "Noi Moderati" all’interno della coalizione di centro-destra. Il partitino guidato da Maurizio Lupi era nato con l’idea di aggregare i cani sciolti del centro per riportarli gradualmente all’ovile di Forza Italia.
Questo progetto è andato via via sfaldandosi, prima con la netta opposizione di Fulvio Martusciello, ras del partito in Campania, al ritorno all’ovile di Mara Carfagna, e poi con quella del tandem Tullio Ferrante-Letizia Moratti, che in Lombardia hanno messo il veto al rientro di Maria Stella Gelmini.
MAURIZIO LUPI CON LA MOGLIE EMANUELA DALMIGLIO
Le due ex ministre, già folgorate sulla via di Azione di Calenda, hanno trovato accoglienza proprio in "Noi Moderati". Da “strumento” di aggregazione dei peones, il partitino di Lupi è diventato un’opportunità agli occhi di Giorgia Meloni. La Ducetta e la sua "Fiamma tragica" hanno pensato di valorizzare il contenitore centrista come contraltare a Forza Italia.
In quest’ottica rientra l’operazione di seduzione lanciata nei confronti dell’impalpabile Lupi, a cui è stata fatta annusare l’opportunità di essere il candidato del centrodestra alle prossime elezioni comunali a Milano.
Un’indiscrezione che ha però infastidito, e molto (oltre la moglie di Lupi, Emanuela Dalmiglio, che su facebook ha lanciato stilettate) quel merluzzone di Tajani, che non solo si era adoperato per far fare a "Noi Moderati" domanda di ingresso nel Ppe, ma che ha faticato, e non poco, con il suo amico Manfred Weber, per portare acqua al mulino della sora Giorgia.
raffaele fitto giorgia meloni - foto lapresse
È stato lui a fare pressing sui popolari per ingoiare il rospo della vicepresidenza Ue a Raffale Fitto, ed è stato sempre lui a trascinare Fratelli d’Italia nella maggioranza Ursula, nonostante i veti di Macron, Scholz, Tusk e Sanchez.
Dopo tanto lavorìo, in cambio ottiene un bel calcione al sedere, che potrebbe diventare anche più doloroso se le deleghe di Fitto (che lui sognava per sé o per i suoi) in futuro finissero a Elisabetta Belloni.
Il ministro degli Esteri guarda con timore alla capa del Dis, che ha ricoperto a lungo il ruolo di segretario generale della Farnesina. Ha paura, il tapino ex monarchico, di finire commissariato, nei rapporti con le cancellerie europee, da una funzionaria fin troppo esperta.
I timori di essere oscurato nel suo ruolo sono stati confermati quando persino Salvini ha messo bocca sulle questioni di politica estera, con le dichiarazioni improvvide sul mandato d’arresto a Netanyahu (“È il benvenuto in Italia”), smentendo la linea ufficiale decisa da Tajani.
Come un bimbo a cui hanno fatto un dispetto, il ministro degli Esteri ha dovuto puntare i piedi e frignare per far presente che a decidere sui rapporti internazionali non è il ministro dei Trasporti, ma la premier in tandem con la Farnesina.
In realtà per il forzista, il “Capitone”, pur rappresentando uno scoglio su varie questioni (Canone Rai, tassa sugli extraprofitti, eccetera), può diventare un alleato per uccellare la promozione di Elisabetta Belloni a ministro. Il segretario della Lega, come già Renzi durante i giorni che portarono alla rielezione di Mattarella, nel gennaio 2022, vede con scetticismo l’upgrade di “Nostra signora Italia” (come la ribattezzò Beppe Grillo).
ELISABETTA BELLONI - G7 DI BORGO EGNAZIA
Non è opportuno, per Salvini, che la donna che coordina i servizi segreti, in qualità di capo del Dis, entri in pianta stabile nell’esecutivo, con un ruolo politico, e non più tecnico (a proposito del Dis, quando scadrà il mandato della Belloni a Piazza Dante, nel 2025, al suo posto potrebbero andare il generale Figliuolo o l’attuale capo dell’Aise, nel frattempo nominato prefetto, Giovanni Caravelli).
Ps. Quando si vociferò, per la prima volta, della riduzione del canone Rai (decisione che andrebbe a detrimento di Mediaset, causa dell'innalzamento del tetto pubblicitario per la tv pubblica), Striscia la Notizia diffuse i celebri fuorionda di Giambruno in modalità provolone affumicato, che ciancava di “threesome”, “foursome”, e sentenziava: “Qui si scopa”.
Ora, al nuovo assalto sulla tassa più odiata dagli italiani, Forza Italia ha votato compatta con l’opposizione in Commissione bilancio.
Chissà se, alle prossime elezioni politiche, per ora in programma del 2027, il partito dei Berlusconi sarà ancora nell’alleanza di centrodestra.
Non sono pochi quelli che scommettono che Forza Italia possa, un giorno non lontano, diventare quel famoso "centro" che il Partito Democratico sta disperatamente cercando per tornare al Governo.
E considerato che il Movimento 5 Stelle, tra risse, cause, e potenziali scissioni, rischia di diventare, come scrive oggi Massimo Franco, una “realtà residuale”, il Pd non disdegnerebbe neppure di abbracciare il partito del nemico di sempre, Silvio Berlusconi.
luigi di maio - elisabetta belloni elisabetta belloni foto di bacco COMMENTO DI EMANUELA DALMIGLIO ALLA CANDIDATURA DEL MARITO, MAURIZIO LUPI, A SINDACO DI MILANO
il nuovo fuorionda di andrea giambruno striscia la notizia 9 raffaele fitto giorgia meloni - foto lapresse GIORGIA MELONI RAFFAELE FITTO
antonio tajani comizio finale per le regionali in umbria foto lapresse
POST DI MARIANGELA PALADINO SU MAURIZIO LUPI SINDACO DI MILANO elisabetta belloni foto di bacco (2) MAURIZIO LUPI MARCO BUCCI GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI E ANTONIO TAJANI A GENOVA FRANCO FRATTINI - ELISABETTA BELLONI
il nuovo fuorionda di andrea giambruno striscia la notizia 5 il nuovo fuorionda di andrea giambruno striscia la notizia 7
giancarlo giorgetti antonio tajani