Da open.online - Estratti
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Quali sono le leggi sbagliate che Sergio Mattarella ha firmato senza esserne convinto? E soprattutto: ce ne sono altre? L’intervento del presidente della Repubblica in occasione della cerimonia dei 25 anni dell’Osservatorio permanente giovani-editori ha scatenato la caccia ai provvedimenti non apprezzati dal Quirinale. E naturalmente ha chiamato in causa il governo Meloni. Anche se lo stesso Mattarella nella risposta allo studente Tommaso Pasquali dell’Istituto Don Bosco di Padova ha ricordato che parlava di un periodo di tempo lungo: «Quasi dieci anni».
MELONI E MATTARELLA CON FAZZOLARI, TAJANI, GIORGETTI, FITTO E ZAMPETTI
Per questo fonti vicine a Giorgia Meloni fanno sapere che «il presidente non ce l’ha con noi». Eppure c’è chi nota che oggi Mattarella non ha ancora firmato la legge sulla gestazione per altri reato universale. E che ieri forse ha fatto anche un accenno al premierato.
Secondo La Stampa la cartina di tornasole per giudicare se Mattarella abbia o no gradito una legge è il tempo che ci ha messo a promulgarla. La firma del presidente della Repubblica deve arrivare entro 30 giorni dall’approvazione di una legge o di un decreto legge. E se arriva al trentesimo, è il ragionamento, è perché c’è un motivo.
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Lo ha fatto, per esempio, in occasione dei decreti del primo governo Conte sull’immigrazione, quando al Viminale c’era Matteo Salvini. Così come lo ha fatto sul decreto Albania del governo Meloni. Anche il decreto anti-rave, primo atto dell’esecutivo oggi al potere, Mattarella non lo ha apprezzato pur promulgandolo. E stesso discorso vale per i decreti omnibus e la legge sull’autonomia differenziata. D’altro canto il presidente della Repubblica deve promulgare una legge se «non è palesemente incostituzionale». All’esame approfondito ci pensa la Corte Costituzionale.
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La legge sulla Gpa reato universale
Il 16 ottobre scorso il Senato ha approvato in via definitiva la legge sulla gestazione per altri reato universale. Il testo è di poche righe e l’ha proposto Carolina Varchi di Fratelli d’Italia. Eppure oggi, 16 novembre, a un mese esatto, quella firma ancora non c’è. È molto probabile che arrivi nelle prossime ore e la legge non venga rimandata alle camere.
MELONI - FAZZOLARI - GIORGETTI - FITTO - MATTARELLA
Ma il ritardo nella firma, secondo molti, è il segnale del mancato apprezzamento. Poi c’è un’altra frase importante detta da Mattarella. Quella sul presidente della Repubblica che nel gioco politico «entra particolarmente in attività quando il sistema si blocca, quando per una qualunque causa c’è un inceppamento del sistema, può avvenire perché non tutto è prevedibile nemmeno nelle norme costituzionali che proprio per questo hanno un elemento di elasticità». E qui in molti vedono un riferimento al premierato.
Il premierato
Ovvero la madre di tutte le riforme di Giorgia Meloni. La quale prevede che la caduta del premier determini in maniera quasi automatica lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate. Verrebbe meno, quindi, «l’elasticità» citata da Mattarella. Non a caso nel governo si percepisce la consapevolezza che l’aver toccato i poteri del Quirinale nella gestione delle crisi degli esecutivi sia un motivo di riflessione.
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Per questo, nonostante la ministra delle Riforme Elisabetta Casellati ancora la rivendichi, la legge è attualmente in stand by. Superata dalla riforma della giustizia con la separazione delle carriere dei magistrati. Ovvero un’altra legge sulla quale Mattarella molto probabilmente si prenderà tutto il tempo per pensarci prima dell’ok.
MATTARELLA: "HO PROMULGATO LEGGI CHE RITENGO SBAGLIATE, DOVEVO FARLO"
Ugo Magri per “La Stampa” - Estratti
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Ai palati più fini non è sfuggito un passaggio dove Mattarella – sempre rivendicando il ruolo di garante imparziale – ha ricordato che il presidente della Repubblica «deve entrare in azione soprattutto quando il sistema si inceppa», come può sempre capitare perché «non tutto è prevedibile» né codificabile a priori; e allora serve che qualcuno intervenga per sbloccare gli ingranaggi con quel tasso di flessibilità previsto dall'attuale Costituzione.
È suonato quasi come un invito a pensarci bene, prima di limitare i poteri presidenziali nelle crisi di governo, dove occorrono saggezza e fantasia laddove l'elezione diretta del premier ingesserebbe il sistema. Mattarella non ha citato la riforma per rispetto del Parlamento; ma, come nel caso di Musk, così in tanti l'hanno capita.
FRANCESCO OLIVO ROMA TUTTI SANNO CHE IL TERRENO È DELICATO.
Francesco Olivo per “La Stampa” - Estratti
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Tutti sanno che il terreno è delicato. Nessuno a Palazzo Chigi commenta apertamente le parole di Sergio Mattarella. C'è chi invita a leggerle con più accuratezza, senza fermarsi ai titoli dei lanci d'agenzia e chi si limita a tacere.
È il caso di Giorgia Meloni che in questi due anni di governo è stata sempre attenta a non far trapelare sentimenti negativi sulle prese di posizione del Quirinale.
La reazione ufficiosa alla frase del capo dello Stato, «ho firmato leggi sbagliate» è immediata: «Mattarella è presidente dal 2015 e noi governiamo dal 2022» dice un esponente della maggioranza. Come dire: non ce l'ha con noi. O almeno, non solo con noi.
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Ma, a scavare meglio, qualche inquietudine la si può rintracciare. In particolare nell'esecutivo c'è chi ha notato che il presidente della Repubblica fino a ieri non aveva firmato la legge sulla cosiddetta "gestazione per altri", che prevede che i cittadini italiani possano essere perseguiti se hanno avuto un figlio tramite questa pratica (la sigla è Gpa) in uno dei Paesi all'estero in cui è legale.
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Nell'esecutivo, come detto, si invita a fare un'esegesi non superficiale del discorso di ieri di Mattarella. Così, agli occhi è saltata un'altra frase significativa del presidente ai tanti ragazzi che riempiono il Salone delle Fontane di Roma: «Il presidente della Repubblica entra particolarmente in attività quando il sistema si blocca, quando per una qualunque causa c'è un inceppamento del sistema, può avvenire perché non tutto è prevedibile nemmeno nelle norme costituzionali che proprio per questo hanno un elemento di elasticità».
SERGIO MATTARELLA - OSSERVATORIO PERMANENTE GIOVANI EDITORI
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La metafora del meccanico mal si adatta, a ben guardare, con il premierato. La "madre di tutte le riforme" di Giorgia Meloni, infatti, prevede che la caduta del premier determini in maniera quasi automatica lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate. Verrebbe meno, quindi, «l'elasticità» citata da Mattarella.
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Il presidente della Repubblica è stato sempre molto attento a evitare commenti sulla modifica costituzionale proposta dall'esecutivo e votata in prima lettura dal Senato. Ma nel governo c'è la consapevolezza che questo sia un terreno minato e che non aver toccato formalmente i poteri del presidente della Repubblica, non basti a cancellare la sostanziale irrilevanza del Quirinale nella gestione di una crisi di governo.
Uno dei motivi per cui nel cuore di Palazzo Chigi è in corso una seria riflessione sul premierato. La riforma, che ancora ieri veniva rivendicata dalla ministra Maria Elisabetta Casellati, è stata messa provvisoriamente da parte, lasciando la corsia preferenziale alla separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti. Segno dei tempi, lo scontro con tribunali e procure, ma anche della consapevolezza che sarà difficilissimo approvare il premierato entro la fine della legislatura e non è il caso di portare avanti una battaglia per una guerra senza data di scadenza.
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