UNA DINASTY AL CAPOLINEA - CON IL RITIRO DI JEB, FINISCE L’ERA DELLA FAMIGLIA BUSH CHE HA DATO AGLI STATI UNITI DUE PRESIDENTI E UN GOVERNATORE - E DIRE CHE GLI AMERICANI HANNO ELETTO DUE MEZZE CARTUCCE, GEORGE PADRE E GEORGE W, E BOCCIATO IL MIGLIORE, JEB
Massimo Gaggi per www.corriere.it
L'America seppellisce la dinastia politica più importante della sua storia e volta pagina. Ci si poteva immaginare la fine dell'era Bush come uno spettacolo tragico e maestoso, un trionfo di arroganza politica, di potere spregiudicato e incancrenito, punito dagli elettori. Invece Jeb, il personaggio che gli analisti hanno sempre considerato l'intelligenza politica più fine della famiglia, un uomo con un forte senso etico e un rispetto degli altri che l'ha fatto apparire fin troppo garbato, esce di scena in punta di piedi e con gli occhi umidi, dopo la sconfitta alle primarie del South Carolina. Travolto dalla sua gentilezza, prima ancora che dalla sua biografia.
JEBB RESPINTO DA DUE AMERICHE
In un anno elettorale nel quale gli americani, per ora, premiano un Donald Trump sempre più simile allo spietato Robert Duvall nel Vietnam di Apocalypse Now («Mi piace il profumo del kerosene la mattina: odore di napalm, odore di vittoria») Jeb è stato respinto da due Americhe: quella che vede in lui il figlio e fratello di presidenti che non hanno lasciato un buon ricordo e quella che lo percepisce come una specie di cartone animato, un Heidi della politica.
Il più giovane dei Bush, incapace di recuperare consensi con i suoi modi parroco di campagna in un anno i cui gli elettori della destra Usa vogliono gladiatori, è riuscito a fondere queste due Americhe commettendo un errore magistrale: ha chiamato ad aiutarlo, in New Hampshire, la novantenne madre Barbara.
IL SOCCORSO BOOMERANG DELLA MADRE
Il personaggio del clan Bush più amato dalla gente, ma anche una donna abituata a parlare in modo molto diretto e senza fare tanti calcoli politici, Barbara ha involontariamente dato il colpo di grazia al figlio definendolo «troppo garbato» davanti agli attacchi ricevuti.
Per Jeb è stato l'inizio della fine: un'altra sconfitta bruciante in New Hampshire, la fuga dei finanziatori della sua campagna, ormai alla ricerca di un altro repubblicano più tosto, capace di fermare gli estremisti Trump e Cruz, e i suoi stessi supporter che, durante i comizi nei quali illustrava i suoi programmi, anziché sostenerlo, rispondevano spazientiti con l'invito a picchiare duro anche lui, a entrare a gamba tesa su Trump, Rubio e Cruz.
IL VERO EREDE DI GEORGE W
Jeb non lo ha fatto: per fedeltà alla sua promessa di cercare di fare una campagna in positivo, ma soprattutto perché incapace di mosse spregiudicate (i colpi bassi li ha lasciate alla SuperPac, l'organizzazione ufficiosa dei fiancheggiatori della sua campagna). L'ultima carta che ha giocato è stata quella del fratello George. Il 43esimo presidente Usa è arrivato in South Carolina per sostenerlo, lodando il suo buon senso e la sua competenza. Non ha funzionato nemmeno questo.
JEB E IL PADRE GEORGE HERBERT WALKER BUSH
Forse perchè, come ha sostenuto lo scrittore Matthew Yglesias, per molti americani il vero erede ideologico di George Bush non è Jeb ma proprio Donald Trump. Che, certo, ha condannato la guerra contro l'Iraq da lui scatenata 13 anni fa, ma quanto a populismo, determinazione e sfrontatezza somiglia a George molto più del fratello.
LA FAMIGLIA BUSHGEORGE BUSH - GEORGE W BUSH - JEB BUSH