Estratto dell'articolo di Francesca Paci per "la Stampa"
Senatrice Emma Bonino, siamo seriamente sul limitare della seconda guerra fredda?
«Ci siamo già dentro purtroppo. Iniziata come uno scontro strategico fra Usa e Cina dopo il famoso "pivot to Asia" di Obama, la seconda guerra fredda si è allargata ad una sfida sistemica che coinvolge l'intero Occidente da una parte e Russia e Cina dall'altra. Una situazione di blocchi contrapposti che genera pessimi auspici per la soluzione dei numerosi problemi globali a venire. Non credo nella prospettiva di una guerra vera.
Ma sono francamente stupita dal crescendo di annunci sulla sua imminenza provenienti soprattutto dagli Usa, una specie di rotazione fra Biden, Blinken, Sullivan, Austin con l'aiuto di Stoltenberg e Londra. Tre giorni alla settimana l'invasione è imminente, un giorno si annunciano 50.000 vittime civili, un altro milione di rifugiati e poi attacchi aerei e distruzioni a Kiev. Questo da due mesi. Una comunicazione terrorizzante e finora poco attendibile nei fatti. Spero rimanga tale».
[…] Le prossime mosse di Putin sono imperscrutabili. Lo sono anche quelle della Nato, degli Stati Uniti, dell'Europa?
«Che nessuno sappia cosa abbia in testa Putin è un fatto. La Russia ha una catena di comando cortissima sul piano strategico e militare. […] Mi pare chiaro tuttavia quale sia la direzione di marcia imposta da Washington agli Alleati: adottare sanzioni durissime contro la Russia, in caso di invasione ma non solo; rafforzare la postura militare su tutto il fianco est della Nato, con dispiegamenti successivi di uomini e armamenti; contenere per quanto possibile l'atteggiamento aggressivo di Mosca nella regione, evitando la riproduzione di sfere d'influenza a livello regionale. La Nato e l'Europa non paiono in grado di organizzare una risposta diversa da quella americana».
[…] Come arriva l'Ue a questo appuntamento pre-bellico?
«Impreparata. Come sempre. Da decenni sentiamo ripetere che i Paesi europei hanno il dovere di occuparsi della sicurezza del vicinato, a est e a sud delle frontiere esterne: perché da lì verranno le principali minacce alla stabilità del progetto europeo.
E da altrettanti decenni non si fa niente di più che produrre documenti strategici ambiziosi quanto vuoti di contenuto. L'ultimo esempio è il nuovo "strategic compass", su cui si accapigliano attualmente i ministri degli esteri e della difesa. Mentre Ucraina ma anche Libia, Libano e Mali sono nel caos totale. C'è bisogno di meno carte e più leadership per trovare la bussola».
vladimir putin emmanuel macron.
Può ancora l'Ue avere un ruolo terzo tra Putin e la Nato?
«Potrebbe, sì. Ma il pre-requisito è che questo ruolo sia autonomo, configurato alla luce degli interessi economici e di sicurezza europei, non solo di quelli Usa. Non auspico assolutamente una equidistanza strategica fra Usa e Russia: quasi tutti i Paesi Ue sono parte di un'alleanza e di un sistema di valori comuni con gli amici americani.
Ma fra amici si parla chiaro a volte per capirsi meglio. L'atteggiamento iper-direttivo di Washington in questa crisi soffoca sul nascere qualsiasi tentativo europeo di aprire un tavolo di dialogo politico diverso da quello bilaterale Usa-Russia. Che è sicuramente quello che Usa e Russia privilegiano».
L'allargamento a est - dell'Ue ma anche della Nato - poteva realizzarsi diversamente?
«Estendere a ripetizione i confini di un'Alleanza difensiva non può essere l'unica ricetta per garantire la sicurezza del continente. […] Noto che Mosca […] non aveva palesato in passato atteggiamenti aggressivi nei confronti dell'adesione a Ue e Nato di buona parte dei Paesi dell'ex Patto di Varsavia, inclusi i Baltici che erano parte dell'Urss. È ovvio che l'Ucraina, con una parte rilevante della popolazione russofona e russofila, rappresenti un caso estremamente più complesso per quanto riguarda allargamenti ulteriori». […]