DAGONEWS
Avviso ai navigati: qualche giorno prima delle elezioni amministrative in Emilia Romagna (si terranno domenica 26 gennaio), Conte porterà in Consiglio dei Ministri la revoca della concessione ad Autostrade per l'Italia. Il premier è stato messo alle strette dal suo dante causa, il pericolante Movimento 5 Stelle, che ha bisogno di una botta d'immagine dopo tutte le botte prese dai dissidenti e dagli elettori in Umbria.
I grillini sono in caduta libera nei sondaggi, rischiano una figura tremenda alle regionali, dove oscillano tra il 4 e il 9%, numeri umilianti per chi neanche due anni fa trionfava con il 33% e ha una maggioranza schiacciante alla Camera. Serve una misura populista che riaccenda la base degli incazzati e compatti i dissidenti, per sfilarli dalle sirene di Dibba che da mesi invoca punizioni esemplari contro i Benetton.
E fin qui le dinamiche si capiscono. Ma come mail il Pd ha detto sì alla revoca? Avrebbe ottenuto in cambio l'accordo sulla legge elettorale. Che prevede il 5% come sbarramento, così da costringere tutti i cespugli di centrosinistra a tornare tra le braccia del partito di Zingaretti, pena lo schianto alle urne, e il Pd a tornare il partito di riferimento di un'area oggi in ordine sparso.
I renziani ovviamente si opporranno alla misura. E a opporsi sono già oggi gli azionisti di Atlantia, la società quotata che controlla Autostrade e che oltre a Sintonia (holding dei Benetton) vede come soci forti Lazard, il fondo sovrano di Singapore, la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, il gigante bancario HSBC, oltre a una serie di investitori istituzionali molto importanti, che avrebbero già mosso i loro uffici legali per mandare letterine pepate alle istituzioni italiane, dal Quirinale a Palazzo Chigi, per contestare (preventivamente) qualunque mossa che rischia di creare loro un danno economico micidiale.
ANTONIO DI PIETRO ROMANO PRODI
In queste lettere, oltre al vecchio brocardo pacta sunt servanda e tutto quello che ne discende in termini di certezza del diritto e degli equilibri economici internazionali (''chi investirà in Italia se non ci sono le garanzie?''), si trovano i numeri di quello che succederà a livello occupazionale: 10mila dipendenti diretti e 30mila di indotto. Inoltre, hanno fatto presente che già nel 2008 Antonio Di Pietro quando era ministro delle Infrastrutture del governo Prodi aveva provato a modificare le concessioni in modo unilaterale e la Commissione Europea lo aveva bastonato.
Un altro problemino potrebbe venire da Bruxelles sulla tenuta dei conti italiani: i 5 Stelle vogliono affidare all'Anas (ente pubblico) le autostrade strappate ai Benetton, e nell'immediato questo vorrebbe dire un bell'investimento per assorbire migliaia di dipendenti e gestire la transizione, miliardi che andrebbero ad appesantire il deficit appena approvato dalla finanziaria per un soffio…
ATLANTIA INVESTITORI camion basko ponte morandi giuseppe conte alla commemorazione del crollo del ponte morandi 3 luciano benetton renzi zingaretti