1 - «NEI MIEI PATRIMONI NON C'È NULLA DI NASCOSTO»
Giampiero Rossi per il “Corriere della Sera”
«Scandalizzato» ma «determinato». Gli assessori e i collaboratori che lo hanno incontrato o sentito, riassumevano così - ieri - lo stato d'animo di Attilio Fontana. Il presidente della Lombardia aveva saputo nella notte tra venerdì e sabato di essere tra gli indagati per la vicenda della fornitura-donazione di camici dall'azienda di suo cognato. A «scandalizzarlo» è il fatto di aver ricevuto la notizia dai giornalisti. E come prima risposta nel merito, via Facebook, afferma: «Nelle dichiarazioni richieste dalle norme sulla trasparenza sono riportati nel dettaglio i miei patrimoni, non vi è nulla di nascosto e non vi è nulla su cui basare falsi scoop».
roberto maroni attilio fontana matteo salvini
Ieri, dopo aver trascorso la mattinata a Varese per alcuni incontri già previsti, il governatore è tornato a Milano per incontrare collaboratori e avvocati e ragionare sulle prossime mosse. L'intenzione è di affrontare pubblicamente la questione soltanto nell'aula del Pirellone, davanti al Consiglio regionale che da domani si riunirà per tre giorni consecutivi per affrontare la partita del bilancio. Un intervento che, fanno sapere dal suo staff, era già previsto e in preparazione da giorni.
Compreso un accenno alla vicenda dei camici della ditta Dama, che con ogni probabilità assumerà un peso specifico maggiore nel discorso del presidente. Al momento il giorno più plausibile è mercoledì. Nella sua ricostruzione Fontana ricorderà di aver saputo, sì, che l'azienda di suo cognato si era fatta avanti per offrire camici alla Regione, ma di non essersi mai interessato alla procedura.
«Quando è venuto a sapere della fornitura, per evitare equivoci gli ha detto di trasformarla in donazione e lo scrupolo di aver danneggiato suo cognato lo ha indotto in coscienza a fare un gesto risarcitorio - ha spiegato ieri l'avvocato Jacopo Pensa -. Non sono in grado di capire dove sia il reato, ma i pm sanno quello che devono fare ed evidentemente sono state fatte indagini che hanno implicato l'iscrizione a garanzia dell'indagato».
giuseppe conte attilio fontana 1
Assessori e collaboratori insistono anche nel ricordare che «eravamo in piena emergenza sanitaria», e che con procedura d'urgenza erano state acquisite le forniture di altre quattro aziende, a una delle quali per un controvalore superiore ai 6 milioni di euro, nonostante un prezzo superiore a quello della Dama.
«È più che mai determinato ad andare avanti a testa alta», dicono i suoi. E allontanano così i timori di chi nel centrodestra lombardo invita a fare quadrato attorno al presidente per scongiurare un eventuale passo indietro. E in serata è lo stesso Attilio Fontana a mandare un messaggio rassicurante. Ringrazia per le «centinaia» di messaggi di «solidarietà e stima» e annuncia: «Domani si riprende come sempre il lavoro».
2 - LO SCUDO FISCALE DA 5 MILIONI DI EURO E IL BONIFICO PER RISARCIRE I PARENTI
Val.Err. per “il Messaggero”
Uno scudo fiscale da 5,3 milioni di euro. Un mega conto in Svizzera e un bonifico, da 250 mila euro, per risarcire il cognato (e la moglie) per la mancata vendita di camici alla Regione Lombardia per oltre mezzo milione di euro. Perché quel contratto, che per i pm ha molti profili sospetti, il giorno successivo sarebbe stato trasformato dalla Dana, la società scelta dall'amministrazione per l'acquisto del materiale sanitario, in una magnanima donazione in tempi di pandemia. In modo unilaterale e bloccando la fornitura.
IL PASTICCIO
Oltrepassa le Alpi il pasticcio del governatore Attilio Fontana che, non soltanto, ha usufruito dello scudo fiscale (circostanza finore inedita) dichiarando cifre a sei zeri sottratte al fisco (ma i trust alle Bahamas erano intestati alla mamma) ma, dopo essersi definito ignaro del contratto stipulato tra la Regione che amministra e la società del cognato, aveva pensato di dovere contribuire personalmente ai mancati guadagni dei suoi familiari.
ATTILIO FONTANA E MELANIA RIZZOLI
La polemica politica, ovviamente, infuria e non è servita a smorzarla il post diffuso dal presidente in tarda serata nel quale sottolinea di non avere nulla da nascondere: «Nelle dichiarazioni richieste dalle norme sulla trasparenza - spiega Fontana - sono riportati nel dettaglio i miei patrimoni, non vi è nulla di nascosto e non vi è nulla su cui basare falsi scoop mediatici».
Patrimonio scudato a parte resta da riferire delle date relative alla vicenda dei camici dell'azienda del cognato di Fontana. Il 19 maggio scorso la lettera di Andrea Dini che decide di trasformare l'appalto in donazione sarà inviata alla centrale di acquisto dell'amministrazione lombarda. Il 20, Fontana, attraverso una fiduciaria, fa un bonifico di 250mila euro dal suo conto svizzero. Beneficiario è la Dama. La società del cognato che non incasserà più i soldi della Regione. Parte immediatamente la segnalazione all'Antiriciclaggio di Bankitalia, che in tempi rapidissimi trasmette alla finanza la pratica. Il 9 giugno i militari del nucleo valutario della Finanza sentono come persona informata sui fatti il responsabile dell'Antiriciclaggio. L'11 giugno Fontana blocca il bonifico.
LO SCUDO
Lo scudo fiscale per 5,3 milioni di euro risale al settembre 2015. Fontana era sindaco di Varese e, alla morte della mamma novantaduenne, come erede, decide di mettere a posto le cose, approfittando della legge per il rientro di capitali illecitamente detenuti all'estero. I soldi sono affidati a due trust alle Bahamas, intestati alla mamma e 300mila euro depositati in una filiale della banca Ubs in Svizzera.
attilio fontana si mette la mascherina
I trust erano stati creati nel 2005, quando l'attuale governatore presiedeva il consiglio regionale. Erano intestati alla mamma dentista ma il governato della Lombardia era soggetto delegato e beneficiario economico. «Non vi è stato da parte mia alcun intervento», era stata la prima reazione del presidente lombardo Attilio Fontana l'8 giugno, giorno in cui la trasmissione Report (con servizi registrati) era andata in onda con un servizio sui camici comprati e poi donati dall'azienda di suo cognato Andrea Dini alla Regione Lombardia.
All'epoca il governatore commentava: proprio il fatto che sia diventata una donazione «mi sembra che fughi qualunque tipo di problema», aveva aggiunto. Adesso, tramite il suo legale, Jacopo Pensa, ha ammesso che quel bonifico era stato «un gesto risarcitorio». «Quando è venuto a sapere della fornitura, per evitare equivoci gli ha detto di trasformarla in donazione e lo scrupolo di aver danneggiato suo cognato lo ha indotto in coscienza a fare un gesto risarcitorio», spiega il legale. Questo risarcimento, continua Pensa, «è rimasto lettera morta».
LE REAZIONI
Pd e M5S chiedono compatti le dimissioni del governatore dal Pirellone. E al coro si unisce Leu. A fare quadrato attorno al presidente della Regione Lombardia (della Lega) è invece il centrodestra. Matteo Salvini in testa, che accusa i magistrati, e parla di Giustizia a orologeria.