GLI AMERICANI SONO DISPOSTI A MORIRE PER TAIWAN? – OGGI BIDEN CHIAMA XI JINPING: IL PRESIDENTE AMERICANO RIBADIRÀ AL DITTATORE COMUNISTA IL SOSTEGNO USA ALLA POLITICA DELL’UNICA CINA. MA PECHINO DEVE DARSI UNA CALMATA: LA LINEA DURA RISCHIA DI ESSERE UN CLAMOROSO BOOMERANG - CON LE MINACCE PER LA VISITA DI NANCY PELOSI LA CINA NON HA FATTO UNA BELLA FIGURA. LA SPEAKER DELLA CAMERA ANDRÀ A TAIPEI, E SARÀ SCORTATA DAI CACCIA CINESI, CHE PER LA PRIMA VOLTA SORVOLERANNO IL CIELO DELL’ISOLA DI FORMOSA. E IL PENTAGONO NON HA INTENZIONE DI STARE A GUARDARE…
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1 - CASA BIANCA, BIDEN RIAFFERMERÀ A XI SOSTEGNO A UNICA CINA
(ANSA) - Joe Biden ribadirà al presidente cinese Xi Jinping il sostegno degli Stati Uniti alla politica dell'unica Cina. Lo ha detto il portavoce della Casa Bianca John Kirby senza tuttavia confermare che la telefonata tra i due leader si svolgerà domani.
L'obiettivo del colloquio è "tenere aperte le linee di comunicazione" con Pechino. "Le ramificazioni dei rapporti tra Washington e Pechino vanno ben oltre i due Paesi", ha aggiunto. Quanto alla possibilità di una visita della Speaker della Camera, Nancy Pelosi sull'isola Kirby ha ribadito che la decisione spetta a lei.
2 - PELOSI A TAIWAN, LE MINACCE DELLA CINA BIDEN E XI TORNANO A PARLARSI (IN VIDEO)
Estratto dell’articolo di Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”
Joe Biden e Xi Jinping tornano a parlarsi, oggi, in videoconferenza. Il presidente americano è risultato a tempo di record negativo al Covid-19 e l'altro giorno il collega comunista gli aveva inviato auguri di pronta guarigione. Le buone notizie finiscono qui. Perché lo scoglio esplosivo di Taiwan si profila all'orizzonte di questo che sarà solo il quinto vertice, e sempre virtuale, tra i leader delle due superpotenze avversarie da quando Biden è alla Casa Bianca ( gennaio 2021).
[…] Il pretesto usato da Pechino è una visita a Taipei programmata, anche se non ufficialmente annunciata, da Nancy Pelosi, speaker della Camera dei Rappresentanti. La Cina ha minacciato ritorsioni, reazioni forti: a Washington si dice che emissari cinesi hanno prospettato l'uso dei caccia con la stella rossa per «scortare» l'apparecchio della signora Pelosi fino all'aeroporto di Taipei. La terza carica istituzionale degli Stati Uniti si troverebbe per alcuni drammatici minuti prigioniera dell'aviazione comunista.
In più: gli aerei da guerra cinesi, per tallonare quello con la delegazione politica americana, sorvolerebbero per la prima volta il cielo di Taiwan (finora hanno volato «solo» intorno all'isola). Sarebbe un passo ulteriore verso la fine dello status quo che ha evitato un conflitto negli ultimi decenni.
Biden ha detto che secondo i generali di Washington «la missione Pelosi non è una buona idea». Però, la Casa Bianca non può far altro che sconsigliare il viaggio in queste circostanze. E naturalmente la speaker democratica della Camera Usa è libera di andare dove crede. Non conta che formalmente gli Stati Uniti non abbiano rapporti diplomatici con Taiwan; il Congresso nel 1979 ha votato una legge che impegna i presidenti americani a fornire all'isola i mezzi militari per difendersi. […]
3 - TAIWAN, IL PASSO FALSO DI PECHINO PIÙ ISOLATA CON LE MINACCE A PELOSI
Estratto dell’articolo di Stefano Stefanini per “La Stampa”
[…] Sparando a zero contro Pelosi a Taipei, Pechino ne ha fatto una scelta obbligata per Washington. Come aspettarsi che gli americani facciano un umiliante passo indietro? Quand'anche l'amministrazione avesse avuto qualche riserva mentale, a questo punto non può certo trattenere Pelosi per la giacca. Che comunque non darebbe retta.
Se la visita non si fa l'America perde la faccia in Asia, e Joe Biden a Washington.
Facendo della questione un test di credibilità Usa nell'Indo-Pacifico, Pechino ha commesso un errore strategico.
Ne aggiunge uno psicologico: accarezza di contropelo il Congresso dove una delle pochissime cose bipartisan è la politica sulla Cina. Il viaggio a Taiwan sarà applaudito anche dai repubblicani. Se Nancy Pelosi rinunciasse sarebbe scomunicata anche dal suo partito.
Per la speaker, a tre mesi dalle elezioni di mid-term, il viaggio a Taiwan ha costo zero e dividendi molti in politica interna. E viceversa. I Parlamenti non vogliono sentirsi dire cosa fare e non fare dai loro governi. Figurarsi da uno straniero. Pechino dovrebbe saperlo.
Sanzionando una quindicina di parlamentari europei per un'innocua missione a Taipei lo scorso anno, la Cina ha spinto Bruxelles a congelare a tempo indeterminato la ratifica dell'accordo sugli investimenti con l'Ue (Cai).
Solo sei mesi prima aveva fatto un forcing politico-diplomatico per farlo approvare dal Consiglio europeo prenatalizio. Errare è umano, ma questo perseverare tradisce una diabolica incomprensione di come funzionano parlamenti e democrazie. Il Campidoglio Usa e l'aula di Strasburgo non sono il Congresso del Popolo.
[…] Al tempo stesso, il governo di Ing-wen Tsai è ben cosciente dell'escalation retorica di Pechino sulla riunificazione con le buone o con le cattive che Xi Jinping non mancherà di rinnovare quando, in novembre, il XX Congresso del Pcc lo incoronerà per un terzo mandato, preludio a una presidenza a vita.
Taiwan usa due strumenti per spuntare la minaccia: politico e militare.
Punta ad una riassicurazione americana sulla difesa dell'isola, che faccia uscire Washington dalle nebbie della "ambiguità strategica". Nancy Pelosi non ha titolo per darla ma porterebbe un potente segnale politico. Ma Ing-wen Tsai pensa anche a come rafforzare le capacità di difesa dell'isola, per alzare il livello di deterrenza. Aiutati che Dio t' aiuta, Ucraina docet. Sono esattamente gli sviluppi che Pechino detesta. Le intimidazioni contro la visita di Nancy Pelosi non fanno altro che rafforzarli.
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