Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Le informazioni sui presunti flussi di denaro riservati dal Qatar per Benjamin Netanyahu, in maniera un po’ sotterranea, circolavano già. Eppure dopo il 7 ottobre stanno assumendo una rilevanza diversa e l’aggiungersi di dettagli sempre più precisi non fa che aumentare la pressione sul primo ministro di Israele. «Questa vicenda inizia a diventare una tempesta politica», osserva Yigal Carmon, ex consigliere per l’antiterrorismo dei premier Yitzhak Rabin e Yitzhak Shamir. «Può portare alla caduta di Netanyahu».
[…] Ieri sera Carmon ha pubblicato sul sito del Memri un documento dai contenuti politicamente esplosivi, di cui si è parlato anche sulla rete tv israeliana Channel 12. Una serie di documenti interni del governo del Qatar, hackerati da un’organizzazione finanziata dagli Emirati Arabi Uniti, sembrerebbero indicare che le autorità di Doha negli ultimi anni avrebbero organizzato il presunto trasferimento di decine di milioni di dollari per le campagne elettorali di Netanyahu.
BENJAMIN NETANYAHU E LA VENDITA DI ARMI ISRAELIANE - VIGNETTA BY NATANGELO
Il denaro, secondo le accuse ricostruite dal Memri, sarebbe stato preparato per il premier di Israele segretamente e in contanti. Commenta Carmon: «Netanyahu è un collaboratore, un prigioniero, un ostaggio che non può criticare il Qatar: l’emirato reagirebbe». All’origine di quello che sembra un caso sul punto di allargarsi c’è il cosiddetto «Project Raven», un cyber attacco su vasta scala mosso da ex agenti della National Security Agency americana che sarebbero stati reclutati con compensi elevatissimi da una società legata agli Emirati Arabi Uniti.
L’obiettivo delle autorità emiratine sarebbe stato lo spionaggio cibernetico di Stati esteri, giornalisti o organizzazioni per i diritti umani. Il contratto per questo «servizio» è andato a una società chiamata DarkMatter Group, la quale ha reclutato hacker ed esperti cibernetici sul mercato globale grazie a contratti estremamente attraenti. Fra i governi presi di mira — ricostruisce Carmon — oltre al Qatar ci sarebbero stati quelli di Turchia, Francia, Yemen, Iran, Qatar, Libano e Israele.
proteste sotto casa di netanyahu 1
[…] Il primo è quella che sembra essere una lettera del 2012 del ministro delle Finanze del Qatar Yousef Husain Kamal al premier Hamad Bin Jassim Bin Jabr Al-Thani, premier: si parla di un presunto finanziamento da 15 milioni di dollari «al signor Benjamin Netanyahu, capo del Likud (...) come partecipazione nel sostegno nella prossima campagna elettorale (...) secondo la direttiva di Vostra Altezza di ritirare questa allocazione e fornirla in contanti al servizio di sicurezza dello Stato».
BENJAMIN NETANYAHU INTERVISTATO DA ABC NEWS
La seconda lettera è datata al 2018, firmata dal ministro delle Finanze dell’epoca Ali Shareef Al Emadi, per Khalid Bin Khalifa Al Thani, capo dello staff dell’emiro Tamim bin Hamad Al Thani. In questo caso si parla di un presunto «rapido sostegno finanziario a Sua Eccellenza Benjamin Netanyahu» per 50 milioni di dollari. I fondi, secondo le accuse, sarebbero stati allestiti per le campagne di Netanyahu nelle elezioni del 2013 e 2019. […]