Giuliano Balestreri per https://it.businessinsider.com/
A partire dalla seconda media, in zona rossa, la didattica è solo a distanza. Andare a bere il caffe al bancone del bar è vietato. I ristoranti – seppure con tavoli distanziati e plexiglass – sono chiusi. Così come i negozi non essenziali. Ai bambini è vietato giocare all’aperto in gruppo e ogni tipo di attività sportiva è sospesa. Chiusi anche cinema e teatri (luoghi dove peraltro non pare ci siano mai stati focolai, ndr): per il governo sedersi a distanza di un metro per guardare un film o uno spettacolo è troppo pericoloso.
Se invece a teatro si entra per partecipare a una riunione privata o per andare a un assemblea condominiale i rischi di contagi calano drasticamente. L’indicazione del Cts e degli esperti ascoltati dal governo dev’essere per forza essere stata molto chiara: come se il virus distinguesse un condomino agguerrito per una bega di pianerottolo, da uno spettatore pagante.
Sembra una battuta, ma la scure dei Dpcm per contrastare l’emergenza Covid non si è abbattuta sulle assemblee condominiali. “Forse chi critica non ha capito la gravità della situazione che stiamo vivendo”, ha sottolineato il ministro della Cultura, Dario Franceschini rivolgendosi ai lavoratori del mondo della spettacolo che chiedevano il perché dei divieti. Di certo, nessuno ha capito la distinzione tra la scuola e le assemblee condominiali. Perché i condomini possono stare seduti a distanza con la mascherina in un luogo chiuso e gli studenti o gli iscritti a un concorso no? Questo il decreto non lo chiarisce.
Mentre sono molto chiare le spiegazioni contenute nella circolare del ministero dell’Interno: “Sono sospese tutte le attività convegnistiche o congressuali, con la sola eccezione di quelle che si svolgono con modalità a distanza”. Il Dpcm, inoltre, “ha reintrodotto, per le pubbliche amministrazioni, l’obbligo di tenere le riunioni con modalità da remoto, salvo che sussistano motivate ragioni che ne giustifichino lo svolgimento in presenza.
come ripartono le scuole nell era del coronavirus 3
Le riunioni private sono ancora consentite in presenza, sebbene il loro svolgimento da remoto sia fatto oggetto di una forte raccomandazione. Si precisa che la distinzione fra riunioni private ed attività convegnistiche e congressuali, il cui svolgimento in presenza è sospeso, è da ascrivere ad alcuni elementi estrinseci, quali il possibile carattere ufficiale dei congressi e dei convegni, l’eventuale loro apertura alla stampa e al pubblico, il fatto stesso che possano tenersi in locali pubblici o aperti al pubblico”.
La circolare quindi concludere che si tratta di “elementi questi assenti, in tutto o in parte nelle riunioni private, come, ad esempio, nelle assemblee societarie o nelle assemblee di condominio“. A voler interpretare la circolare in maniera estensiva anche una cena di famiglia (o tra amici) potrebbe essere una “riunione privata”. A dimostrazione che la linea tracciata dall’esecutivo per combattere la pandemia è tutt’altro che retta.
Certo, Palazzo Chigi ha successivamente sottolineato che “è fortemente consigliato svolgere la riunione dell’assemblea in modalità a distanza. Laddove ciò non sia possibile, per lo svolgimento in presenza occorre rispettare le disposizioni in materia di distanziamento sociale e uso dei dispositivi di protezione individuale”. Quindi via libera con mascherine e distanza di sicurezza.
Tuttavia, per incentivare le riunioni a distanza il Senato – in prima lettura – ha approvato un emendamento che prevede la possibilità di svolgere le assemblee in videoconferenza con l’ok della maggioranza dei condomini e non più con l’unanimità. Di certo l’obiettivo dell’esecutivo è quello di permettere la delibera dei lavori straordinari per il Superbonus. Anche per questo è già stata prevista la possibilità di approvazione con maggioranza ridotta, ossia il voto a favore della maggioranza dei presenti in assemblea con almeno 1/3 dei millesimi di proprietà.