“LO SCONTRO TRA ITALIA E FRANCIA RISCHIA DI AFFOSSARE LA RIFORMA DI DUBLINO E L'INTERO PATTO SULL'IMMIGRAZIONE E L'ASILO. SAREBBE LA FINE DI SCHENGEN” – L'EUROPA SUL PIEDE DI GUERRA CONTRO IL GOVERNO MELONI CHE RISCHIA DI MANDARE ALL’ORTICHE IL LAVORO FATTO DA DRAGHI SULLA REDISTRIBUZIONE DEI MIGRANTI – L’ESTATE SCORSA IN EUROPA ERA STATO APPROVATO IL MECCANISMO VOLONTARIO PER LA REDISTRIBUZIONE DEI MIGRANTI OSTEGGIATO IN FRANCIA DA LE PEN E ZEMMOUR CHE NON POCHI PROBLEMI STANNO CREANDO A MACRON...
Marco Bresolin per "la Stampa"
GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON MEME
«Lo scontro tra Italia e Francia rischia di affossare definitivamente la riforma di Dublino e l'intero Patto sull'immigrazione e l'asilo, uno scenario che porterebbe a un aumento incontrollato dei flussi di migranti all'interno dell'Unione europea, al quale alcuni Paesi potrebbero rispondere con la chiusura delle frontiere. Sarebbe la fine di Schengen».
Il ragionamento fatto da un alto funzionario Ue rispecchia una preoccupazione diffusa a Bruxelles - tanto che la Commissione intende chiedere un vertice d'emergenza dei ministri dell'Interno - e spiega l'atteggiamento del governo tedesco: pur ribadendo che Roma ha l'obbligo di accogliere le navi, la Germania ha deciso di smarcarsi dalla Francia. Berlino non seguirà l'appello di Parigi, ma terrà fede all'impegno di accogliere 3.500 richiedenti asilo dall'Italia. A patto che vengano prima fatti sbarcare.
Per capire le ragioni di questa scelta bisogna fare un salto al 22 giugno scorso. Quel giorno il Consiglio dell'Ue ha dato il via libera politico a due diversi regolamenti, approvando il mandato per i successivi negoziati con l'Europarlamento. Si tratta di due provvedimenti inclusi nel Patto sull'immigrazione che riguardano gli aspetti legati alla "responsabilità", la contropartita necessaria per avere strumenti di "solidarietà".
Il primo riguarda il regolamento sul database Eurodac, la banca dati che racchiude tutte le informazioni dei richiedenti asilo, e che viene utilizzata per rimandare nel Paese di primo ingresso i migranti che raggiungono gli altri Stati in seguito ai "movimenti secondari".
Con le nuove regole la loro identificazione sarà più facile, anche perché gli Stati saranno obbligati a inserire maggiori dati biometrici per il riconoscimento facciale e non più soltanto le impronte digitali. I dati saranno conservati per 10 anni. Il secondo rafforza invece le procedure di "screening" alla frontiera e potrebbe imporre ai Paesi come l'Italia l'apertura di nuovi centri di detenzione per trattenere i migranti da espellere.
Il governo Draghi aveva dato la sua approvazione proprio perché, contestualmente, era stato approvato il meccanismo volontario per la redistribuzione dei migranti e perché gli altri governi si erano impegnati a trasformarlo in uno strumento giuridico vero e proprio.
Ora però l'esecutivo guidato da Meloni minaccia di strappare l'accordo se non ci saranno concessioni sul fronte della solidarietà: per il via libera definitivo a questi due regolamenti, infatti, servirà ancora un passaggio in Consiglio.
Questo spiega gli annunci arrivati ieri da alcuni Paesi, i quali confermano di voler mantenere gli impegni di accoglienza. La Germania, innanzitutto, oppure il Lussemburgo (anche se i numeri sono decisamente inferiori: cinque entro la fine del 2022). Dovrebbero essere confermati anche gli impegni da parte degli altri Stati: la Romania si era detta disponibile ad accoglierne 20 e la Croazia 30. Inizieranno soltanto a partire dal prossimo anno, invece, i trasferimenti verso Portogallo (70), Lettonia (20) e Belgio (100 tra tutti i Paesi mediterranei).
ocean viking al largo di catania
È però necessario che l'Italia consenta lo sbarco dei migranti salvati nel Mediterraneo, come ha puntualizzato anche il ministro degli Esteri spagnolo. L'ambasciatore tedesco a Roma, Viktor Elbling, ha fatto presente che «l'Italia fa tanto in termini di migrazione, ma non è la sola» perché nei primi nove mesi dell'anno il numero dei richiedenti asilo è stato pari allo 0,083% della popolazione, meno della metà di quelli registrati in Francia e Germania.
Nelle scorse settimane la presidenza ceca ha proposto di istituzionalizzare il piano di accoglienza, ma la proposta non piace all'Italia: prevede di ridistribuire tra i cinquemila e i diecimila migranti l'anno (con la possibilità per la Commissione di alzare la cifra) attraverso un sistema di solidarietà «obbligatoria, ma flessibile». Ai Paesi viene infatti lasciata l'opzione di scegliere se accogliere i migranti o fornire assistenza finanziaria.
L'Italia ha chiesto di inserire la questione nell'agenda del Consiglio Affari Esteri in programma lunedì a Bruxelles, al quale parteciperà il ministro Tajani. La discussione dovrebbe concentrarsi sulla dimensione esterna, con Roma che preme per aumentare i fondi destinati ai Paesi africani di origine e di transito dei migranti.
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