“SE A UN LAUREATO VIENE OFFERTO UN POSTO DA CAMERIERE, È GIUSTO CHE ACCETTI” - IL SOTTOSEGRETARIO AL LAVORO, CLAUDIO DURIGON, FINALMENTE DICE LA VERITA’ DIETRO LA BATTAGLIA CONTRO IL REDDITO: SERVE MANODOPERA A BASSO COSTO PER IL SETTORE DEL TURISMO E DELLA RISTORAZIONE - TANT’E’ VERO CHE DURIGON NON SPENDE UNA PAROLA SULLA QUESTIONE DEI SALARI - NON E’ POCO DIGNITOSO FARE IL CAMERIERE: IL PROBLEMA È LAVORARE 10-12 ORE AL GIORNO PER 700 EURO...
Niccolò Carratelli per “la Stampa”
claudio durigon giorgia meloni
Chi prende il Reddito di cittadinanza «non può aspettare il lavoro dei suoi sogni», avverte Giorgia Meloni. «Se a un laureato viene offerto un posto da cameriere, è giusto che accetti», sentenzia Claudio Durigon. Anche se con gli emendamenti alla legge di Bilancio si è fatta confusione e, a quanto pare, l'aggettivo "congrua", riferito all'offerta di lavoro per i beneficiari del Reddito, non è davvero stato eliminato, la volontà politica del governo emerge con chiarezza.
Ecco il ragionamento della presidente del Consiglio, ospite di Porta a Porta: «Se ti rifiuti di lavorare con un lavoro dignitoso e con tutte le garanzie del caso, perché quello non è il lavoro dei tuoi sogni - spiega - non puoi aspettare che lo Stato ti dia il Reddito di cittadinanza con i soldi di chi paga le tasse, magari senza fare il lavoro dei suoi sogni. È una questione di giustizia».
Poi annuncia una riforma di «tutta la materia», immaginando «un meccanismo in cui, in un Paese dove alcuni lavori si trovano e sono dignitosi, tu vai al Centro per l'impiego che ti indica gli ambiti in cui è richiesto lavoro e ti dice chi ti forma. Ma ci vuole anche la volontà». Insomma, il retropensiero è sempre quello: chi prende il reddito non cerca davvero lavoro, mentre «uno Stato giusto non mette sullo stesso piano dell'assistenzialismo chi può lavorare e chi non può».
Il sottosegretario al Lavoro Durigon, ai microfoni di Radio24, conferma l'intenzione di «portare a casa un decreto sul Reddito di cittadinanza nella seconda metà di gennaio» e sostiene che «se uno prende soldi pubblici non può essere schizzinoso, non può rifiutare nessuna tipologia di offerta che riguardi in contratto collettivo nazionale».
Poi cerca di «tranquillizzare Conte» sul tema della distanza del posto di lavoro dal luogo di residenza: «Il criterio della territorialità resta, anche perché una persona non può andare a Trieste per due giorni se è di Napoli».
Per il presidente del Movimento 5 Stelle, però, è «inaccettabile che si sia trovato il tempo per infierire sul Reddito di cittadinanza, mentre si va incontro alle parte marcia delle società di calcio».
E il capogruppo M5S alla Camera, Francesco Silvestri, accusa il governo di voler creare «mendicanti del lavoro, costretti ad accettare qualsiasi offerta a qualunque costo». A proposito di costi, Durigon parla anche di pensioni e lascia aperto uno spiraglio sul rinnovo di Opzione donna con i vecchi criteri: «Sulla manovra purtroppo non ci sono più margini, le varie coperture della Ragioneria ci hanno bloccato - precisa - ma stiamo lavorando per cambiare nel decreto Milleproroghe. Servono 80 milioni nel 2023, poi aumentano a 250 nel 2024».
GIORGIA MELONI REDDITO CITTADINANZA
Ma a tenere banco è quella che Maurizio Landini definisce «un'operazione molto ideologica» sul Reddito di cittadinanza. «Mi pare chiaro che il disegno del governo sia quello di farlo saltare - dice il leader della Cgil - averlo ridotto a 7 mesi e tolto anche l'offerta congrua, per non parlare di un salario dignitoso, è solo un nodo di fare cassa sulle spalle dei più poveri. C'è una parte consistente di percettori che non lavora da anni, mentre sul mercato si cercano lavoratori qualificati».
In realtà, come detto, il principio della congruità dell'offerta di lavoro ad oggi resta intatto, perché a essere incongruo è l'emendamento presentato da Maurizio Lupi di Noi Moderati e approvato dalla commissione Bilancio della Camera. Interviene sull'articolo 7 della legge del 2019 sul reddito di cittadinanza, «ma non modifica l'articolo 4, che richiama ancora l'offerta di lavoro congrua», ha spiegato il giuslavorista Michele Tiraboschi. Insomma, l'azione legislativa non riesce a seguire la volontà politica, almeno non con questa manovra. Ma la questione sarà ripresa nell'ambito della riforma complessiva delle politiche attive del lavoro, che la ministra Calderone punta a presentare entro la fine di gennaio.