Maria Antonietta Calabrò per www.huffingtonpost.it
Pier Luigi Maria Dell’Osso che, da Procuratore generale di Brescia, ha coordinato le indagini sulla scomparsa e la morte della piccola Yara Gambirasio, è stato componente della Direzione Nazionale Antimafia. E per le sue competenze antiriciclaggio membro dello Stability board del nostro Paese. Rappresentante dell’accusa per la bancarotta del vecchio Ambrosiano di Roberto Calvi (e nelle indagini sulla sua morte), ha ottenuto 33 condanne per il crack della più grande banca privata italiana. Adesso insegna all’Università a Roma e a Siviglia.
Che impressione le ha fatto il nuovo scandalo vaticano collegato con l’acquisto del palazzo di Sloane Ave. a Londra?
Dopo quarant’anni mi sembra di rivedere lo stesso film: incompetenti, truffati, collusi.
Non c’è più di mezzo lo IOR, però. Anzi dallo IOR è partita la denuncia che ha messo in moto le indagini della magistratura vaticana…
Certo, questa è la differenza, perché a partire dal 2010 sono iniziate le procedure per i controlli degli operatori finanziari professionali all’interno dello Stato vaticano. IOR ed APSA sono sottoposti al controllo dell’AIF, l’Autorità di intelligence finanziaria, la FIU del Vaticano, e alla revisione periodica dei valutatori del Comitato Moneyval.
La seconda visita on site, dopo quella del 2012, è appena finita e darà vita ad un Rapporto di valutazione reciproca nella primavera del 2021…
Sì, ma il punto che è che per un comparto sottoposto alle regole internazionali, se ne scopre adesso un altro, fuori dalla giurisdizione dell’AIF: il fondo della Segreteria di Stato. E in questo comparto si possono verificare, come dicevo prima, le solite, vecchie dinamiche: una diffusa incompetenza, truffe e collusioni.
Però fu proprio grazie al Fondo Paolo VI della Segreteria di Stato che vennero pagati sull’unghia i creditori esteri del Banco Ambrosiano arrivando a un versamento di 250 milioni di dollari che chiuse il contenzioso con loro. Non è così?
Certamente, ma anche allora la Santa Sede non riconobbe alcuna responsabilità per le famose lettere di patronage che sono servite a Calvi per creare nell’ultimo anno di vita della banca una distruzione enorme di risorse attirando compratori esteri di azioni che altrimenti non avrebbe potuto avere. Calvi da parte sua scrisse una lettera di manleva o controlettera che sollevava lo IOR, ma creava le condizioni per una truffa nei confronti dei finanziatori esteri. Insomma, una storia opaca dove truffati e truffatori erano difficilmente distinguibili. Anche se la somma “dovuta” ai creditori esteri era molto, molto più ingente anche solo a considerare i debiti dell’Ambrosiano di Milano (per non parlare delle controllate estere), i liquidatori si decisero ad accettare quella cifra inferiore che tuttavia permetteva almeno un ristoro parziale del danno. Anche allora i Vaticano affermò però di essere stato truffato da Calvi. Come si vede sono storie un po’ tutte simili. Anche quarant’anni dopo.
giovanni angelo becciu papa francesco bergoglio
Lei parlava anche di incompetenza, pero?
Ah certamente, i prelati , quelli che decidono, molto spesso, incolpevolmente, non sanno bene di cosa stanno trattando, perchè non è quello il loro mestiere. Le faccio un esempio: lo stesso Marcinkus, delle Bahamas conosceva il Golf Club, e ci andava per quello, ma a Nassau faceva tutto Calvi. E’ chiaro che in questo quadro di base è facile passare al passo successivo, essere truffati o , per alcuni, ad essere collusi con soggetti esterni che se ne approfittano.
A proposito di Marcinkus, lei spiccò il famoso mandato di cattura contro di lui per la bancarotta dell’Ambrosiano, fu un’iniziativa clamorosa…
Certo, il mandato di cattura da me richiesto ed ottenuto, riguardava oltre Marcinkus anche i due amministratori delegati dello IOR. Il Vaticano per difendere Marcinkus fino in fondo - nonostante il fatto che lo IOR era stato ritenuto dalla Cassazione, contrariamente alla mia tesi, ente centrale della Chiesa e quindi immune dalla giurisdizione italiana in base al vecchio Trattato del Laterano- lo nominò addirittura presidente del Governatorato. Senza berretta cardinalizia, però. Ma se ne stette rinchiuso, sia pure dentro le Mura Leonine…
Perché Papa Giovanni Paolo II lo difese a spada tratta?
Anche per i finanziamenti a Solidarnosc, il sindacato polacco, opera per altro benemerita.
C’è un’altra similitudine tra le due storie, di ieri e di oggi. Lo scenario di Londra, dove è stato acquistato il palazzo dell’ultimo caso e dove Calvi trovò la morte…
Londra è la maggiore piazza finanziaria europea e dobbiamo dirlo dai non pochi profili offshore, ma Calvi secondo me, dopo aver fatto tappa in Svizzera, si recò a Londra, anche perché convinto che lì fosse sufficientemente vicino ai beni dello IOR, a beni del Vaticano.
Se lei fosse richiesto oggi di un consiglio, cosa suggerirebbe al Vaticano?
ROBERTO CALVI E MOGLIE CON PAOLO VI
Che l’intero sistema economico vaticano sia non riformato, ma rifondato dalla base, perché altrimenti, dietro un settore che è stato “regolarizzato”, né spunta un altro che riproduce poi i problemi del primo. E’ questo che è avvenuto con l’ultima vicenda. Capisco che ci possano essere motivi di riservatezza nel sostenere le opere religiose in paesi a rischio, ma questo fatto non può essere uno schermo per altri affari.
Anche lo scandalo più recente vede la commistione con vicende bancarie italiane (come la Popolare di Bari)…
Sì. E vedo anche la presenza di alcuni faccendieri che furono protagonisti della vicenda dell’Ambrosiano: non i figli o i nipoti, ma proprio loro, gli stessi, dopo quarant’anni.